Tunisia: la svalutazione del dinaro impatta sulla sicurezza alimentare
“La politica di svalutazione del dinaro tunisino dettata dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) è all’origine dell’aumento delle spese legate alle importazioni cerealicole, che ha contribuito al peggioramento della situazione finanziaria dell’Ufficio dei Cereali” ha stimato l’Osservatorio Tunisino dell’Economia.
Riporta il quotidiano Webmanagercenter: “Mentre il dinaro tunisino è stato svalutato, il prezzo medio del grano in dollari è restato lo stesso e ciò ha favorito l’aumento dei prezzi in dinari” ha spiegato l’OTE in una nota pubblicata recentemente.
Di fronte al costo elevato dei cereali, lo Stato si ritrova incapace di versare le sovvenzioni all’Ufficio dei cereali nelle scadenze definite, e quest’ultimo a sua volta si ritrova nell’incapacità di pagare i fornitori, ha aggiunto l’organizzazione.
Secondo l’OTE, questa situazione ha spinto l’Ufficio a indebitarsi con le banche locali e le istituzioni finanziarie internazionali, ricordando che il suo debito con la Banca Nazionale Agricola (BNA) si eleva a 2,8 miliardi di dinari nel 2022 (27% del credito dei clienti).
D’altra parte, ha affermato che la svalutazione del dinaro tunisino, risultato di una politica monetaria che si basa sull’indipendenza della Banca centrale, ha avuto pesanti ripercussioni sulla sicurezza alimentare dei Tunisini.
Tra i più grandi consumatori di cereali, la Tunisia importa l’80% del suo fabbisogno di grano tenero, secondo le cifre ufficiali.
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