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Giulia Ubaldi : « Con il mio Laboratorio di antropologia del cibo vi porto alla scoperta della Tunisia »

Giulia Ubaldi, antropologa del cibo e giornalista, a settembre 2021 ha aperto a Milano il Lac, Laboratorio di antropologia del cibo. Tra le lezioni, anche quelle dedicate alla cucina tunisina. Un viaggio che comincia dal cibo per esplorare la cultura dei vari Paesi. In Tunisia è stata nel 2019 : è stato amore a prima vista .

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« Per sette anni ho avuto paura di mettere piede su un aereo : ma tra i viaggi che volevo assolutamente fare rientrava la Tunisia, forse perché i miei genitori c’erano stati in viaggio di nozze. Sono riuscita a superare questa mia paura e ad aprile 2019, con mio padre, sono andata in Tunisia. Entrambi abbiamo la stessa attitudine al viaggio, la stessa voglia di esplorazione : non avevamo programmato nulla, siamo andati all’avventura. Avevo molte aspettative su questo Paese e temevo di rimanere delusa : invece me ne sono subito innamorata, è stata una sensazione di pancia ». Giulia Ubaldi, 31 anni, antropologa del cibo e giornalista, racconta del suo amore per la Tunisia, dei luoghi, delle persone incontrate e soprattutto dell’ottimo cibo assaggiato.

« Il primo giorno, camminando tra le vie di Tunisi, ci hanno invitati a partecipare a un matrimonio locale. E’ stato stupendo, abbiamo ballato e mangiato tutto il giorno. E durante il nostro soggiorno, durato una decina di giorni, è stato un continuo incontro di persone, con cui siamo ancora in contatto, che ci hanno invitati nelle loro case. Dopo due giorni a Tunisi abbiamo noleggiato una macchina, girando la costa e dirigendoci verso sud, a Kairouan e al confine con l’Algeria, a Tamerza e Tozeur. Ho amato tutto di questo Paese, anche le discordanze tra le parti più turistiche e quelle meno. A Tozeur abbiamo alloggiato in una casa di una famiglia prenotata tramite internet : non avevano mai sentito la canzone di Battiato ‘I treni di Tozeur’, gliel’abbiamo fatta ascoltare. E’ nata una bella amicizia che continua tuttora ».

Preparazione della ftira in Tunisia - photo credits Giulia Ubaldi

« Un viaggio dell’anima », lo definisce Giulia, che l’ha poi ispirata sul versante della scrittura, lei che si occupa di cibo come punto di partenza per conoscere le altre culture e raccontare le storie delle persone e mostrare che, in fondo, siamo tutti più vicini di quel che crediamo: « E’ stato il viaggio più bello della mia vita, un luogo che risuonava dentro di me. Anche il cibo era squisito : il brik è una delle cose più buone che esista al mondo, forse perché per me il mix tra olive, harissa e uova è tra le cose che mi piacciono da morire. A Tozeur ho scoperto i datteri, non sapevo che ce ne fossero più di cento varietà, nei palmeti ci hanno spiegato cosa cambia da una palma all’altra e le varie varietà presenti. Il cous cous è stata la mia prima folgorazione. Uno dei momenti più belli del viaggio è stato mangiare il lablabi per strada, alle undici del mattino, a Kairouan, città che mi ha folgorata. Quando sono rientrata in Italia ho scritto una marea di articoli sulla cucina tunisina. »

« Ho una cara amica tunisina, Monia, lei è stata uno dei motivi per cui volevo conoscere questo Paese. Avevo scritto anche un articolo sul suo cous cous e sul tajine e la differenza con il piatto marocchino, che ha lo stesso nome ma è differente ».

Monia, l'amica tunisina di Giulia Ubaldi

Giulia ha aperto recentemente a Milano, nel quartiere del Giambellino, il Lac, Laboratorio di antropologia del cibo, dove ovviamente trova spazio anche la cucina tunisina, con Rabii Brahim, attore e ideatore, assieme ad Anna Serlenga, del progetto Milano Mediterranea (di cui vi parleremo più avanti). A Milano non c’è cucina tunisina, così ho deciso di provare a imparare io – racconta Rabii sul sito del Lac -. Ho iniziato passando ore al telefono con mia mamma, che mi spiegava passo per passo come preparare alcuni piatti, dal momento della spesa e della scelta degli ingredienti, che spesso è stata lunga e difficile, al risultato finale. Piano piano mi sono usciti sempre meglio, quasi come li fa lei e così la cucina è diventata la mia seconda passione dopo il teatro. E ho capito che quando ti manca il tuo paese, bastano gli odori della sua cucina per farti sentire a casa”. « Questo corso è un vero e proprio viaggio in Tunisia, da nord a sud. Si inizia con uno street food variabile come antipasto, dal classico brik preparato in vari formati, alla tajine tunisina. Si prosegue con il cous cous come portata principale, che ogni volta verrà preparato in modo diverso: da quello con il pesce a quello con la carne e così via, in modo da rendere tutte le versioni differenti che cambiano da regione a regione. E in accompagnamento tè alla menta. Rabii, grazie alla sua esperienza, porta i partecipanti alla scoperta del mondo musicale della gioventù tunisina, tra rapper e cantanti ».

Rabii Brahim, attore, al Lac, il Laboratorio di antropologia del cibo creato da Giulia Ubaldi

« Non si tratta infatti di mere lezioni di cucina, ma si parte dal cibo, si cucina, si assaggiano piatti diversi, per viaggiare e raccontare la storia della persona e del Paese di origine. L’antropologia applicata al cibo cerca di partire dal cibo per parlare poi di altro. Si concentra sul cibo in relazione all’uomo, sulle storie delle singole persone, sul significato che la cucina ha per loro. In generale quello che un’antropologa del cibo come me cerca di fare è recuperare la singolarità dei casi concreti e delle storie individuali, attraverso i racconti autobiografici delle persone e dei loro vissuti quotidiani. Inoltre durante il lockdown mi è venuta l’idea di importare prodotti gastronomici tunisini e Abdelfattah  Mlik, il ragazzo di Tozeur che gestisce l’agenzia di viaggi Voyageurs du désert vorrebbe aprire qui un bistrot tipico, dato che non si trovano ristoranti di cucina tunisina da queste parti. Idee che vorremmo sviluppare in futuro: voglio far conoscere di più questo aspetto della Tunisia, al di là del corso tenuto al Lac ».

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