Maruan Oussaifi, vicepresidente nazionale Anolf Cisl : la mia voce per le seconde generazioni
Maruan Oussaifi, 35 anni, mamma italiana e papà tunisino, da quando è adolescente si batte per dare voce alle seconde generazioni. « La mia doppia identità mi ha fatto diventare ciò che sono. Sono un ponte tra due culture ».
« Sono nato e cresciuto in Italia : mia mamma è italiana, mio papà tunisino. Si sono conosciuti in Italia, mentre lui, tecnico di elicotteri, stava svolgendo uno stage. Per sei anni hanno vissuto in Tunisia, poi sono rientrati nel Belpaese. Con nome e cognome straniero, il mio percorso è stato sempre un po’ in salita. Per questo motivo ho voluto portare la voce delle seconde generazioni a livello nazionale « . Maruan Oussaifi, 35 anni, di Roma, è vicepresidente nazionale Anolf, l’associazione di volontariato che riunisce immigrati di prima e seconda generazione promossa e sostenuta dalla Cisl. A questo « mondo » Maruan si è avvicinato a 16 anni, grazie al padre che da anni svolgeva volontariato in questo ambito.
« Quello del volontariato non è un mondo semplice – racconta -, molti, soprattutto in questo periodo, hanno aspettative di altro tipo, spesso sperano di riuscire a trovare un lavoro. Noi forniamo assistenza agli immigrati, soprattutto legata al mondo del lavoro, e oltre a rappresenatarli, l’obiettivo è renderli protagonisti, cittadini attivi. In Italia il fenomeno migratorio è ormai stabile e strutturale. Come Anolf giovani cerchiamo di dar voce alle seconde generazioni e puntiamo alla riforma della cittadinanza. In Tunisia dal post Rivoluzione abbiamo aperto una sede a Tunisi, dove forniamo assistenza agli italiani che vi si trasferiscono, soprattutto pensionati, e facciamo anche una formazione pre partenza ai tunisini che vogliono venire in Italia per studio o ricongiungimento famigliare, attraverso il progetto Forma »
Maruan racconta delle difficoltà a scuola, sebbene nato e cresciuto in Italia : « Più di vent’anni fa non c’erano molti bambini di origine straniera. Seppure fossi madrelingua è come se, vedendo nome e cognome straniero, scattasse qualcosa ». Dopo le scuole medie, per due anni ha frequentato il Liceo scientifico : « Non è stato un percorso di successo, non per demeriti, ma gli insegnanti non mi hanno aiutato molto ad affrontare il percorso scolastico. A fine anno ai colloqui con i miei genitori, dissero che non parlavo bene l’italiano. Fui anche bocciato un anno, e decisi di cambiare scuola : non dico che il motivo sia quello, ma sentivo la diffidenza degli insegnanti. Quando sei adolescente, è difficile recuperare la fiducia, resettare tutto ». Maruan si iscrive poi all’Università di Scienze politiche e inizia a lavorare con la Cisl : « A un certo punto ho dovuto scegliere tra il lavoro e l’università, e ho lasciato quest’ultima. Ho avuto un altro tipo di formazione, anche se ora non mi dispiacerebbe riprendere in mano gli studi universitari »
In Tunisia Maruan ci va ogni estate, per alcuni anni frequenta le colonie estive istituite appositamente per i figli degli immigrati tunisini : « Avevo sette anni, le ho frequentate per tre anni di seguito. E’ stata una bella esperienza : la mattina si cantava l’inno nazionale tunisino e poi si facevano diverse attività ludiche tutti assieme. Era un’opportunità di integrarsi in un contesto diverso da quello italiano. Anche in Tunisia ci sono delle difficoltà, perché anche lì siamo visti come stranieri. I pregiudizi ci sono, ma molti di meno rispetto all’Italia. Il tunisino lo parlo, ma non benissimo, mi dicono ‘tehki 3arbi mkasser ‘, ‘ parli l’arabo rotto ‘ . Da piccolo ero spesso arrabbiato con mio padre per questo obbligo, ma ora lo ringrazio perché è grazie a queste esperienze che mi sono attaccato alla Tunisia. Le migliori amicizie sono nate lì . C’è una solidarietà diversa, e un concetto di fratellanza e amicizia molto forte. Poi per vedersi non ci si deve organizzare, basta andare al café e si incontra tutti».
Il legame con la Tunisia è molto presente : « Nonostante sia nato e cresciuto qui e la mia mentalità sia italiana, ho un senso di orgoglio e di appartenenza alla Tunisia molto forte. La mia doppia identità culturale mi ha fatto diventare la persona che sono. E’ diverso essere figlio di due genitori di origine straniera dall’essere figlio di una coppia mista : hai due culture diverse, mia mamma è cristiana mentre mio padre musulmano, due culture da capire e tra cui trovare un equilibrio. Diventi un ponte tra le stesse. Sembra scontato e banale, ma non lo è : c’è chi rinnega le proprie origini ». Maruan da quattro anni è sposato con Francesca, ed è papà di Elias, di due anni.
« Bisogna trovare un punto comune tra le due diverse culture e capirsi rispettandosi – continua – : ho avuto l’esempio dei miei genitori per poter capire e prevedere alcune cose. Con il matrimonio e i figli bisogna trovare dei compromessi per il benessere di questi ultimi. Avendo un legame forte con la Tunisia, essendo una parte importante di me, è qualcosa che voglio trasmettere anche ai miei figli. Non bisogna dimenticare le proprie origini : sono fonte di ricchezza e crescita personale. Mio figlio ha pur sempre nome e cognome straniero, non voglio che abbia le stesse difficoltà che ho avuto io : vorrei facilitargli il percorso, ma nessuno può prevedere il futuro. Siamo un Paese in cui si discute ancora se l’italiano sia bianco o nero e dove c’è ancora molto da fare rispetto alla legge sulla cittadinanza. Ma piano piano le cose cambieranno, ci vuole pazienza».
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