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Gli arabismi nella lingua italiana

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L’italiano è indiscutibilmente una delle lingue più amate al mondo, musicale, molto studiata e ricca del patrimonio linguistico e culturale. Diverse lingue l’hanno influenzata: l’Italia, durante la sua storia, a causa della sua posizione strategica in mezzo al Mediterraneo, ha subito diverse influenze e un processo di fusione, incontri e contatti con altre società. 

Ci sono tante parole italiane di origine araba, la presenza degli arabismi ha chiaramente radici storiche. Secondo il docente e ricercatore del settore di Lingua e letteratura araba, Alessando Gori: “Il motore dell’afflusso di arabismi in italiano deve essere individuato nel fatto che, dall’ottavo alla fine del quindicesimo secolo, delle compagini statuali arabo-islamiche (e berbero-islamiche) governarono, con un’estensione territoriale mutevole, la penisola iberica e, per il periodo dall’827 al 1091, anche la Sicilia. Ovviamente, in quei territori di lingua romanza che si erano trovati sotto il governo diretto degli arabi, l’influenza della lingua araba dovette essere di necessità molto profonda. 

In secondo luogo, però, bisogna ricordare che, al di là dello spazio geografico e del lasso cronologico in cui esercitarono un loro dominio effettivo in regioni a prevalente cultura latina, i differenti stati arabi hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nell’intreccio delle reti commerciali che hanno legato le sponde del Mediterraneo durante il medioevo e fino all’era moderna. Perciò, anche i contatti tra i mercanti arabi ed italiani hanno favorito la diffusione nella nostra lingua di numerosi elementi lessicali presi a prestito dall’arabo” ( tratto daArabismi studi e materiali”).

Le parole italiane di origine araba

L’interazione di lingue e culture tra passato e presente agevola tanto il processo di apprendimento in un avventuroso viaggio etimologico. Ogni appassionato si sarà chiesto l’origine della parola. Vediamo qualche parola italiana di sicura origine araba:

Limone: dall’arabo laimun, derivato da idiomi linguistici orientali.

Zucchero: dall’arabo as-sokkar, gli Arabi, dalla seconda metà del VII secolo, cominciarono a diffondere la canna da zucchero, e portarlo in Europa grazie ai mercanti arabi.

Carciofo: dall’arabo kharšūf

Zibibbo: rivela proprio l’influenza araba, importato in passato in Sicilia, uva nobile di origine egiziana zbib.  

Meschino: dall’arabo miskin, povero, misero. 

Zafferano: dall’arabo za’faran, è la spezia più usata nel mondo antico, è attestato nella lingua italiana dal XIV secolo. 

Albicocco: dall’arabo al-barquq, che oggi vuol dire prugna, susina. 

Tazza: dall’arabo tassah, un antico bicchiere tradizionale del mondo mediorientale.  

Zerbino: dall’arabo zerbiy, tappeto, cuscino.

Magazzino: è una parola di origine araba makhazin, la forma plurale dei depositi. 

Dogana: dall’arabo diwan, l’ufficio preposto al controllo delle merci.

Scirocco: dall’arabo magrebino shoruq, vento proveniente da sud-est. 

Sesamo: dall’arabo semsem. 

Carruba: ha origini arabe e nasce dal nome kharrūb. 

Sciroppo: da shārab, bevanda. 

Liuto: dall’arabo al-ud, strumento musicale a corde pizzicate. 

Azzurro: importato dagli Arabi, lazward, in riferimento al colore del lapislazzulo. 

Un’eredità ancora viva

Durante il Medioevo i contratti commerciali erano espressi in lingua araba, facendo così incontrare la cultura araba con quella occidentale. Alcuni termini italiani che si usano spesso, quasi in modo invariato, nel linguaggio quotidiano. Oggi, l’eredità araba è ancora viva e fulgente nella lingua siciliana: dall’incontro tra la lingua araba e la lingua siciliana è nato l’arabo siqili o siculo-arabo, usato dai poeti arabi di Sicilia. Ne scopriremo di più nel prossimo articolo. 

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