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Tunisia: “A Cartagine sempre più degrado. E le autorità non fanno nulla”.

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Vivo in Tunisia da quattro anni, la conosco da ancora di più, l’ho amata dal primo momento. Da qualche tempo abito a Cartagine, vicino alla Presidenza, in una delle zone più eleganti del Paese. Qui risiedono le persone importanti, “les gens bien“, come dicono alcuni con un pizzico di ironia. Carthage Dermech, la bellezza, l’agio, la raffinatezza. Eppure… Il padrone di casa, i primi tempi, mi disse di godermi la villa senza guardare di sotto. “En bas c’èst le palèolitique“, il mondo primitivo. Sopra, una bella terrazza che scende direttamente al mare, lo sforzo di creare benessere, armonia, (e, diciamocelo, una spesa mensile non indifferente per avere confort e un po’ di lusso). Sotto: l’età della pietra, il degrado. Gente che viene a farsi il bagno e urla invece di comunicare, immondizia lasciata dai villeggianti, con topi e scarafaggi al seguito, cumuli di lattine di birra buttate in mare, oltre a bottiglie in vetro spesso frantumate, per la gioia di chi come me potrebbe metterci un piede sopra quando scende a fare un tuffo; ogni sorta di rifiuto mollato lì, sotto gli occhi di tutti, e la gente si accampa, tra la monnezza, come se niente fosse.

D’estate soprattutto, il lungomare inizia a popolarsi all’imbrunire, e nell’ora magica, in cui ci si godrebbe il balcone, la nissma, la brezza fresca, un vociare si accompagna a musica sparata da cellulare, a volte persino amplificata da mini casse. Verrebbe da andare a protestare. “Sono delinquenti – mi ha chiarito un’amica giornalista -, lascia perdere“. Sono gruppi di uomini, che arrivano quasi ogni sera organizzati, con borse frigo o secchi pieni di lattine di birra e sedie, pronti per una lunga permanenza. Non è raro che qualcuno di loro, per “festeggiare” il suo arrivo o per spregio, si cali la braghetta e faccia pipì en plein air, senza neanche il pudore di nascondersi dietro un muro. Sono gruppuscoli di quattro o cinque, neanche ragazzi, spesso uomini fatti e finiti, che ovviamente in tempi brevissimi sono ubriachi marci e rimangono lì dall’imbrunire a notte. Cantano, urlano, fanno ogni sorta di rumore e nei casi peggiori si arrampicano sui balconi delle case – ho avuto in due anni quattro volte i ladri e spesso “visite” di questo tipo sulle scale che portano al mare.

Ci sono poi visitatori meno banditeschi, ma comunque in torto: perché piazzarsi davanti o sotto ad abitazioni, lasciando immondizia e cattivi ricordi quando ci sono altri posti dove non si dà noia a nessuno? L’anno scorso, un signore – diciamo così – con famiglia, si è fatto una frittura di gamberi ferragostana. Lui, beato, cucinava all’ombra del mio bel terrazzo, lasciando puzza e rumori che mi salivano dentro casa, oltre ad una scia di detriti (gusci e pezzi marci) sulle scale. L’altra sera, un altro gruppo, genitori, bambinetti, si sono portati pure l’azouza, la nonna, accampati davanti a casa del vicino con tavoli, sedie, piatti, il cibo per la cena, esprimevano rumorosamente la loro felicità di essere in un così bel posto direttamente sul mare con urla e schiamazzi; dopo ore, sono riuscita, esasperata, a farli andare via, spegnendo la luce del terrazzo e lasciandoli al buio. Se ne sono andati di corsa, lasciando due bei sacchi di spazzatura.

Lasciamo l’estate che è un periodo caldo sotto tanti punti di vista, e passiamo all’inverno, quando, in teoria, queste abitazioni meravigliose, dovrebbero appartenere solamente a chi le vive. Finite le vacanze, ci pensano invece i ragazzini del college a innervosire Carthage Dermech: gli alunni (ce ne sono di deliziosi che vengono a studiare e a stare insieme in modo educato e armonioso, ma sono pochi), arrivano in massa davanti al mare e berciano, litigano, tirano sassi, si arrampicano dove non dovrebbero, si menano. Ci sono poi gli innamorati, o presunti tali, che trovando un angolo nascosto, si imboscano. “Conosco quel posto – confessa un dirigente scolastico -, un bambino è stato concepito lì“. Le scene a cui si può assistere affacciandosi per caso, ve le lascio solo immaginare. Quindi, non ci si fa mancare niente neanche in bassa stagione: azioni poco lecite, droga, ubriachi che sfidano il freddo e il mare mosso; degrado, immondizia, e ci sarebbe altro ma per ora mi fermo qui.

La Tunisia è anche questa? evidentemente sì. Potrebbe sembrare un discorso snob? potrebbe ma non lo è, e non è questo il punto. Ho amato questo Paese e il popolo tunisino, conosco persone straordinarie, ma tante altre mi hanno irrimediabilmente delusa. Mi dicono che prima, “quando c’era lui” tutto questo non esisteva, che era meglio. Era più ordinato, più pulito, e così via. Io non lo so, ancora non c’ero, ma ditemi cosa posso fare per questo Paese, che nonostante tutto ancora amo, e io lo farò.

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