Tunisia : perchè si protesta a Zarzis ?
Riportiamo un articolo dal blog di Mohsen Lihidheb , che a Zarzis ha creato il Museo del mare e dell'uomo, dove ha esposto gli oggetti riportati dal mare, tra cui anche gli oggetti personali dei migranti. In questo articolo, ripercorre le tappe che hanno portato alla situazione attuale, con proteste e scontri negli ultimi giorni.
Dal 1995 le scarpe dei migranti irregolari che viaggiavano da Tripoli verso l’Italia, sono state trovate sulle spiagge di Zarzis. All’inizio del millennio, sporadicamente dei corpi apparivano dal mare e lo si constatava dal passaggio del trattore municipale attraverso il villaggio, con un odore insopportabile che caratterizzava il suo passaggio fino al cimitero . Diversi corpi delle vittime dei naufragi sono stati seppelliti nel cimitero locale, ma vista l’affluenza le persone avevano protestato gentilmente. Diventando il numero sempre più significativo, il sindaco aveva designato un terreno di circa 400 metri per un cimitero per le vittime del mare . Il luogo del cimitero era segreto e senza nessuna indicazione affinché nessuno venisse a conoscenza delle condizioni di sepoltura e del prelievo del Dna . Le autorità si sono rifiutate di comunicare il luogo della sepoltura e davanti alla mia insistenza mi hanno minacciato pesantemente. Nonostante la buona fede e il coraggio degli intervenenti, soprattutto del sindaco, l’operazione di sepoltura si faceva con una ruspa.
Nel 2011 ci fu un aumento dei morti in mare e la Croce rossa aveva partecipato senza giungere a seppellire in modo dignitoso e regolamentare . Il flusso dei migranti irregolari era massiccio e in presenza delle autorità non potevamo che verificare se le barche potessero navigare in mare senza infiltrazioni d’acqua . Il cimitero aveva preso il nome di « Cimitero degli sconosciuti » e fino al 2020 le tombe erano sempre approssimative. Lo spazio si riduceva e c’era bisogno di acquistare un nuovo spazio per le sepolture. La società civile ha cominciato ad andare sul posto e ha cercato di stabilire un sistema moderno di identificazione, ma la corruzione era enorme . Non eravamo d’accordo sul luogo dell’attuale cimitero « Giardini d’Africa » perché era un lago salato, dietro a una residenza per migranti, una sistemazione immorale e inadeguata. Dove vivere e dove morire . Il terreno era stato acquistato per realizzare questo nuovo cimitero e costruito con cemento e piante in plastica . Dopo una grande affluenza di cadaveri, il luogo è stato utilizzato per delle sepolture sospette, che sono state rettificate più tardi. Durante l’inaugurazione di questo luogo, il donatore, con la complicità del sindaco e della Croce rossa regionale, ha intenzionalmente rifiutato di invitare i coraggiosi pescatori di Zarzis, che hanno salvato diversi migranti, certi attivisti della regione e l’Azione memoria del mare e dell’uomo, che nel suo museo espone le scarpe delle vittime di questo dramma e altri loro oggetti personali. Un’omissione grave, disumana e poco patriottica, soprattutto quando i visitatori erano dei ministri e la presidentessa dell’Unesco .
Nel frattempo, l’onorevole Signora, militante con un’associazione olandese, aveva ordinato dall’estero una serie di camere mortuarie per questo nuovo spazio, ma davanti alla necessità di tecnici per gestirle, le si è offerte all’ospitale regionale di Zarzis. In un grande hotel, il sindaco aveva organizzato una conferenza stampa, per denunciare un attivista che diceva in alcuni documentari che aveva seppellito trecento persone nel vecchio cimitero, al punto di diventare noto a livello internazionale, aspetto che secondo le persone del comune era un occultamento dei loro sforzi. Una situazione in cui avevo sostenuto fortemente l’attivista, visti i fatti e la grande pubblicità relativa all’umanità di Zarzis. Paradossalmente, quando un incontro internazionale di un centinaio di attivisti organizzato dal suddetto attivista e l’associazione di pescatori, il museo dei migranti è stato intenzionalmente omesso dal programma e non è stato visitato che da qualche persona che aveva davvero a cuore la causa.
Quando un settore della vita è gestito da delle persone con un modesto quoziente intellettivo, degli opportunisti o degli operatori senza morale né etica, ci saranno sempre delle difficoltà per questa nobile attività. Almeno 40 mila persone sono partite da Zarzis, di cui la metà persone locali . Siccome sono partiti per mare, erano dei pescatori che hanno aperto loro la strada, tra cui delle persone note nel 2011 . L’arroganza e l’esibizionismo della ricchezza dai parte dei figli di immigrati all’estero in vacanza a Zarzis, ha giocato un ruolo importante nella decisione dei giovani di tentare la fortuna con ogni mezzo possibile . Bisogna dire che anche la mentalità ha avuto un ruolo decisivo, con i genitori che incoraggiano i loro figli a partire, dando i loro magri bene per pagare il viaggio in mare. I valori sociali rifiutavano questa migrazione pericolosa, ma lo spirito di arrivismo favorito dal regime di Ben Ali, aveva impregnato la società a tal punto, che l’opportunismo ne è stato officializzato . La migrazione irregolare a partire da Zarzis era costante e senza incidenti clamorosi, forse grazie all’esperienze dei marinai e dei capitani.
Nel 2014, 14 giovani sono scomparsi in mare senza lasciare la minima traccia fino ai giorni nostri. Delle vittime a Djerba, senza contare i drammi di Gabes, Kerkennah, Sfax, e le città del Sahel. Una complicità tacita aveva permesso la compiacenza e l’accettazione dei trafficanti, procacciatori e capitani. Parallelamente allo slancio alla sopravvivenza degli Africani, lo slancio dei nostri giovani è forte e critico, al punto che tutti quanti hanno fatta loro l’idea di partire verso il nord con ogni mezzo . Con questo pensiero, nessuno veniva a visitare il « museo dei migranti », siccome non volevano confrontarsi con la loro coscienza e rifiutavano di vedere i rischi diretti e futuri di questa spiacevole avventura . Senza cinismo e con tutta la solidarietà con la vita umana, c’è sempre una percentuale di incidenti proporzionale al numero dei movimento, in tutti i campi . Il 21 settembre 2022 alle 20.00, dalla spiaggia di Souihel, con una barca vecchia e in plastica, 18 persone e un neonato, presero la via del mare verso Lampedusa, in condizioni climatiche calme, ma con previsione di grandi tempeste . Il trafficante avrebbe dato delle indicazioni a un giovane inesperto per assicurare il viaggio ed è sceso dalla barca . Dopo tre giorni durante i quali è infuriata la tempesta, le persone hanno dato l’allarme senza che le autorità intervenissero per fare delle ricerche, con la scusa delle condizioni climatiche .
Dodici giorni dopo, un corpo è arrivato sulla spiaggia e anche altri, che sono stati frettolosamente seppelliti nel cimitero « Giardini d’Africa » senza sottoporli né a un’identificazione, né passando per un medico legale . Attraverso le foto dei vestiti indossati dai corpi, i parenti degli scomparsi erano molto arrabbiati e hanno chiesto le sepolture dei corpi per fare delle analisi legali e regolari . I coraggiosi pescatori di Zarzis e dintorni, hanno fatto diverse uscite collettive in mare, trovando in un giorno solamente otto corpi : alcuni sono stati identificati, altri avevano dei passaporti siriani, mentre diverse persone urlavano il loro dolore e la loro impotenza davanti a tanta incapacità . I cittadini in questi ultimi giorni, hanno chiuso le strade nelle ore di punta e nei piunti strategici per fare passare alla cittàun giorno di sciopero generale, per protestare contro questa mediocrità ed esigere la reazione della centrale politica . Nonostante la grande solidarietà con i genitori delle vittime e degli scomparsi, bisogna ammettere che questo dramma è catastrofico tanto quanto quello di « Aam El Gareb » del 1907, e neccessita di una revisione dei procedimenti di intervento, di salvataggio, di soccorso, di identificazione, di sepoltura degna e di un rispetto incondizionato all’etica umana .
Eppure, dopo questa catastrofe, almeno due barche hanno preso la via del mare, verso Lampedusa, un fenomeno che non smetterà mai, finché non si faciliterà la mobilità delle persone e si investirà nei Paesi poveri, con progetti per il lavoro e il benessere. Con il sostegno, la solidarietà e la compassione dell’azione « Memoria del mare e dell’uomo » di Zarzis, che chiede, come ha sempre fatto, più serietà e il mettersi in gioco per il rispetto della natura, ma soprattutto dell’essere umano.
Lihidheb Mohsen
L’articolo originale è stato pubblicato qui: https://bastaharraga-boughmiga.blogspot.com/2022/10/zarzis-diagnostic-dun-drame.html
La traduzione dal francese è a cura di Giada Frana
© Riproduzione riservata
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