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Human Rights Watch Tunisia: la legge contro la violenza sulle donne non basta a proteggerle

Cinque anni dopo la promulgazione di quella che è stata ritenuta una legge avanguardia contro la violenza domestica in Nord Africa, la situazione delle donne non è migliorata. Violenze in aumento, mancanza di fondi e di formazione della polizia e una mentalità ancora maschilista

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COMUNICATO STAMPALe autorità tunisine non stanno riuscendo a proteggere le donne dalla violenza domestica nonostante la promulgazione di una solida legge nel 2017: lo afferma Human Right Watch in un suo report. 

Il report – di 94 pagine -, “Che male c’è se ti picchia?: affrontare la violenza domestica in Tunisia”, rileva che nonostante l’impegno di diverse leggi e una delle più forti leggi contro la violenza domestica nel Medio Oriente e in Nord Africa, la scarsa attuazione della legge mette le donne a rischio di subire violenza. Le autorità non riescono a rispondere, indagare e fornire protezione alle donne che riferiscono le violenze subite, e la mancanza di fondi per i servizi di supporto, come ile case – rifugi, ha lasciato molte sopravvissute senza nessun luogo dove poter fuggire.

Una legge all’avanguardia: ma non basta

L’adozione della Legge 58 è stata un’importante conquista e il risultato di una lunga battaglia per combattere la violenza contro le donne in Tunisia” riferisce Kenza Ben Azouz, autrice del report. “Cinque anni fa, ad ogni modo, molte donne hanno dovuto affrontare diversi abusi da parte dei loro coniugi e altri membri della famiglia e fu loro negata la protezione e l’assistenza a causa delle autorità”.

Nel 2021 e nel 2022, Human Right Watch ha intervistato più di 100 persone in tutta la Tunisia, incluse 30 sopravvissute ad abusi domestici, ufficiali di polizia, avvocati, giudici e provider di servizi sul tema della risposta delle autorità alla violenza domestica. 

E’ come se stessi camminando verso la mia stessa morte” riferisce una sopravvissuta, 40 anni, sottolineando che le autorità si sono rifiutate di aiutarla dopo che suo marito l’ha colpita con un mattone. 

Mancanza di informazione sui diritti delle donne

Human Right Watch ha rilevato che la maggior parte delle donne tunisine, specialmente se vivono in campagna o sono analfabete, sono all’oscuro delle misure e dei servizi disponibili per proteggerle attivate dalla Legge 58. Ciò è dovuto, in parte, a un’inadeguata campagna informativa.

Le donne hanno il diritto, con la Legge 58, di richiedere delle misure di protezione temporanea al pubblico ministero, così come una protezione di lunga durata prevede che il tribunale può promulgare, senza bisogno, da parte della sopravvissuta, di depositare una richiesta di denuncia o divorzio. Ciò permette alle autorità di proibire ai presunti abusanti di avvicinarsi alle sopravvissute e ai loro figli, dando loro protezione nelle loro case mentre decidono i passi successivi da intraprendere. Ciò nonostante, le autorità non sembrano seguire queste procedure su larga scala.

La polizia: un incitamento a riconciliarsi e poco ascolto

Le autorità hanno aperto, nel Paese, 130 unità di polizia specializzata sulla Legge 58 e hanno provveduto alla loro formazione. Ma le donne riferiscono che la polizia non riferisce i loro diritti e le varie opzioni, rispondendo in modo sprezzante alle loro denunce, o pressandole per riconciliarsi con i loro abusanti o acconsentire a una mediazione famigliare invece di perseguire la strada della denuncia penale. 

La maggior parte delle unità specializzate sono aperte solo durante gli orari amministrativi feriali e vi è la mancanza di sufficienti risorse umane e materiali, come una macchina che possa trasportare le donne in ospedale per degli accertamenti medici. Inoltre la polizia spesso insiste sulla base di requisiti arbitrari, come il mostrare un certificato medico recente che dimostri gli abusi subiti, prima di aprire un’inchiesta o richiedere protezione per la donna, nonostante la Legge 58 non richieda ciò.

Quando sono andata alla stazione di polizia, la polizia mi ha detto che non potevo fare nulla con i miei quattro certificati medici, rilasciati nel 2020 e nel 2021, perché tutti erano stati rilasciati più di 15 giorni fa” riferisce una sopravvissuta, 26 anni. “Sono analfabeta, e nessuno mi ha detto che i certificati avrebbero perso la loro validità dopo una settimana”.

Nessun gratuito patrocinio

Human Right Watch ha rilevato che le donne che si rivolgono al tribunale per proseguire con le denunce o per richiedere una protezione di lunga durata spesso non ottengono il gratuito patrocinio, o il supporto fornito è di debole qualità. Queste problematiche sono esacerbate dal fatto che le tempistiche sono lunghe, facendo sembrare la giustizia sfuggente.

Inoltre la Legge 58 garantisce alle sopravvissute il diritto a un supporto medico e psicologico e un follow up. Malgrado ciò, in diverse regioni, solamente i certificati medici vengono rilasciati gratuitamente. I costi di ulteriori esami medici e i costi di trasporto possono scoraggiare le sopravvissute di violenza domestica. Lo staff medico raramente informa le sopravvissute del loro diritto di rivolgersi a psicologi e diversi sottolineano la mancanza di una formazione per rilevare segni di violenza, inclusa quella fisiologica e gli impatti psicologici. Nel 2020, l’unico centro in Tunisia dedicato al benessere psicologico delle sopravvissute, è stato chiuso a causa di una mancanza di fondi. 

Dieci case – rifugio in tutta la Tunisia

La legge 58 stabilisce che le vittime di una violenza hanno il diritto a un alloggio di emergenza e a una reintegrazione a lungo termine. Ma i legislatori tunisini non sono riusciti ad assegnare le risorse necessarie per aiutare le donne, incluse chi ha dei figli, a raggiungere l’indipendenza economica dai loro abusanti. L’accesso inadeguato alle case – rifugio di emergenza, specialmente al di fuori della capitale, significa che le donne che hanno bisogno di scappare da una famiglia abusante non hanno nessun posto dove andare, a meno che loro abbiano delle risorse sufficienti da parte. 

Attualmente in Tunisia vi sono 10 case famiglia per le sopravvissute, con una capacità totale di 186 donne e bambini. Il Ministero della Donna ha intenzione di aprire più rifugi, garantendo che almeno un rifugio sia operativo in ognuno dei 24 governati della Tunisia nel 2024. Oltre ad un maggior numero di rifugi, la Tunisia ha bisogno di uno sforzo maggiore per riabilitare le donne che decidono di abbandonare la casa famigliare e si rivolgono a questi rifugi, e di finanziarle per aiutarle a trovare delle sistemazioni a lungo termine.

E’ ora di trattare la violenza domestica come un grave crimine

 “La Tunisia non può essere ritenuta una campionessa regionale in merito ai diritti delle donne, a meno che non si ridiscutano le leggi al riguardo e si incominci a trattare il tema della violenza domestica come il crimine grave che è” ha affermato Ben Azouz. “Molte donne non hanno modo di scappare dai loro mariti, fratelli e padri che abusano di loro impunemente”.

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Violenza domestica in Tunisia: le testimonianze

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