Alina Gianfrancesco : a Tunisi quasi per caso, ho trovato l’amore e la mia seconda casa
Alina Gianfrancesco, 36 anni, di S. Gregorio Matese, è arrivata in Tunisia a giugno del 2011, con un master universitario. Lì ha conosciuto Mohamed, con cui poi si è sposata, e ora lavora con TheNextWomenTunisie, una rete professionale che valorizza l'imprenditoria femminile tunisina.
La Tunisia non era nei suoi progetti, ma è stato il maktoub, il destino, a farla entrare nella sua vita. « Sono arrivata in Tunisia un po’ per caso – racconta Alina Gianfrancesco, 36 anni, una laurea in Lingue e culture dei Paesi del Mediterraneo all’Orientale di Napoli e un Master in Internazionalizzazione delle imprese nel Mediterraneo all’Università degli studi di Perugia – : il master che stavo frequentando durava un anno, e prevedeva uno stage di tre mesi in un Paese arabo. Io volevo ritornare in Siria, Paese in cui ero già stata e in cui mi ero trovata bene. Ma era il 2011 : in seguito alle cosiddette primavere arabe, la Tunisia sembrava il Paese più sicuro, e quindi io ed i miei colleghi fummo mandati tutti qui ».
Alina inizia lo stage in una banca italiana nel centro della capitale tunisina. Lì vicino si trova un café, dove trascorre le pause pranzo per fare conoscenza, ed è in questo luogo che conosce Mohamed, il suo futuro marito : « Il proprietario gli disse che ero italiana e gli propose di farmi da guida del Paese. A lui faceva piacere farmi scoprire la Tunisia: i tunisini sono abbastanza sedentari, e molti posti li visitammo assieme per la prima volta. Ci frequentavamo in amicizia. Lo stage mi piaceva molto, era il mio primo impatto nel mondo del lavoro, così chiesi di poterlo prolungare per altri tre mesi ». Terminato lo stage, Alina decide di lasciare la Tunisia : « Volevo viaggiare e fare esperienze in altri Paesi ». Sceglie Londra, dove atterra a dicembre 2011 e inizia a lavorare in un ristorante libanese, dove la sua conoscenza della lingua araba – studiata per cinque anni – le è d’aiuto. Ma l’esperienza londinese si rivela più difficile del previsto : « Londra non mi piaceva molto, forse il clima, il fatto che lavorassi sempre e non fossi riuscita a fare delle amicizie. Mohamed continuava a chiamarmi, a dirmi di tornare in Tunisia. E alla fine ad aprile 2012 ci ritornai, con l’intenzione di trovarmi un altro lavoro ».
Inizialmente Alina inizia a lavorare in un call center, ma poi viene chiamata per lavorare alla Camera di Commercio Italo – tunisina, dove rimane per quattro anni : « Un lavoro che mi piaceva molto e che mi ha permesso di mettere in pratica i miei studi : mi occupavo di assistenza alle imprese, organizzazione eventi, progetti europei. Ho accompagnato più volte delle delegazioni tunisine in Italia per partecipare alle varie fiere, o delegazioni di italiani in Tunisia per partneraiati con le aziende locali. Ho lasciato il lavoro nel 2015 : mi sono dimessa per poter dedicare il primo anno di vita di moi figlio a lui ». Facciamo un passo indietro : nel frattempo, con il ritorno in Tunisia, Alina si accorge di provare qualcosa di più per Mohamed : « Con il mio ritorno in Tunisia la nostra conoscenza si fece più intensa : sentivo che c’era qualcosa che mi piaceva in lui, e che volevo conoscerlo meglio. Quell’estate viaggiammo spesso assieme per la Tunisia, visitammo molti luoghi che nemmeno lui conosceva : Tabarka, Kairouan, Kerkennah, Sousse. Da lì capimmo che eravamo fatti l’uno per l’altro e io capii che lui non era interessato a me solo perchè ero italiana, non gli interessava emigrare : amava il suo Paese e aveva un buon lavoro. C’era davvero dell’affetto e del sincero amore da parte sua ».
A novembre 2012 Alina e Mohamed si sposano in Comune in Tunisia, e vanno a vivere insieme. Nessuna festa tipica tunisina : i festeggiamenti veri e propri li rimandano al 2013, quando il matrimonio viene celebrato in Italia, in Chiesa : « La sua famiglia venne in Italia per assistere. Alla fine della Messa, le donne fecero gli zagarith (le grida di goia delle donne arabe, ndr). Il prete lanciò un messaggio di speranza, dicendo che eravamo l’esempio di come un matrimonio tra persone di religioni diverse, quando c’è amore si può fare senza problemi, che i musulmani lo chiamano Allah e noi Dio. La sera festeggiammo al ristorante, furono dei bei festeggiamenti, con musiche italiane e arabe. In viaggio di nozze andammo in Sardegna ».
Nel 2015 nasce Adam Leandro e un anno dopo, Alina ha un’altra opportunità lavorativa : « Adam incominciò il nido e trovai lavoro a TheNextWomenTunisie, una rete professionale che valorizza l’imprenditoria femminile. Per tre anni sono stata con loro: ho partecipato ad eventi importanti, con istituzioni internazionali, ma poi mi è stato proposto un lavoro in un’azienda leader in Tunisia nella fabbricazione dei prodotti chimici ». Lì Alina diventa direttrice dell’azienda, per sette mesi : « L’ambiente per me era completamente nuovo, un’industria chimica, circondata perlopiù da uomini. Non mi sentivo nel posto giusto. Più che altro mi spaventava anche l’idea di trovarmi in un luogo dove da un momento all’altro potevano esserci incidenti o fughe di gas . Era comunque un lavoro di grande responsabilità : i dipendenti mi vedevano come la straniera venuta a salvare l’azienda. L’équipe era molto affezionata a me, e io stessa ho cercato di instaurare un clima famigliare, volevo che i dipendenti si sentissero come in una grande famiglia, creare delle relazioni ». Quando Alina si dimette, arriva la pandemia e lei ritorna a lavorare con TheNextWomenTunisie, di cui è tuttora chef projets événementiels : si occupa delle formazioni, degli eventi e della valorizzazione dei vari progetti di queste imprenditrici. « Ho ripreso la collaborazione lavorando a distanza, visto il periodo, organizzando progetti, webinar, altre attività on line ».
Tornando invece all’essere in una « coppia mista », Alina aggiunge : « Sono una persona che si adatta facilmente, senza abbandonare i miei valori. Mohamed ed io siamo credenti, ma non praticanti. Ci siamo sposati in Chiesa, lui fa il Ramadhan, Adam Leandro è battezzato e circonciso, Rayan Giorgio (nato nel 2018) non abbiamo ancora avuto la possibilità di battezzarlo a causa della pandemia. Ci siamo venuti incontro senza creare problemi o dispute. Possiamo dire che siamo un esempio di come una relazione vada al di là della lingua, della religione, di ogni tipo di confine o limite che a volte pensiamo ci possa essere tra persone di cultura diversa. In casa parliamo tre lingue : italiano, tunisino e francese. Facciamo l’albero di Natale, le decorazioni per Ramadhan, Carnevale, Halloween. I bambini per ora sono più sensibili alle tradizioni cristiane perché le vedono più colorate, vivaci, ad esempio l’albero di Natale affascina tutti. E poi per loro l’Italia è il posto delle vacanze, dove giocano, si sentono liberi, visti i grandi spazi che hanno a disposizione ».
« Non ho avuto problemi ad integrarmi in Tunisia, e nel trovare ciò di cui avevo bisogno. Con il mio essere indipendente, mi sono creata la mia cerchia di amicizie, ho sempre fatto nuove scoperte e trovato angoli in cui sentirmi un po’ a casa. La Tunisia ha pregi e difetti, come ogni Paese. L’unica cosa, è il costo alto della vita, rispetto agli stipendi locali. Mi sono adattata, ma cerco di fare esperienze piacevoli e di qualità. Ad esempio, per quanto riguarda la scuola dei bambini, Adam Leandro ha iniziato a frequentare la scuola internazionale di Carthage : la scuola pubblica non è più come un tempo, e in questo modo avrà più opportunità linguistiche, culturali e sociali, sia rispetto alla scuola pubblica che alla scuola italiana di Tunisi. Cerco la qualità in ogni cosa che faccio, quindi ovviamente i costi sono maggiori ». E conclude : « Ho avuto la fortuna di trovare le giuste occasioni, amicizie. A chi sta in Tunisia, suggerisco di considerare il contesto e di cercare di integrarsi, uscire più con i tunisini che con gli italiani. Ci sono tanti aspetti diversi, ma in fondo siamo molto simili ».
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