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Perché il 69,5% dei tunisini non ha votato al Referendum per la nuova Costituzione?

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Ribaltando i dati dei giorni scorsi sul Referendum, il dato piú significativo é che il 69,5% dei tunisini non si é recato alle urne. Un dato che fa riflettere, in linea con l’affluenza alle urne degli ultimi anni : alle legislative del 2019 aveva votato il 41,7% , contro il 67,7% per le legislative del 2014 (qui un’interessante analisi di Inkyfada), sintomo della disaffezione alle urne dei cittadini. Cosa c’é dietro questo silenzio elettorale ? Hanno aderito tutti all’appello del boicottaggio, sono indifferenti alla politica, sono contro Saied ? Impossibile fare una classifica precisa, ma abbiamo provato a chiedere ad alcuni cittadini tunisini le motivazioni dietro la loro decisione di non recarsi alle urne. Ecco le loro risposte. 

« Ho deciso di non recarmi alle urne perché non si capiva cosa si andava a votare – spiega Dalì, artigiano -. Come potevamo essere sicuri che la bozza costituzionale andasse bene per il Paese ? Apparentemente Saied sta facendo il bene per la Tunisia, ma secondo me c’é altro sotto. Saied é il nuovo volto di Ennahda : all’inizio stavano lavorando assieme, poi si sono separati. Stanno prendendo ad esempio l’esperienza turca per tirare fuori il Paese dalla situazione di stallo in cui si trova». E aggiunge : « Non é andato quasi nessuno a votare, ormai la gente é disinteressata : dopo la Rivoluzione non si parlava che di politica, ora le persone vogliono poter fare la spesa. Sto dalla parte della popolazione che vuole vivere, non sopravvivere. Purtroppo c’é un meccanismo mafioso che guida questo Paese : c’é tanta corruzione, non ci sono valori, a partire dal basso. La Tunisia ora m sembra l’Italia degli anni Ottanta e Novanta, con i processi contro la mafia. Ad ogni modo é un periodo molto confuso e critico. Aspetto con fiducia e speranza la fase successiva, sperando di non sbagliarmi. Un sistema di questo tipo non si puó debellare in poco tempo »

« Sono disgustata dalla politica – riferisce Saliha, casalinga -, non mi importa più nulla. Né Kais Saied, né Ennahda, né Nidaa Tounes o altri partiti riuscirebbero a sistemare la situazione della Tunisia, non cambierebbe nulla. In Tunisia le cose sono in mano a sette, otto famiglie potenti, é un sistema mafioso, non penso lasceranno lavorare Saied. Ad ogni modo lui sta decidendo tutto da solo e cosí non va bene. Tutto é aumentato, per la gente : gli affitti, il cibo, come si puó vivere dignitosamente ? »

« Ho votato nel 2019, ma solo per le legislative, non per le presidenziali – riferisce Mohamed Dalí, pensionato – . Questa volta avevo la sensazione che questo voto non avrebbe portato a qualcosa di positivo per la Tunisia e il suo popolo. Il Parlamento é la voce del popolo, é stato scelto da quest’ultimo, perché congelarlo e poi dissolverlo ? Ad ogni modo Saied non ha fatto nulla per il Paese, non ci sono stati cambiamenti, tutto é rimasto come prima ».

« Noi dopo un’attenta riflessione non siamo andati a votare – riferisce Marta, italo-tunisina, riferendosi alla decisione presa assieme al marito – : forse é sbagliato, ma mi sentireri troppo presa in giro, é una manfrina e non voglio sentirmene partecipe. Io sono spaventata da tutte le cose di cui continuiamo a privarci e dal fatto che stiamo diventando inesorabilmente poveri e che sarà sempre peggio. Molte amiche italiane mi han detto che presso i rispettivi posti di lavoro i giovani sono molto scontenti dei risultati del referendum e cresce il senso di inquietudine e la volontà di lasciare il Paese ».

« Non sono andato a votare perché non ho letto la proposta costituzionale – confessa Hamadi, 30 anni, kickboxer coach – e non mi fido di questo Presidente : forse migliorerà la Tunisia da un punto di vista politico, ma non sono sicuro della sua competenza sul piano economico. La situazione da questo punto di vista sta peggiorando di giorno in giorno, la vita é sempre più cara. Ad ogni modo dovrà lavorare molto da questo punto di vista, ma la Tunisia potrà migliorare nei prossimi mesi poiché ha isolato i partiti. Questi ultimi sono il peggio, non hanno mai parlato apertamente dei progetti per il Paese e non hanno affrontato il piano economico. É meglio senza Parlamento ».

« Ho deciso di non votare perché speravo che ci fosse un quorum e che i tunisini non andassero per niente alle urne – dice Marwen, 45 anni, mediatore culturale e traduttore in Italia -. Questo referendum ci ha riportato indietro di trent’anni : l’inizio della primavera araba é andata sprecata e violentata. Prospetto una nuova rivolta non appena il popolo tunisino sentirà la puzza della nuova dittatura ».

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