KALIMET ETH-THAWRA: le parole della rivoluzione
Questa settimana facciamo un viaggio insieme a Gemma Baccini nelle parole della Rivoluzione del 2011.
Gli eventi che hanno portato alla caduta del regime di Ben Ali sono noti ai più come THAWRA. In questo caso eth-thawra et-tunsiya, la Rivoluzione Tunisina. Come in italiano, notate che nome e aggettivo femminili terminano in -A, quindi concordano in genere, ma anche in determinazione, poiché hanno l’articolo et-.
Uno degli inni della Rivoluzione, è proprio la canzone che recita “mahla et-thawra et-tunsiya” ovvero “che bella la rivoluzione tunisina” che il giovane di Regueb, Khaled Felhi, intonava durante i sit-in alla Kasbah e che risuonò poi in tutte le piazze. Questa è il riadattamento di una canzone palestinese da lui appresa durante un soggiorno studio in Giordania ed è stata poi interpretata anche da artisti tunisini famosi come Nour Chiba.
Eth-thawra et-tunsiya è il primo dei fenomeni di protesta nel mondo arabo di quel periodo, detti Primavera Araba, ER-RABI‘ EL-‘ARABI. Mentre in italiano è al femminile, la primavera in lingua araba è maschile, e così il suo aggettivo.
La Rivoluzione è indissolubilmente legata alla riappropriazione della libertà di parola, negata sotto la dittatura sia negli spazi pubblici che privati. Non a caso, un altro suo inno è la canzone dell’artista Amel Mathlouthi, ormai famosa anche all’estero. La canzone si intitola appunto KELMTI HORRA “la mia parola è libera” dove KELMA significa “parola” e HORRA è il femminile dell’aggettivo HORR “libero”, che al plurale fa AHRAR o HRAYER, altri termini che, fino a oggi, sono spesso usati dai protestatari per definirsi come resistentI.
Nella canzone, Amel descrive la dignità del popolo, SHA‘AB, che resiste, forte della sua parola libera, contro l’oppressore. Questo è il ritornello, in cui spicca il pronome ENA “io” che riporta l’individuo/popolo al centro dell’azione:
ena ahrar maykhafush “io sono uno degli uomini liberi che non hanno paura”
ena asrar maymutush “io sono uno dei segreti che non muoiono”
ena sot illi mayradhkhush “io sono la voce di coloro che non si sottomettono”
ena horr u kelmti horra “io sono libero e libera è la mia parola”
In neretto vedete il ma- all’inizio del verbo e il -sh alla fine. Così si forma la negazione del verbo.
A concludere e riassumere il campo semantico legato alla Rivoluzione, ci aiuta il famosissimo video noto come Ben Ali hrab “Ben Ali è scappato”. Nella notte del 14 Gennaio 2011, l’avvocato Abdennaceur Al Aouini scese in Avenue Bourguiba, deserta a causa del coprifuoco, gridando con foga lodi a esh-sha‘ab e ai numerosi SHUHADA, i “martiri” uccisi dal regime in quei giorni di rivolta. A un certo punto dice così:
…tharrarna! esh-sha‘ab et-tunsi horr, esh-sha‘ab et-tunsi maymutsh! esh-sha‘ab et-tunsi el-‘adhim, tahya tunes el-horra! el-majd li esh-shuhada! el-horrya li et-twensa!…
“Siamo liberi! Il popolo tunisino è libero, il popolo tunisino non muore! il grande popolo tunisino, viva la Tunisia libera! Gloria ai martiri! libertà ai tunisini!”
Per l’ultima parte di questo articolo vorrei ringraziare il mio caro professore dell’IBLV, Mohammed Toumi, che ci fece un’inedita lezione in Fusha di circa due ore sulla storia della rivoluzione, trasmettendo tutto il suo entusiasmo e impegno.
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