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L’altra Sidi Bou Said: gli antichissimi riti sufi della Kharja

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Ci sono dei fenomeni umani straordinari, rari, preziosi, dei momenti mistici, trascendentali, antichissimi, ai quali si spera di assistere nella propria vita. Ho avuto la “fortuna” d’imbattermi in uno di questi in Tunisia e di scoprire che essa custodisce anche tale tipo di tesoro nel suo ricco e, in una certa misura, sconosciuto patrimonio culturale.

Tutto inizia un anonimo sabato nell’ottobre 2022 dal consueto perdersi intenzionale per le stradine di Sidi Bou Said, cittadina che è meraviglioso gioiello del litorale nord della “grande Tunisi”. La “Santorini della Tunisia” è famosa e turistica soprattutto per le sue case bianche e porte blu, per il pittoresco groviglio di stradine, per le splendide viste panoramiche e per i caffè. Giunti nella zona alta del villaggio, sentiamo due uomini, di cui uno tunisino all’aspetto, parlare in francese di un toro indicando un cancello. Incuriositi, sbirciamo e vediamo effettivamente un grande toro legato. I due signori ci spiegano che verrà sacrificato l’indomani mattina in un evento tradizionale a cui ci invitano.

Un uomo entra in trance durante il rituale Sufi della kharja – photo credits Cinzia Olianas

Non ce lo facciamo ripetere due volte. La nostra domenica inizia quindi con il solito TGM, il treno che ci porta sulla costa, capolinea La Marsa. Scesi a Sidi Bou Said, verso le undici assistiamo all’inizio della manifestazione. Il toro apre il corteo, seguito da un manipolo di uomini in abiti bianchi tradizionali, uniti a braccetto, i quali iniziano a percorrere all’indietro la salita principale del centro storico. Cantano in arabo all’unisono mantra ipnotici e suggestivi, a ripetizione, a lungo. La folla in abiti “comuni”, quindi moderni, chiude la processione. A un certo punto un uomo entra in trance. Ha la fronte madida di sudore, è in preda agli spasmi, viene prontamente sorretto da un altro uomo, nelle braccia del quale si abbandona. Poco dopo esce dallo stato trascendentale e i due uomini si stringono in un accorato abbraccio.

Improvvisamente si materializza dal nulla a fianco a me un giovane ragazzo tunisino, alto, moro, riccio e con gli occhiali, che parte subito a illustraci in un inglese superbo la natura del rito. Omar diventerà presto un nostro caro amico. Ci spiega che stiamo assistendo a un rituale Sufi. 

Il rituale della Kharja a Sidi Bou Said – photo credits Cinzia Olianas

Il Sufismo, riporta l’Enciclopedia Britannica, è un insieme di credenze e pratiche mistiche legate all’Islam in cui i praticanti cercano la verità dell’amore divino e la conoscenza attraverso l’esperienza personale di Dio. I percorsi mistici in questo pensiero permettono inoltre di comprendere la natura dell’uomo e di Dio. Se inizialmente il sufismo è una forma di ascetismo, di eremitaggio, che emerge nel VII secolo d.C., nel tempo si organizza via via sempre più fino al diffondersi delle confraternite. Da un lato si può dire che esso sia legato all’Islam e che i due fenomeni possano convivere. Già i primi sufi leggono e meditano sul Corano. Dall’altro il sufismo è una spiritualità autonoma, talmente distinta che è stata persino attaccata duramente dai Salafiti. Questi ultimi purtroppo in anni recenti hanno distrutto nella sola Tunisia almeno 40 luoghi sacri sufi. Qui il sufismo è molto capillare e radicato, di solito intrecciato alla venerazione di un Sidi, inteso qui come “Santo”, che di solito nella sua vita si è speso molto per il bene altrui.

Omar ci spiega che la processione alla quale assistiamo si chiama Kharja. Il luogo in cui i sufi e praticanti sufi si riuniscono in generale è la Zawiya. Invece il nome della confraternita di cui fa parte il gruppo di Sidi Bou Said è l’Aissaouia, dal nome del “Santo” marocchino Sidi Mohammed Ben Aissa, che pare l’abbia fondata.

Preparativi per la Kharja a Sidi Bou Said – photo credits Cinzia Olianas

Omar ci invita a tornare la sera e salire alla moschea. Così facciamo. Troviamo la loggia del luogo di culto gremita di adepti, solo uomini, illuminata a giorno dai neon. Alcuni sono uniti tra loro a braccetto in una lunga fila, ballano sincronizzati con movenze ripetitive, guidati da canti ipnotici e maestosi che recitano all’unisono. Oscillano a destra e a sinistra spostando il peso da un piede all’altro. La testa segue ondeggiando quasi senza controllo. Mi vengono in mente i versi di una canzone: “nei ritmi ossessivi la chiave dei riti tribali”. L’aria è carica di energia maschile, il fragoroso coro di voci baritonali riempie lo spazio fisico e interiore, come una cassa dritta nell’anima.

All’improvviso il clima muta. Si aggiungono i tamburi, incalzanti e potenti. Qualcosa sta per iniziare, qualcosa di ancora più ancestrale e inquietante. L’elettricità nell’aria è palpabile. Uno degli adepti è entrato in uno stato di trance,similmente a ciò che abbiamo visto la mattina di quello stesso giorno. Omar, che nel frattempo si è di nuovo materializzato dal nulla a fianco a noi, ci spiega che “è diventato il dromedario”. L’uomo-animale attraversa il corridoio umano nella corte interna a pochi metri da noi, si dirige verso la loggia. Corre piegato, sulla schiena nuda porta dei grossi pezzi di fico d’India, con tanto di spine. Si muove in modo animalesco, non è più un uomo. Appoggiati i fichi per terra vi rotola sopra in delle capriole. Qualcuno poi rimuoverà le spine dalla schiena. Promana una vitalità, energia e sicurezza contagiosi che mi galvanizzano.

Dell’incenso sparso durante il rituale della Kharja a Sidi Bou Said – photo credits Cinzia Olianas

Poco dopo il dromedario si libera delle ultime energie dello stato di trance sorretto dalle braccia della guida spirituale. Nel farlo vibra con grandi scossoni come in preda alle convulsioni. Infine si abbandona esausto e in lacrime in un abbraccio quasi travolgente tra i due uomini. Io sono sbigottito, stupefatto. Non ho mai visto una scena del genere nella mia vita. Anzi, mi chiedo se la stessi vedendo veramente o se non stessisognando. Poco dopo avrei assistito a fatti persino più memorabili ed eclatanti. Ma per questo racconto bisognerà aspettare un prossimo articolo…

© Riproduzione riservata 


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