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Maccarruni : il docufilm sui siciliani di Tunisia, tra ricordi e nostalgia

Il docufilm di Massimo Ferrara, nato da un'idea di Isabella La Bruna e Antonio Farruggia, porta sullo schermo nove storie di siciliani di Tunisia

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Si ripercorrono le vite di nove siciliani di Tunisia in « Maccarruni », il docufilm di Massimo Ferrara che porta un altro sguardo su questo capitolo della Storia italo – tunisina. Un documentario « dedicato a tutti coloro costretti ad abbandonare la propria terra senza ritorno ». Abbandonare la propria terra : è proprio quello che hanno dovuto fare i siciliani di Tunisia, persone che consideravano casa la Tunisia, ma che a causa delle decisioni politiche post Indipendenza si videro privati delle fatiche e del lavoro di generazioni, dovendo (ri)partire da zero in Italia o in Francia. Il titolo, « Maccarruni », richiama una pasta tipica siciliana : si apre proprio così, con il ricordo del nipote dello zio Fiore, che chiedeva di poter mangiare questo piatto tipico.

Il documentario, autoprodotto, si suddivide in undici capitoli, che introducono diversi temi a cui i protagonisti rispondono riportando le proprie esperienze di vita e quelle della propria famiglia di origine, genitori e nonni. « Perché emigrammo ? », « emigrazione in Tunisia », « riparazione danni di guerra. Sequestro delle aziende », « Tunisia indipendente ? », « La scuola », « La battaglia di Bizerte », « le proprietà », « Viva la Tunisia indipendente. Nazionalizzazione delle terre », « la produzione », « feste, vacanze, matrimoni e fuijtine » e « addio mia bella Tunisia, addio »,  i titoli dei capitoli. Si alternano interviste, articoli di giornali, documenti e fotografie d’epoca.

C’è chi racconta di aver lasciato la Sicilia a causa della mafia ; chi racconta della bisnonna, rimasta vedova per ben due volte e con tre figli da sfamare, per cui la Tunisia, dove già vivevano i fratelli, rappresentava una possibilità lavorativa, visto che in Sicilia il lavoro scarseggiava ; altri ancora fuggiti nel Paese nordafricano per non fare il servizio militare ; altri che la scelsero per migliorare le proprie condizioni di vita. Motivazioni diverse, ma il file rouge che accompagna le testimonianze, è che dopo essere riusciti ad avere delle terre proprie, aver avviato delle buone attività, dopo anni di sacrifici, devono lasciare tutto per l’ignoto, accompagnati da un senso di straniamento e di nostalgia. Quando l’Italia, durante la seconda guerra mondiale, dichiarò guerra alla Francia, molti italiani in Tunisia vennero incarcerati. Finita la guerra, fu il turno del sequestro delle aziende e poi, dopo l’Indipendenza, nel ’64 furono gli arabi a togliere di nuovo le varie proprietà. Proprietà « comprate col sudore e il duro lavoro ». « Noi italiani abbiamo lasciato fino all’ultimo cent in Tunisia ». Ricordano come la popolazione amasse gli italiani rispetto ai francesi : non c’era discriminazione, ma una solidarietà straordinaria.

« Si narra la vicenda umana di queste persone che sono state strappate dalla Tunisia – racconta il regista Massimo Ferrara -, che consideravano la loro patria e che sono ri-emigrate in Italia, una ri-emigrazione che le ha fortemente traumatizzate. Si tratta generalmente di persone nate dopo il 1943, che hanno assorbito la cultura francese, mentre i genitori erano maggiormente legati alla cultura italiana. Raccontano la loro quotidianità, le loro viccisitudini, fino al 1964, anno in cui abbandonano la Tunisia a causa della nazionalizzazione delle terre . La Tunisia ad ogni modo, fino alle leggi discriminatorie emanate da Bourguiba, è stata il più grande esperimento sociale di Stati in cui le varie componenti si siano amalgamate e integrate in modo perfetto ed equilibrato. Ad esempio a Tunisi, in rue de Marseille, nella stessa palazzina abitavano tunisini, maltesi, siciliani, non era una cosa sorprendente, ma la normalità. In quel periodo la questione religiosa non era predominante, non c’erano forme di discriminazione legate alla religione o alla nazionalità ».

Se qualcuno fosse interessato a una proiezione del film  può scrivere a : consolatodisicilia@gmail.com o contattare il regista tramite questo gruppo facebook.

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