Tunisia : l’accoglienza araba non è leggendaria: esiste davvero
L’accoglienza araba l'avevo già sperimentata in Marocco, nel 2006, nel viaggio-premio post maturità, ma l’ho vissuta ancora di più in Tunisia, durante il mio primo viaggio nel Paese nordafricano, ma non solo.
La prima volta che ho messo piede in Tunisia è stato nell’agosto 2013, subito dopo il mio matrimonio. Non conoscevo la Tunisia, dove avevo accettato di trasferirmi da lì a qualche mese, e nemmeno la famiglia del marito, che mi avrebbe ospitata per il primo periodo. I contatti, con il cognato e i suoceri, erano stati solo virtuali. Un vero e proprio salto nel vuoto. Ero agitatissima ed emozionata per l’incontro con i suoceri, mi chiedevo come dovessi comportarmi, come mi avrebbero accolta, se ce l’avessero con me per non aver potuto partecipare al matrimonio del loro secondogenito. Ci eravamo sposati in Italia, in comune, in pochi mesi avevamo organizzato il matrimonio, ed ottenere un visto per i suoi genitori sarebbe stato impossibile. Volevamo replicare la cerimonia l’anno successivo, in Tunisia, per ovviare a questa mancanza. Ma ogni mio dubbio e timore è sparito appena ho varcato la soglia della loro casa: il padre mi ha abbracciata, mentre madre ed amica mi hanno accolta al suono delle zagarit, le grida di gioia che le donne arabe emettono in occasioni speciali, come matrimoni, nascita di un figlio ed un modo per fare capire al vicinato che nella famiglia è successo un lieto evento.
Per non parlare del cassetto preparato per me con camice da notte, vestiti tradizionali e non, regali per mia mamma e nonna, e nei giorni seguenti il via vai continuo di amiche e conoscenti venute a vedere l’3roussa, la sposa (straniera). Mi sentivo al centro dell’attenzione. Ogni volta entravo in salotto per presentarmi, anche se le conversazioni erano impossibili: non parlavo l’arabo, e il francese lo masticavano solo poche signore. Sono stata riempita di regali anche da parte di persone che non ho conosciuto direttamente, amiche della suocera che per complimentarsi per il matrimonio del figlio mi hanno regalato gioielli tipici, con qualche lamentela da parte di mio marito: “Ma per me niente? Mi sono sposato anche io”.E il cibo? Una delizia dopo l’altra. “Cosa vuoi per pranzo?” Piatti di cous cous, tajine, moulokhya, da leccarsi i baffi (e da aggiungere chili in più), gusti nuovi per il mio palato, ogni cosa in quel viaggio era una scoperta.
Nonostante l’ostacolo della lingua, in qualche modo si riusciva a comunicare: a gesti, con qualche parola in francese e qualcuna in tunisino, con mio marito o mio cognato che facevano da intermediari. Anche l’incontro con il resto dei parenti è andato bene : ho conosciuto i nonni (che abitano al Kef, un paese a 250 km da Tunisi e gli zii. Ricorderò sempre con tenerezza il momento della partenza, in cui la nonna mi ha regalato un profumo da uomo…sì, da uomo, perché non ci ha fatto caso, e pur di non lasciarmi andare via a mani vuote, visto che eravamo arrivati senza preavviso, mi ha regalato quello che la casa offriva… ed è il gesto, il pensiero che conta. Lei ora non c’è più, se l’è portata via il Covid nel dicembre 2020, ma ricorderò sempre con affetto questo suo gesto, e il suo viso circondato dal velo colorato da cui spuntava qualche riccio ribelle color arancio henné.
Non sono mancate neppure persone che hanno voluto insinuare che è stato un matrimonio di comodo, solo per avere i documenti, con qualche conoscente che ha chiesto a mio marito di procurare anche a lui una moglie italiana (ed è stato mandato a quel paese), come chi ha tentato di mettere il tarlo nell’orecchio alla suocera perché il figlio era stato maleducato, sposandosi in Italia senza i genitori… per fortuna tentativi tutti falliti. Ci sono state anche persone che non l’hanno detto direttamente, ma si capiva, e che poi appena mi hanno visto dicevano a mio marito: “Ah, ma è giovane! Pensavo fosse più vecchia di te…”. Che dire poi del ragazzo tunisino che, mentre eravamo in vacanza a Djerba, in spiaggia, disse a moi marito che la ragazza francese lì vicino lo guardava con insistenza, di provarci con lei : non aveva capito che io fossi la moglie e che stessimo assieme per amore e non per convenienza. Gli invidiosi ci sono sempre, così come persone che troveranno sempre il pelo nell’uovo per cercare di infrangere la felicità altrui… E ciò dimostra come i pregiudizi siano duri a morire, anche dall’altra sponda del Mediterraneo.
Questa è stata solo la prima volta in cui ho sperimentato l’accoglienza e il calore del popolo tunisino, ma non l’ultima…. non è un caso se ogni persona che mette piede su questa terra, sottolinea subito questo aspetto. E per questo la Tunisia e la sua gente entrano nel cuore con facilità….
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