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Tutti i numeri delle elezioni legislative in Tunisia

Oltre 9 milioni gli elettori chiamati alle urne, sono 1058 i candidati per 161 seggi in Parlamento. Ma a preoccupare i cittadini sono le cifre su inflazione, disoccupazione e povertà

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Oggi, 17 dicembre, la Tunisia torna al voto con elezioni legislative anticipate, per eleggere i nuovi membri del Parlamento. La nuova Legge elettorale è stata pensata per ridurre il ruolo dei partiti ed escluderli di fatto dalle elezioni, privilegiando i singoli individui senza affiliazione partitica, in gran parte sconosciuti agli elettori. 

Girando per le strade di La Marsa (luogo comunque non rappresentativo dell’intera Tunisia) la sera prima del voto, si possono trovare sui muri le foto di alcuni candidati, posizionate nei riquadri di solito occupati dai manifesti elettorali dei partiti. Per la verità, molti riquadri sono completamente vuoti. Ogni foto è associata ad un numero, ma non si sa molto sui programmi elettorali. Qualcuno, nel dubbio, si diverte a disegnare sul viso del candidato numero 2, accanto al seggio di Rue des Roses. 

Manifesti candidati elettorali, La Marsa – photo credits Alice Passamonti

I numeri 

In un’elezione che chiama al voto oltre 9 milioni di elettori, ma che sembra essere priva di contenuti, qualche analista politico, su Twitter, ha fatto notare con un pizzico di ironia e amarezza che l’aspetto fisico dei candidati potrebbe rivelarsi determinante. In tutto, sono stati ammessi 1.058 candidati su 1.427, di cui solo 122 sono donne. Tra questi candidati, 161 andranno a rappresentare il popolo tunisino in Parlamento, chiuso oltre un anno fa in seguito al colpo di forza di Saied del 25 luglio 2021 e sciolto definitivamente nel marzo scorso. 

Dei 161 futuri membri, 151 saranno scelti dagli elettori in Tunisia, 10 dai tunisini residenti all’estero, che hanno potuto votare anche giovedì 15 e venerdì 16 dicembre. A garantire, almeno sulla carta, la trasparenza dell’intero processo elettorale, è l’organismo indipendente ISIE, Istanza Superiore Indipendente per le Elezioni. Sarà L’ISIE a condividere con la stampa i dati relativi all’affluenza e i risultati delle elezioni. I risultati preliminari saranno annunciati tra il 18 e il 20 dicembre, mentre per quelli definitivi si dovrà attendere gennaio. 

La data del 17 dicembre 

Tra gli altri numeri che vale la pena menzionare, la data del 17 dicembre. Scelta dal presidente Kais Saied per le elezioni anticipate, coincide con l’anniversario della morte di Mohamed Bouazizi, giovane venditore ambulante che si è auto-immolato a Sidi Bouzid, il 17 dicembre 2010, per protestare contro le vessazioni delle autorità. La sua morte aveva dato il via ad una serie di manifestazioni in tutto il Paese contro la disoccupazione, la corruzione e il regime, fino alla caduta effettiva di Ben Alì, il 14 gennaio 2011. Quest’anno, la data è doppiamente simbolica, dato che Saied ha deciso di spostare l’anniversario della rivoluzione dal 14 gennaio al 17 dicembre.

Il Presidente tunisino, che nell’ultimo anno ha progressivamente smantellato le istituzioni democratiche nel Paese adottando diverse misure (tra cui lo scioglimento del Parlamento e del Consiglio Superiore della Magistratura e la modifica della Costituzione con un referendum senza quorum), ha spiegato di aver cambiato la data per onorare le vere rivendicazioni di una Rivoluzione incompiuta. E presentando sé stesso come portavoce di quelle rivendicazioni popolari rimaste inascoltate. 

Ritratto di Mohamed Bouazizi, Sidi Bouzid, Photo credit Alice Passamonti

Tra date simboliche e questioni economiche reali 

Una mossa che l’analista politico e ricercatore dell’ONG Legal Agenda, Mahdi Elleuch, intervistato un anno fa dall’emittente francese TV5Monde, aveva definito una “contro transizione democratica”, più che una rivincita degli emarginati sull’élite della capitale. “(Saied) si oppone a tutte le decisioni prese dopo la rivoluzione, al sistema di voto, alla Costituzione, al regime politico” – affermava – “Sta trasformando la propria lettura della storia tunisina recente in una narrazione ufficiale, confiscando la memoria nazionale (…) Fissando la data al 17 dicembre, non solo nega il 14 gennaio, ma anche tutto ciò che è avvenuto dopo il 17. Diverse tappe, ad esempio a Sfax e Kasserine, sono state decisive per la caduta di Ben Ali”. 

“Anche una parte della gioventù rivoluzionaria vede, come dice Kais Saied, il 14 gennaio e la transizione democratica come una confisca – spiegava ancora Elleuch – Quindi non è l’unico ad avere questa opinione, ma questo rende la domanda (di spostare la data dell’anniversario della rivoluzione, ndr) una richiesta popolare? No, questo è dire troppo. Perché le richieste popolari oggi non riguardano date o simbolismi, ma questioni socio-economiche”.

Mercato centrale di Tunisi, photo credits Giada Frana

Qualche cifra sulla crisi

E a proposito di questioni socio-economiche, altre cifre sembrano preoccupare i cittadini molto più dei risultati delle elezioni. Ad esempio, quelle fornite dall’Istituto Nazionale di Statistica tunisino (INS): la disoccupazione è al 15,3%, mentre quella giovanile supera il 36%. L’inflazione ha raggiunto il 9,8%. Ciò significa che i prezzi dei beni di prima necessità sugli scaffali dei supermercati sono in aumento, quando gli scaffali non sono vuoti per carenza di prodotti. Così come aumenta il prezzo della benzina e di conseguenza quello dei trasporti. Ci sono poi i dati allarmanti sulla povertà, diffusi nel 2020 dall’INS, analizzati e mappati da Inkyfada in una cartografia. Dati che il media indipendente tunisino ha intrecciato con quelli su disoccupazione, livello di istruzione e accesso ai servizi. “In diverse delegazioni del governatorato di Kasserine, un abitante su due vive al di sotto della soglia di povertà”. In molte zone del Paese, ci sono persone che vivono con meno di 5 dinari al giorno (1,5 euro). 

A livello economico e finanziario, la Tunisia è a rischio default e rimane legata ai finanziamenti internazionali e ai prestiti del Fondo Monetario Internazionale, la cui erogazione è però vincolata all’attuazione di riforme strutturali. È notizia di ieri, la decisione del FMI di ritardare l’approvazione di un maxi-prestito da 1,9 miliardi. Di fronte alla realtà e ai problemi quotidiani dei cittadini, il voto di oggi non sembra essere all’altezza della situazione drammatica del Paese. Se i principali partiti hanno boicottato e invitato a boicottare il voto, le cifre ufficiali sull’affluenza ci diranno che valore ha questa elezione legislativa anticipata per i tunisini.  

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