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Tunisia: luci e ombre 

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Sono arrivata in questo Paese con la luce negli occhi. Vivo qui da ormai cinque anni, anche se lo frequento da molto di più, ma non abbastanza da averlo conosciuto prima della Rivoluzione. La mia è stata una storia d’amore, iniziata con entusiasmo e passione, che col tempo però si è incrinata. Per me Tunisi, la capitale e la sua banlieue, sono state fonte di gioia, fiducia e affetto sincero. Oggi, invece, convivono luci e ombre.

Partiamo dalle ombre. Con il passare del tempo sono emersi problemi, alcuni davvero surreali, che nel 2025 mi sembrano accentuati. Quest’anno, ad esempio, il mare è sporco. L’ho notato già d’inverno: nella mia oasi di pace della periferia nord, dove l’acqua un tempo ricordava quella di una spiaggia sarda, hanno cominciato a riversarsi rifiuti. Osservandolo ogni giorno, posso dire con certezza che il mare è sofferente. Pensando fosse un problema limitato alla mia zona, ho raccolto foto e testimonianze e mi sono rivolta all’APAL (Agence de protection et d’aménagement du littoral). Ho trovato funzionari gentili, disponibili e competenti: sono venuti a controllare e da allora la situazione è migliorata.

Un frigorifero gettato nel mare a Carthage

Purtroppo, leggendo e approfondendo, ho scoperto che si tratta di un malessere diffuso, che riguarda gran parte del Paese. Scarichi abusivi, maleducazione, industrie e alberghi che inquinano senza scrupoli. Il mare, però, ha ancora vita: i pesci ci sono, anche se alcuni sono minacciati non dal cambiamento climatico, ma dalla pesca stessa. Quest’anno, ad esempio, la cattura del polpo è stata vietata, ma non tutti lo rispettano. Il mio vicino continua a pescarlo e a venderlo in nero, ignorando la legge. Lo stesso vale per i ricci, sempre più rari. I gusci? Spesso finiscono sul fondale, pronti a ferire chi si avventura a piedi nudi in acqua.

Un episodio curioso: una mattina, uscita dalla doccia, mi sono trovata a pochi metri dal balcone una feluca di pescatori che gettava le reti quasi sotto casa. Sorpresa per loro e soprattutto per me. Informandomi, ho scoperto che il limite minimo per avvicinarsi alla riva è di 500 metri. Ho denunciato l’episodio e le autorità sono intervenute prontamente, cosa che ho molto apprezzato. Ma fermare questo fenomeno è complicato: senza controlli costanti, la legge rischia di restare lettera morta, a scapito dei pesci e dei bagnanti. Il problema è che fermare questo tipo di fenomeno è come svuotare il mare (appunto…) con un cucchiaino: la legge è fatta per tutelare i pesci piccoli che devono moltiplicarsi e stare tranquilli; con la pesca illegale si rischia un depauperamento progressivo, per non parlare del pericolo per i bagnanti che si trovano le reti e le barche troppo vicine.

Pescatori di frodo in Tunisia – photo credits Rosita Ferrato

Non mancano però segnali di speranza. Ogni mattina un giovane dal fisico atletico raccoglie le lattine abbandonate sulla spiaggia e le rivende. Anche io, dopo una nuotata, tolgo dall’acqua quello che trovo e glielo consegno. A Cartagine, un uomo in bicicletta fa la raccolta differenziata di bottiglie e contenitori: è organizzato e costante, e quando lo incontro lo ricompenso volentieri. Anche alcuni miei vicini, una coppia di stranieri, passeggiano ogni giorno con un sacchetto per pulire il lungomare. A tutti loro va il mio grazie.

C’è poi un altro tipo di inquinamento: quello acustico. Quest’anno, nella banlieue nord, sono arrivate le corse di moto e auto rumorose. Prima si tenevano al Lac o alla Marsa, ora hanno trovato spazio davanti alla grande Moschea di Ben Ali, lasciando segni sull’asfalto e rumori assordanti che si sentono a chilometri. Le autorità sono intervenute – spesso si tratta di mezzi non in regola – ma anche qui la sensazione è di lottare controcorrente. Mi auguro che sia solo una moda passeggera.

Eppure, nonostante tutto, amo ancora questo Paese e credo che possa migliorare. Ci sono tante persone che, con gesti piccoli e grandi, dimostrano di avere a cuore il bene comune. Delle ombre vi ho parlato, ma come si dice qui: Inshallah khir, speriamo in meglio.

© Riproduzione riservata


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