Tunisia, dopo il referendum: tutto quello che avreste voluto sapere ma che non vi hanno spiegato
Il 25 luglio i Tunisini sono stati chiamati alle urne per dire "si" o "no" ad una nuova costituzione. Molti però non avevano le idee chiare sul voto : la campagna referendaria è stata molto breve e poco inclusiva. Oggi si discute su come interpretare quel voto. Torniamo allora alle basi, come dicono gli inglesi.
Il 25 luglio i Tunisini sono stati chiamati alle urne per dire “si” o “no” ad una nuova Costituzione. Molti però non avevano le idee chiare sul voto, anche perché la campagna referendaria è stata molto breve e poco inclusiva. Di conseguenza oggi si discute su come interpretare quel voto. Torniamo allora alle basi, come dicono gli inglesi.
1.La Tunisia ha bisogno di una Costituzione? Diciamo che tutti i popoli moderni ce l’hanno. É la legge fondamentale che dice chi esercita il potere, come lo esercita e come viene cambiato. Fissa insomma le regole del gioco, a prescindere da chi comanda.
2.La Costituzione è qualcosa di inventato dall’Occidente? No. Sul territorio dell’attuale Tunisia esisteva già, in epoca punica, la Costituzione di Cartagine: ne parla Aristotile. In epoca moderna tuttavia l’influenza della Francia rivoluzionaria sull’idea di Costituzione in Tunisia è stata importante.
3.L’idea di Costituzione era a favore delle forze coloniali? No, al contrario. É stata adottata dai movimenti nazionalisti in lotta contro il Protettorato francese: il movimento Destur (parola araba che significa “Costituzione”) all’inizio del Novecento, poi il Neo-Destur di Bourgouiba. Ritroviamo il termine nel Pdl, il Partito Desturiano Libero di Abir Mussi. I “desturiani” in Tunisia sono partiti e movimenti nazionalisti, repubblicani e sostenitori della separazione tra stato e religione (anche se con idee molto diverse su come realizzarla).
4.Quante Costituzioni ha avuto la Tunisia? Ce n’è stata una nel 1861, ma se guardiamo alla Tunisia dall’Indipendenza ad oggi sono state due. La prima, del 1959, viene scritta da un’Assemblea costituente eletta nel 1956. Mentre i suoi lavori sono ancora in corso, essa vota per l’abolizione della monarchia beylicale e a favore del regime repubblicano, il 25 luglio 1957. La data di questo voto diventa la Festa della Repubblica. La seconda del 2014 viene scritta da un’Assemblea costituente eletta in ottobre 2011 dopo la Rivoluzione e adottata a maggioranza qualificata nel gennaio 2014.
5.Come è stato scritto il progetto di Costituzione del 2022? Una bozza è stata elaborata in tre settimane da un comitato nominato dal Presidente Kais Saied. Il Presidente l’ha poi rivista e modificata due volte. Secondo il presidente del comitato incaricato di redigere la bozza, il professor Sadok Belaid, l’attuale progetto sottoposto a referendum è in larga aprte opera personale di Kais Saied.
6.Ma prima del referendum c’è stata anche una consultazione online di tutti i Tunisini? Si. Una piattaforma elettronica destinata a raccogliere i suggerimenti dei Tunisini sulla riforma della Costituzione è stata operativa dal 15 gennaio al 20 marzo. Comprendeva una trentina di domande su una vasta gamma di argomenti politici, economici, sociali e culturali. Hanno partecipato circa 520 000 persone, il 7% del corpo elettorale. Un comitato di esperti doveva fare la sintesi delle proposte per redigere la nuova Costituzione. In realtà dei risultati della consultazione non si è saputo quasi nulla, né si sa quanto la nuova Costituzione ne abbia tenuto conto.
7.Quali erano le condizioni per l’entrata in vigore della nuova Costituzione? Nessuna. Le norme transitorie dicono che “la nuova Costituzione entrerà in vigore subito dopo la pubblicazione dei risultati definitivi del referendum da parte dell’Isie“. Quindi sarà adottata a prescindere dal numero dei votanti: in termini tecnici si dice che si tratta di un referendum senza quorum. E sarebbe stata adottata anche se la maggioranza dei votanti avesse detto “no”. In termini tecnici si dice che si tratta di un referendum consultivo: chi comanda non è obbligato a tener conto dei risultati.
8.Quali erano le opzioni possibili per i Tunisini? In apparenza due: votare “si” o votare “no”. Secondo questa visione chi non vota non conta. Però non è esatto. Anche non votare può essere in certi casi un modo di contare: per esempio per far fallire un referendum se è previsto un quorum. I Tunisini non avevano questa possibilità. Un secondo modo di contare è di boicottare il voto in massa ed esplicitamente. Fin dalle prime elezioni democratiche, nel 2011, si è sempre andato a guardare non solo le percentuali ottenute dai singoli partiti ma anche le percentuali di votanti sul corpo elettorale (tasso di partecipazione). Più le percentuali sono basse, meno il successo di un partito è significativo. Lo stesso vale per un referendum senza quorum: più il tasso di partecipazione è basso più basso è il suo valore agli occhi dei cittadini.
9.Perché solo pochi partiti hanno fatto campagna per il “no”? Per 3 motivi. 1.Andare a votare significava considerare il referendum legittimo: molti invece lo ritengono illegale. 2.Non essendo più l’Isie una autorità indipendente ma essendo passata sotto il controllo di Kais Saied molti ritenevano che non ci fossero garanzie contro eventuali brogli. 3.Molti partiti hanno valutato che alla gente del referendum non importava niente: sarebbe stato difficile mobilitare questa gente per il “no”.
10.Ma mettere insieme chi non ha votato perché ritiene il referendum illegittimo e chi non ha votato perché non gliene importa niente non è scorretto? Dipende da cosa si vuole dimostrare. Kais Saied ha preso i pieni poteri sostenendo che il popolo tunisino era dalla sua parte; non sappiamo però quanti siano scesi in strada il 25 luglio 2021 e nemmeno perché lo abbiano fatto. Il referendum del 25 luglio 2022 era quindi un modo per contare i sostenitori di Kais Saied: i dati ci dicono che la percentuale émeno del 30%.
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