Arte, memoria e lotta: il festival 20/27 celebra la memoria di Lina Ben Mhenni
Tutti sogniamo un mondo senza tortura, senza censura, senza violenza, dove tutti abbiano le stesse opportunità. La condizione è la libertà di espressione, la libertà di accesso a un’informazione non filtrata, non mascherata dai poteri forti
Queste parole di Lina Ben Mhenni, contenute nel blog e poi libro “A Tunisian Girl”, risuonano ancora oggi con forza come manifesto di impegno e costante lotta per le libertà e i diritti di tutti. Nata a Tunisi il 22 maggio 1983, simbolo della rivoluzione tunisina del 2011 e icona mondiale di attivista per i diritti umani e di libertà di stampa, è stata spesso definita “il gelsomino della rivoluzione” (dall’espressione “la rivoluzione dei gelsomini” con cui si descrive spesso la rivoluzione tunisina. Sebbene la rivoluzione tunisina sia generalmente conosciuta con questa espressione, è un’espressione perlopiù utilizzata dai media stranieri e rigettata dal popolo tunisino che preferisce parlare di “rivoluzione della dignità”, ndr) o “coscienza della rivoluzione”.
Grazie al suo blog A Tunisian Girl, Lina Ben Mhenni èdiventata nota in tutto il mondo, raccontando le prime ore della rivoluzione e tutta la sua evoluzione. Tuttavia, il suo impegno politico nello spazio virtuale era iniziato ben prima, ponendo le basi per la creazione di uno spazio di cyberdissidenti che sfidavano la censura imposta dal regime di Ben Ali e portavo la loro lotta dallo spazio virtuale alle piazze, chiedendone con forza la caduta.
Lina Ben Mhenni ha lottato incessantemente per la libertà, per i diritti economici e sociali, per la giustizia e la dignità per tutti i cittadini e le cittadine tunisine. Non sorprende, pertanto, che lo slogan scelto per la seconda edizione del festival a lei dedicato 20/27 sia “Giustizia umana! Dignità per tutti” con un focus sull’imperialismo e il neoliberalismo mondiale. Il festival, che si è svolto al Cinema le Rio a Tunisi dal 24 al 26 gennaio, è “un omaggio a Lina Ben Mhenni e alle sue lotte, e uno spazio in cui l’arte, il pensiero critico e l’impegno attivista si uniscono per dare vita a storie di resistenza.” Un ricco programma di tre giorni in cui si sono intrecciati vari linguaggi artistici che attraversano la musica, il teatro e la danza per raccontare storie di lotta e di speranza in presenza di artisti/e, filosofi/e, attivisti/e pensatori e pensatrici con l’obiettivo di creare spazi di riflessione e dibattito critico sul tema della dignità, della giustizia e dei diritti umani.
Arte, resistenza, giustizia
Dai dibattiti politici sulla sovranità alimentare alla cultura come resistenza in un contesto di genocidio e colonialismo, ai workshop di scrittura e teatro, passando per performance artistiche, presentazioni di libri collettivi, proiezioni di documentari sulla difficoltà di essere una donna giornalista alle storie delle donne tunisine che lavorano nell’agricoltura, il festival è stato un prezioso spazio di dialogo e riflessione che, in un epoca segnata dall’individualismo, ha rimesso al centro l’importanza di pensare ed agire in maniera collettiva per affrontare le sfide del presente e del futuro.
Liberto e aperto a tutti, il festival è stato organizzato dall’Associazione Lina Ben Mhenni creata nel 2020 per onorare la memoria e la grande eredità intellettuale e di lotta della più celebre blogger e militante tunisina. Durante i primi anni, l’associazione era guidata da Sadok Ben Mhenni, fervente attivista, difensore dei diritti umani e fondatore della sezione tunisina di Amnesty International nonché padre di Lina e compagno di viaggio nelle sue lotte per la giustizia e i diritti umani. L’associazione, portando avanti le idee che hanno ispirato Lina e Sadok Ben Mhenni, promuove progetti militanti a sostegno dei diritti umani a beneficio dei giovani, delle donne e di tutte le categoria marginalizzate, come la campagna di raccolta di libri destinati alle carceri o alle aree remote lontane dai centri culturali e che mira a rendere la cultura accessibile a tutti; le campagne a sostegno delle persone affette da malattie croniche e rare; la scuola femminista Lina Ben Mhenni, nata in seno all’organizzazione.
A distanza da cinque anni dalla sua morte, Lina è presente nelle piazze, nei progetti sociali, nei discorsi accesi che immaginano una Tunisia più giusta. Le idee, quelle autentiche, non muoiono mai: trovano nuove voci, nuovi strumenti, nuovi modi per continuare a lottare per un mondo più giusto. Il festival 20/27 non è solo un tributo alla sua memoria, ma un invito a portare avanti la sua lotta e contribuire collettivamente ad un mondo più equo e umano.
© Riproduzione riservata
Sei un nostro lettore abituale? Sostieni il nostro lavoro, basta un click!
INSERT_STEADY_CHECKOUT_HERE