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Italiani dell’altra riva: il primo docufilm sugli Italiani di Tunisia

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Era il 1989, quando uscì “Italiani dell’altra Riva”, il primo docufilm che portava sullo schermo le storie degli Italiani di Tunisia. Solo negli ultimi anni si è iniziato a parlare più apertamente di questa Storia, per molti – italiani, anche i siciliani stessi, e tunisini  – spesso sconosciuta, perché non compare nei libri di scuola. L’importanza di questo docufilm è data proprio da questo aspetto, ma non solo: “E’ stato realizzato da tre autori tunisini – commenta Marcello Bivona, nato a Tunisi, regista, che negli ultimi anni ha raccontato attraverso diversi lavori la storia di questa comunità, a cui lui stesso appartiene -, Mohamed Challouf, Hichem Ben Ammar e Mahmoud Ben Mahmoud, che a Tunisi hanno intervistato diversi italiani di Tunisia dell’epoca, che ora non ci sono più. Inoltre non si faceva ancora la differenza tra la comunità siciliana e gli altri, ma si parlava in generale di italiani, e anche questo è un aspetto importante”. Bivona spiega come sia stato proprio questo film a far partire “il mio travaglio interiore, per cominciare a capire questa storia. Per la prima volta ritrovavo sullo schermo la maniera di parlare di casa mia, che fino ad allora era stata qualcosa di racchiusa nella sfera famigliare. Da lì ho girato poi il mio film ‘Ritorno a Tunisi’.”

Il film è stato proiettato a Mazara del Vallo, durante la prima giornata dell’evento “Matabbia – Siciliani in Tunisia, Tunisini in Sicilia – esperienze di convivenza”. Di primo impatto, si vedono diverse tombe, che riportano nomi di cittadini italiani: è il cimitero cristiano a Tunisi. Da lì, il film presenta diverse interviste – testimonianze: c’è Folco Evangelisti, che racconta del nonno arrivato a Sousse per prendere l’eredità di una zia, eredità che sperperò subito e alla fine rimase in Tunisia, diventando antiquario. La figlia, Patrizia Evangelisti, racconta la sua storia in diverse lingue: prima in tunisino, poi in italiano e infine in francese, mostrando uno degli aspetti che caratterizzava questa comunità, l’essere un melting pot di culture che prendeva forma anche nel linguaggio. “Che effetto fa essere l’ultima?” chiede il regista. E lei risponde: “Mi fa molta pena…. Perché so che dopo mio padre, dopo mia zia, ci sarò solo io”. Una frase che fa riflettere sull’importanza del fare memoria e sul tramandare alle generazioni future queste testimonianze di vita, per far in modo che non siano perdute.

Patrizia Evangelisti

Importante testimonianza quella di Maurizio Valenzi, che racconta il fenomeno del fascismo in Tunisia. Clelia Uzan, proveniente da una famiglia ebrea italiana, aggiunge: “Alla scuola italiana fecero il lavaggio del cervello: nel 1938 ho visto piangere mio padre per le leggi razziali, anche se il Preside cercò di rassicurarci dicendo che non erano leggi sicure”. Nel docufilm compare anche Claudia Cardinale, “la più bella italiana della Tunisia”, che si racconta: “Vivevamo in armonia, anche se noi italiani nell’ultimo periodo non eravamo visti con molta simpatia a causa del fascismo. (…) Mi considero tutto un insieme: tunisina, italiana, con educazione francese”. Ci si sposta da Parigi poi a Roma, dai suoi genitori, con la madre Jolanda Cardinale che racconta del tentativo di piantare delle tunisine, che non resistevano a causa del diverso clima, e dei vari piatti tunisini che ancora cucina.

C’è chi parlando si commuove, come la signora Medina: “É stato un periodo bellissimo della nostra vita. La Tunisia per noi è stata una seconda patria”. E dopo queste parole scoppia a piangere. Scorrono poi le immagini de La Goulette, dove vi era il quartiere de La piccola Sicilia, con la storia della processione della Madonna di Trapani, un evento che riuniva tutti gli abitanti del quartiere, indipendentemente dal loro credo.  Tra le ultime testimonianze, quella del signor Novara: “Quando dico che devo lasciare la Tunisia mi viene voglia di piangere. In fondo che cosa conosco io dell’Italia? La conosco come turista e basta. I Tunisini sono di un’accoglienza che non posso descrivere: gli amici che ho qui non potrò mai trovarli in Italia. È impossibile. E’ questo che mi fa piangere”.

Un docufilm da vedere, sia per gli studiosi di questo fenomeno, ma che sarebbe bello si potesse portare anche nelle scuole, per fare in modo che questa Storia non sia dimenticata, e possa essere spunto di riflessione sull’attualità.

© Riproduzione riservata

Claudia Cardinalehttps://www.youtube.com/watch?v=y8vCKCgcKEQ


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