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Elezioni legislative in Tunisia: un flop anche il secondo turno

Domenica 29 gennaio i tunisini sono stati chiamati alle urne per votare per il secondo turno delle legislative. Ma solo l’11,3% si è recato alle urbe. Prevale un senso di rassegnazione e sfiducia completa, in una situazione dove la crisi economica attanaglia la popolazione.

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Ieri, domenica 29 gennaio, in Tunisia si sono svolte le elezioni legislative: si trattava del secondo turno – il primo turno ha avuto luogo il 17 dicembre, lo avevamo raccontato qui – ma, come lo scorso mese, il tasso di astensione è stato a dir poco elevato. Solo l’11,3% dei Tunisini – dati Isie, l’Istanza Superiore Indipendente per le Elezioni – si è recata alle urne. 4,84% il tasso di partecipazione degli elettori tra i 18 e i 25 anni.

Percentuale dei votanti al secondo turno legislative – foto dal profilo facebook Isie Tunisie

Hatem Nafti, autore del libro “Dalla Rivoluzione alla Restaurazione: dove va la Tunisia?”, in un’analisi pubblicata su Nawaat, fa notare che se lo slogan della campagna presidenziale del 2019 era “il popolo vuole”, e tutto il processo – il congelamento prima e lo scioglimento poi del Parlamento – iniziato il 25 luglio 2021 si basava sull’idea di una forte adesione popolare, questa controperformance mette il regime di fronte a un dilemma: come avvalersi di un popolo che ha disertato un referendum che doveva essere la porta d’entrata per il nuovo regime? Anche i dati  delle ultime elezioni parlano chiaro: persino i giovani, che erano stati il suo cavallo di battaglia, sono ormai disaffezionati.

Il ritratto di Mohamed Bouazizi a Sidi Bouzid – photo credits Giada Frana

Rassegnazione e sfiducia completa nella classe politica sono i sentimenti che prevalgono tra i cittadini tunisini, preoccupati più che altro da una crisi economica che sembra non dare tregua, tra continue mancanze dei generi alimentari di prima necessità e aumento dei prezzi (si stima che l’inflazione per il 2023 raggiungerà l’11%). Persino a Sidi Bouzid, la culla della Rivoluzione, dove è partita la scintilla che ha portato alla cacciata dell’ex dittatore Ben Ali, non c’è più l’entusiasmo di un tempo, nonostante la società civile provi a resistere e a portare avanti le varie istanze. “Assieme a un’altra associazione abbiamo fatto una campagna per sensibilizzare i giovani, le donne e i disabili ad andare a votare – spiega Khmais Ghammoudi, presidente dell’associazione Yes We Can, che ha sede a Souk Jdid, delegazione di Sidi Bouzid a circa 16 km dalla città –, ma c’è stato un grande rifiuto da parte loro: non hanno più fiducia nei politici e in generale nel sistema politico tunisino. E ciò lo si è visto dal tasso di partecipazione alle legislative di dicembre”.

Ieri diversi tunisini hanno lanciato l’hashtag « #يisie_مالكذب », “Isie smettila di mentire”, mettendo in discussione le cifre della partecipazione al voto comunicate da quest’ultimo. Non sono mancate anche le vignette satiriche al riguardo, come quella del vignettista e caricaturista DebaTunisie.

La caricatura sulle elezioni di DebaTunisie

Per le elezioni legislative abbiamo fatto una campagna di sensibilizzazione soprattutto nei confronti delle donne: partecipare alle elezioni è un diritto, ma anche un dovere – riferisce Mounir Khlifi, dell’associazione Ladies First, di Regueb, a circa 37 km a sud -est di Sidi Bouzid -. Ci sono donne che ci hanno detto che rifiutano qualsiasi candidato. Purtroppo nelle regioni interne non c’è una cultura dove la donna si reca alle urne per scegliere chi può rappresentarla, per questo il lavoro di sensibilizzazione è importante. Queste elezioni hanno coinciso con una crisi economica stringente, dove i prodotti di base per i tunisini come il latte e lo zucchero, non si trovano facilmente. La priorità per queste persone rimane economica. Inoltre con questa nuova legge elettorale, si sono fatti dei passi indietro riguardo alla presenza delle donne come candidate: solo il 12%: ciò è catastrofico sia per loro, che per noi come associazioni, che da anni stiamo facendo un grosso lavoro affinché le donne possano arrivare a dei posti decisionali e difendere i loro propri diritti”.

manifesti elettorali a Medenine – photo credits Giada Frana

Anche io per la prima volta non andrò a votare. Siamo di fronte a una crisi d’identità, di appartenenza alla nazione – aggiunge Marwa: l’idea di lasciare la Tunisia è propagata ovunque. L’implicazione dei giovani nella vita politica e sociale si è ridotta molto, non c’è più la stessa voglia di prima, la speranza di cambiare le cose”. 

Anche se Saied non è il massimo, che alternative abbiamo? – replica Houcine, a Medenine per lavoro –. Lo abbiamo votato noi nel 2019: lasciamogli fare il suo lavoro. Non c’è altro da fare, altrimenti il rischio è che la Tunisia si ritrovi nell’anarchia, senza un leader che possa guidare il Paese”. 

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