Tunisia: i generi alimentari mancano oppure no?
In Tunisia nelle ultime settimane in diverse città ci sono difficoltà nel reperire alcuni generi alimentari. Nelle piccole botteghe i generi alimentari poco reperibili vengono tenuti da parte per i clienti abituali.
In questi ultimi tempi, leggere i vari post sui social, diventa faticoso. Chi dice che mancano i beni di prima necessità e chi smentisce. Le persone riportano la loro esperienza personale e denigrano ciò che scrivono gli altri. Al di là della poca gentilezza che si riscontra ogni giorno di più, trovo che sia veramente poco elegante scherzare, deridere o ridicolizzare le esperienze altrui. Sopprattutto quando a farne le spese sono le nostre tavole. Ricordo mio nonno quando mi raccontava che in tempo di guerra, una signora a cui aveva fatto un favore, voleva ripargarlo con lo zucchero. Era un bene prezioso, ma mio nonno si era offeso, perchè il favore era a titolo gratuito. Oggi mi sento catapultata in quei tempi.
Mi servo in due negozietti, dove i generi alimentari poco reperibili vengono dati ai clienti fedeli. Quando al posto di un pacco di zucchero me ne nasconde due pacchi in un sacchetto nero, mi fa emozionare. Ieri, dopo qualche giorno senza latte, l’altro negozio dove mi servo, insieme alle cose che ho chiesto mi ha mostrato da sotto il banco un pacco di latte e me lo ha messo in fondo al sacchetto. Arriva una signora dietro di me e chiede il latte, la commessa le dice che non ce n’è e mi guarda con complicità, il suo sguardo dice tutto e io, nascondo il sacchetto dietro la schiena quando finisco la spesa. Ma in che tempi viviamo? Forse serve anche questo a ricordarci che i beni non sono scontati. Che vanno aprezzati e rispettati.
La cosa che mi lascia perplessa, quando si riportano queste esperienze, è che si viene additati come bugiardi, complottisti e chi più ne ha più ne metta. Non credo che servano bugie per fare scalpore. Dove non si trovano dei beni di prima necessità è giusto informare le persone, dove non mancano, bene, ma fare gli splendidi non serve a nessuno. Inutile dire che stiamo vivendo un momento davvero particolare a livello mondiale, per i motivi che sanno tutti, un po’ di gentilezza non guasterebbe.
La situazione dove vivo io, a 26 km da Tunisi, non è grave, di tanto in tanto ciò che manca per giorni spunta e sembra un regalo di Natale!Personalmente faccio molte cose in casa, e non poter fare una torta oppure la mia semplice colazione con caffèlatte fa riflettere e a tratti viene un velo di tristezza. Le persone sono più nervose, tristi, in città c’è un signore che ha un piccolo negozio dove vende solo uova, l’altro giorno era lì, aperto, con i plateau di uova vuoti. L’ho guardato e mi dice, “Non ci sono uova, purtroppo”. Mi ha stretto il cuore. E’ il suo lavoro, ciò che gli fa mettere il cibo in tavola e non può lavorare. Sono tornata a casa con la tristezza nel cuore. Noi abbiamo scelto di vivere qui, ma c’è chi non ha scelta.
Domenica scorsa ho portato mia figlia a vedere uno spettacolo per bambini nel teatro della mia città. La rappresentazione prevedeva dei pagliacci, l’ape Maya, un mago e personaggi di fantasia. L’animatore dello spettacolo ha cantato una canzone che diceva: “Sono tunisino e amo il mio bel paese che mai lascerò”. Hanno messo anche l’inno nazionale e personaggi con vestiti tipici tunisini.
Mi è sembrato molto, troppo, patriottico come spettacolo per i bambini, quasi a volerli già convincere che qui sono e qui devono restare. Io mi auguro che il futuro dei bambini tunisini sarà molto diverso dalle generezioni che li hanno preceduti, che non avranno bisogno di visti per lasciare il Paese, che ci sarà una collaborazione unilaterale: chi entra senza visto, lascia entrare senza visto, che le barriere diventino ponti, che comprare un pacco di zucchero non sia lusso.
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