Tunisia: nel 2023 15 femminicidi nel silenzio delle autorità
L’associazione tunisina delle donne democratiche (AFTD) ha reso pubblico un comunicato denunciando la politica repressiva condotta dal governo contro la libertà di espressione e l’inazione delle autorità quando si parla di femminicidio
L’associazione tunisina delle donne democratiche (AFTD) ha reso pubblico un comunicato denunciando la politica repressiva condotta dal governo contro la libertà di espressione e l’inazione delle autorità quando si parla di femminicidio: lo riporta Business News.
L’associazione ha sottolineato che la facilità con la quale sono eseguiti i mandati di incarcerazione è totalmente contraria al principio di libertà in materia di procedimenti giudiziari e una violazione manifesta della presunzione di innocenza in caso di accusa. Inoltre riferisce che la frequenza dei processi semina la paura tra i giornalisti, i militanti della società civile e i difensori dei diritti dell’uomo che assistono a una svolta critica nell’esasperazione della violenza sessista e degli omicidi legati all’identità di genere di fronte al silenzio dello Stato davanti a questi crimini contro l’umanità.
“L’associazione osserva una politica di due pesi e due misure, dove le unità di sicurezza e giudiziarie si spostano e mobilitano la volontà politica per restringere il più presto possibile la libertà di opinione e di espressione, ma sono assenti o indifferenti di fronte ai femminicidi che riempiono le tombe” ha aggiunto l’AFTD.
Ha precisato che quindici femminicidi sono stati commessi tra gennaio e maggio a causa dell’applicazione lassista delle disposizioni della legge n° 58 del 2017, sia relativamente alla prevenzione e alla protezione, sia nel ritardo della pena, che rinforza il sentimento di impunità nella maggior parte degli aggressori.
L’ATFD ha infine espresso il suo sostegno alle vittime dei processi arbitrari appellando i giudici a difendere l’indipendenza della giustizia, esigendo di mettere fine alla politica di intimidazione e di terrore. L’associazione ha esortato le autorità di sicurezza e giudiziarie assumersi l’intera responsabilità del rallentamento registrato nelle misure di prevenzione e di protezione verso le donne in situazione di minaccia di violenza, e che rendano più veloci immediatamente la sentenza dei giudici in caso di femminicidi.
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