Ivan De Francesco, da Merano a Hammamet : è stato come tornare a casa
La prima volta in Tunisia vent'anni fa : dopo un viaggio in moto al sud, l'ultimo giorno disse al suo amico : « Appena vado in pensione mollo tutto e vengo qui, si vive troppo bene ». Ora da tre anni vive ad Hammamet : « Sono più che soddisfatto di questa scelta ». E a breve pubblicherà un libro fotografico su questa terra tanto amata.
Ivan De Francesco, 60 anni, colonnello dell’esercito ora in pensione, da tre anni vive ad Hammamet con la moglie Francesca. « La prima cosa che mi hanno detto quando sono arrivato, è stata che ero il benvenuto, che non importava che religione praticassi, ma che ci fosse il rispetto reciproco ». La scelta di trasferirsi nel Paese nordafricano è dovuta a un colpo di fulmine risalente a circa vent’anni fa. Galeotto fu infatti un viaggio in moto nel sud della Tunisia : al ritorno era previsto un giro lungo la penisola del Cap Bon, ma stava piovendo, e così lui e l’amico si ritrovarono ad Hammamet. Invece di riposarsi in albergo, passò tutta la giornata ad esplorare la città. Al ritorno comunicò al suo compagno di viaggio : « Appena vado in pensione mollo tutto e vengo qui, si vive troppo bene ». Per anni l’idea rimane accantonata, finché un giorno un collega gli comunica il suo trasferimento in Tunisia.
E così Ivan, congedato con qualche anno di anticipo, prende la palla al balzo : decide inizialmente di tornare in questa terra per una ricognizione assieme alla moglie, ma basta rimetterci piede e la decisione di viverci definitivamente è immediata : « Dopo due giorni che eravamo qui abbiamo affittato una casa, aperto un conto corrente e iniziato la pratica per il trasferimento della residenza » . La defiscalizzazione un aspetto secondario in questa scelta: « Per me è stato un po’ come tornare a casa. Qui si vive benissimo, il clima è eccellente, la gente meravigliosa, è una terra in cui non ci si annoia. Ricordavo una Tunisia un po’ più aperta, ma rimane sempre un Paese tollerante. Le donne che portano il velo rispetto al pre Rivoluzione sono aumentate (con Ben Alì non si poteva lavorare nel pubblico se si portava il velo, ndr), e spesso si vedono queste ragazze con il hijab che passeggiano ridendo e scherzando con una ragazza in minigonna e truccatissima : non hanno problemi a frequentarsi, perché il metterlo o meno è una scelta individuale, e questo mi piace molto ».
La scelta è ricaduta su Hammamet soprattutto per la sua posizione strategica : « E’ una piccola realtà, siamo solo a 60 chilometri da Tunisi, dove troviamo l’aeroporto, il porto e l’ambasciata. Con mezz’ora di strada, se abbiamo bisogno, arriviamo al centro commerciale Il Géant e siamo a mezz’ora da Sousse. Hammamet ha un bel mare, è una bella realtà : si trova di tutto, dal locale tipico a quello più europeo. Ho trovato anche dei medici ottimi : un cardiologo mi ha risolto un problema che mi portavo dietro da tempo. Insomma siamo soddisfatti e sereni anche dal punto di vista sanitario ».
Ivan è appassionato di fotografia, una passione che si porta dietro sin da ragazzino, trasmessa dal padre. In Italia diverse le mostre fotografiche personali allestite, e i riconoscimenti ottenuti : ha collaborato con la rivista Bella Italia, ha esposto al Brescia Photo Festival, due sue foto sono state esposte per sei mesi in un museo a Firenze, ha ottenuto una menzione sul magazine Lensculture, alcuni riconoscimenti da LFI (Leica Fotografie International) Magazine, ha pubblicato il libro fotografico « Odore salmastro misto vernice. Luci e ombre di mestieri dimenticati », un reportage sul lavoro dei cantieri navali. La Tunisia da questo punto di vista offre molti spunti per nuove fotografie e reportage : « Con la pandemia siamo stati un po’ fermi, ma prima abbiamo girato parecchio la Tunisia : dal deserto, alle oasi, a Kairouan, El Jem, Tabarka, Bizerte, Bulla Reggia, Sbeitla, gli ksour, i villaggi trogloditi di Matmata e Chenini. Non ho trovato un luogo che non sia bello, e non saprei dire quale mi sia piaciuto di più. Il sahara per le sue dune ? Kerkennah per il loro essere selvagge ? Matmata ? Le oasi di montagna, affascinanti con i loro laghetti incastonati nella montagna rocciosa ? O la medina di Tozeur, con i palazzi in stile yemenita ? »
Ma oltre ai paesaggi e alla tranquillità della vita, la gentilezza e la disponibilità della gente è un altro aspetto che apprezza molto : « Sono tutti molto disponibili : non parlo francese, lo sto imparando ora, all’inizio usavo il traduttore del telefono per farmi capire, e le persone avevano voglia di aiutarmi e capirmi, venirmi incontro. Apprezzo molto anche l’onestà intellettuale della maggior parte delle persone : è capitato che, se avessero sbagliato a darmi il resto, di anche solo mezzo dinaro in meno, mi siano corsi dietro per darmelo ; o ancora, un giorno ricevo una chiamata da un amico, ma non era lui : aveva dimenticato il telefono sul taxi, il taxista, non parlando francese, lo aveva portato al receptionist del primo albergo incrociato per strada : avevano chiamato me in quanto ero l’ultima persona contattata. A me hanno rubato lo smartphone : la pecora nera c’è sempre, ma a fronte di un episodio negativo, ce ne sono tantissimi positivi ».
E conclude : « Sono più che soddisfatto della scelta che abbiamo fatto. Molti amici che sono venuti a trovarmi, si sono trasferiti anche loro. L’unico problema in Tunisia è il cane : ho un piccolo cane, Argo, e non sempre è benvoluto nei locali. Non si concepisce ancora il piccolo cane da compagnia, anche se piano piano le cose stanno cambiando ». Presto, come omaggio alla Tunisia, sarà pubblicato un libro fotografico, di nicchia : « Non sarà il solito reportage : racconterò una Tunisia più intima e più vera, in cui le persone mi hanno aperto le loro case e il loro cuore. Sto cercando un editore che sia disponibile a pubblicare un prodotto simile ».
Qui potete ammirare alcune sue fotografie.
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Complimenti caro Ivan! Belle parole per un uomo speciale che non si stanca mai di conoscere e esplorare!