Quando si pensa alla Piccola Sicilia in Tunisia, il pensiero corre immediatamente al quartiere situato a La Goulette, dove da qualche anno, il 15 agosto, ha ripreso vita la processione della Madonna di Trapani. In realtà, un’altra Piccola Sicilia era presente in centro a Tunisi, non distante dall’Avenue Bourguiba. Queste due realtà sono state illustrate da Leila Ammar, dell’Esau, la Scuola Nazionale di Architettura e di Urbanistica di Tunisi, Università di Cartagine, durante la seconda edizione dell’evento Matabbia – Siciliani di Tunisia: architettura, stampa, arte.
“Le due piccole Sicilia, questi due vecchi quartieri di Tunisi e della Goulette, testimoniano ancora oggi un passato plurale contrastante – ha spiegato -, una Storia collettiva costitutiva di identità e di luoghi che persistono attraverso delle tracce, un’eredità comune, delle pratiche, delle esperienze e delle culture meticciate, delle forme d’architettura, degli spazi che a volte, nonostante trasformati, fanno scaturire una memoria collettiva, fatta di scambi, di miti, di immaginari”.
La Piccola Sicilia in centro a Tunisi, luogo del proletariato
In pochi anni il quartiere della Piccola Sicilia in centro città divenne uno dei quartieri italiani più popolari della capitale e concentrazione del proletariato europeo. Ammar, andando indietro nel tempo, racconta come i terreni situati tra l’Avenue de Carthage e l’avenue de la Republique siano diventati poi il luogo dove questa comunità si è insediata: “Per decenni questa zona era palustre e veniva utilizzata per lo smaltimento delle acque di scarico. La nobildonna Carlotta Fasciotti Gnecco, favorita del Bey, riuscì a risanarne 15 ettari dove gli operai e gli immigrati italiani fossero autorizzati a costruire delle casette con due o tre stanze, di un solo piano. Le prime risalgono al 1870: saranno poi demolite e rimpiazzate nel 1930 con degli edifici più duraturi”.
Identità che oggi non sono più le stesse, ma hanno lasciato il posto ad altro. “I Siciliani ed i vecchi italiani nativi della Tunisia, naturalizzati o no, sono partiti, i Tunisini li hanno rimpiazzati all’Indipendenza del Paese. Sono rimaste le pratiche e le abitudini antiche. Non erano dei ghetto, ma c’era una concentrazione famigliare, culturale e di pratiche, le persone si aggregavano insieme. Si parlava siciliano ed italo – tunisino. Non significa che gli altri non potevano andarci, era una mescolanza. Che identità è rimasta oggi? La cultura italiana è continuata con i matrimoni misti, con la lingua italiana imparata attraverso Raiuno, con le conversioni all’Islam, con gli spaghetti: i Tunisini sono tra i maggior consumatori di pasta”.
Il progetto per ridare nuova linfa vitale a La Piccola Sicilia
Oggi, nell’ambito del progetto SEPTS (Società di Studio e Promozione di Tunisi Sud), c’è l’idea di rinnovare il quartiere della Piccola Sicilia, da parte della Municipalità di Tunisi e diversi ministeri. “Il progetto di ristrutturazione della Piccola Sicilia è stato al centro di un concorso di idee nel 2000. Si tratta di un progetto che prevede un’area di 80 ettari limitati da Bab Alioua a Sud, l’Avenue Bourguiba a Nord, il porto di Tunisi ad Est e l’Avenue de Carthage ed ovest. Un progetto portato avanti dalla municipalità di Tunisi con una partecipazione al finanziamento dell’Italia di 8 milioni di euro. Comprende la ricollocazione degli abitanti, dei laboratori, l’abbellimento della piazza pubblica, il miglioramento della rete stradale, l’esproprio di terreni, il restauro di edifici. Il progetto vincitore comprende un parcheggio a più piani di 7.500 m2, due torri gemelle, una stazione multimediale, degli edifici residenziali ed amministrativi, degli spazi culturali, sociali e commerciali e 195 mila metri quadri di spazi verdi”.
E prosegue: “Bisogna trasformare il cuore di Tunisi. La piccola Sicilia possiamo aprirla sul porto di Tunisi? Quando passeggiamo su Avenue de la Republique abbiamo la percezione di edifici chiusi, inaccessibili. Sul piano urbano la Piccola Sicilia è un quartiere popolare, portatore di diverse questioni sociali. È un’architettura con diverse influenze e scritture differenti. Può essere interessante per gli esperti e per gli architetti, ma per gli abitanti rappresenta semplicemente la pratica dei luoghi che frequentano, la loro vita quotidiana. Ci sono delle cose che spariscono, altre che resistono e che continuano a vivere sotto i nostri occhi”.
La Piccola Sicilia alla Goulette: una Storia ancora più antica
Per quanto riguarda invece il quartiere della Piccola Sicilia alla Goulette, la sua Storia è ancora più antica rispetto alla piccola Sicilia di Tunisi. “Le prime occupazioni risalgono al 1848, con l’arrivo massiccio dei migranti Siciliani: giornalisti, artigiani, pescatori, muratori, piccole professioni. Si installano nel quartiere delimitato da un vecchio canale, poi chiamato Piccola Sicilia. La Chiesa di Saint Augustin e Saint Fidèle si trova nel cuore del quartiere stesso, su una piazza centrale all’incrocio dei due assi”. Per 30 anni Ammar ha realizzato uno studio sulla tipologia ed architettura delle case.
“Si tratta spesso di stanze rettangolari con un corridoio e con una scala che va al primo piano. Sono case che ritroviamo in Sicilia o nei vecchi quartieri abitati da italiani, maltesi, tunisini e qualche francese. L’operazione di rinnovamento della Piccola Sicilia negli anni ’90 ha cancellato le principali caratteristiche di coesione e spazio pubblico e purtroppo non si sono avuti né i soldi né l’dea di ridare vita a certi edifici storici”. E conclude: “Oggi, dove delle trasformazioni radicali hanno avuto luogo o sono attualmente in corso, è urgente ricordare l’importanza e la necessità di preservare i tratti, le identità, la struttura, l’urbanità, la qualità della vita nella città”.
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