Hammamet: una giornata al mare
Una giornata estiva ad Hammamet, in una spiaggia popolare
Ombrelloni con lettini degli stabilimenti. Poco più in là, nella spiaggia libera, qualche tenda fa capolino. Qualche ombrellone piantato nella sabbia, ma solo a metà, per evitare che il vento se lo porti via, con attaccato fouta e salviette per avere più ombra e creare una sorta di tenda. All’interno tavolini di plastica con bicchieri di the e piatti preparati a casa e qualcuno sdraiato lì dentro che sonnecchia. Nel mare, bimbi al loro primo bagno che piangono aggrappandosi a mamma o papà. Bambini con salvagenti giganti a forma di papera, coccodrilli e materassini. Donne con costumi interi e pantaloncini. Donne con hijab in burkini o pantaloni lunghi e maglietta a maniche lunghe. Ragazzi che nuotano assieme e giocano a pallavolo in acqua. Ogni tanto un cammello fa capolino, per qualche turista, e i bambini lo indicano con il dito, supplicando mamma e papà di poterci fare un giro.
Un signore con un cappello di paglia fa avanti e indietro con la sua teiera e un sacchetto con bicchieri di carta, menta fresca ed arachidi. Con un gesto rapido versa il the dal basso verso l’alto per creare una sorta di schiuma, stacca qualche foglia di menta e prende una manciata di arachidi. « Tleta lef », « Tre dinari », c’è chi gli dice che è caro, di abbassare a due dinari. « Faccio avanti e indietro tutto il giorno, sotto il sole cocente, guadagno così da vivere durante la stagione », taglia corto il signore. Un ragazzo propone ai bagnanti mandorle ed arachidi caramellate, in sacchettini già pronti alla vendita, che trasporta tenendoli in equilibrio su un vassoio argentato rotondo. Tre dinari le arachidi, quattro le mandorle, cinque dinari se si comprano due pacchetti. Un altro trasporta un pezzo di legno, dove sono incastonate diverse mele caramellate, il cui rosso si distingue da lontano ed è subito riconoscibile dai bambini golosi. Tre dinari a mela,e anche qui acquistando più mele, il prezzo diminuisce. Passa anche qualcuno con fouta e djebba da portare a casa come souvenir.
Dei ragazzi passeggiano, adolescenti con sigaretta tra le mani e occhiali da sole calati sul viso, atteggiamento da macho per darsi un po’ di tono. Una signora si siede sul bagnasciuga e comincia a ricoprirsi il corpo di sabbia, ritornando un po’ bambina. Lì accanto, un signore con la sua bicicletta osserva i bagnati. Sono lontani gli stabilimenti, che ormai hanno preso piede anche in Tunisia, dove la musica rimbomba nell’aria e per parlare bisogna cercare di sovrastare il frastuono. Qui le onde del mare si infrangono sulla spiaggia, mescolandosi con i suoni dei venditori e dei bambini che giocano, tra castelli di sabbia e la ricerca di qualche conchiglia. La semplicità e la tranquillità di una giornata afosa.
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