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Simone Signoretta: “Con Indinya diamo nuova vita ai rifiuti in Tunisia”

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Candele profumate, bicchieri, vasi e abat jour che prendono vita dalle bottiglie di Celtia, la birra tunisina; anelli realizzati da bottiglie di vetro, scarpe con materiali di riciclo, ma non solo: qualsiasi scarto prende nuovamente vita, tutto il più possibile in ottica “zero waste”, “zero rifiuti”. E’ l’obiettivo che si pone Indinya, “dentro la vita”, una start up dal cuore ecologico dedicata al riciclo dei rifiuti e alla sensibilizzazione sul tema, a partire dai più piccoli, impegnata a livello ambientale e sociale. L’idea è nata da Simone Signoretta, imprenditore sociale, che in Tunisia è arrivato nel 2010 con la famiglia, seguendo il padre che nel Paese nordafricano si è stabilito per lavorare a seguito della crisi dell’edilizia in Italia. Il Paese nordafricano già da diverse estati era la meta delle vacanze famigliari, poiché al padre capitava di venire a lavorare come operaio tra Monastir e Jemmel. Per otto anni Signoretta lavora in un’impresa che si occupava di pittura e collanti e poi, nel 2018, la svolta: decide di creare “Indinya”.

Produciamo macchine che lavorano gli scarti di vetro: lo tagliano, lo macinano e lo levigano e da lì si possono creare diversi prodotti, come piastrelle e tavoli. Tra il Covid, la crisi e la situazione politica e l’aumento dei prezzi, è stata una carneficina. Ma stiamo andando avanti e spero che questa idea si possa esportare al di fuori della Tunisia. Tra i nostri punti di forza, la collaborazione con artigiani locali con cui ideiamo nuovi prodotti, come scarpe con tessuti riciclati, tappetini di yoga e via dicendo”. 

Nel suo negozio a La Marsa, ogni packaging è frutto di un riciclo: dalla candela realizzata con le bottiglie di vetro, alla busta in carta di giornale cucita, al tappo realizzato dal legno recuperato da una pedana. Oltre alla creazione vera e propria, Indinya è in prima linea per quanto riguarda la sensibilizzazione, soprattutto nei confronti dei più giovani:Svolgiamo diverse attività didattiche, per sensibilizzare su come sia possibile ottenere qualcosa dal rifiuto”. E’ anche possibile partecipare a diversi laboratori: da quello per la realizzazione delle candele, a quello per creare i propri orecchi o i propri bicchieri. 

Un lavoro non semplice, in un Paese dove i rifiuti costituiscono un problema di non poco conto e dove il riciclo è quasi inesistente: “E’ una sfida: in Tunisia sono diversi i soldi che si investono nell’ambito della gestione dei rifiuti, ma dietro c’è una mafia che blocca tutto e fa solo da passaggio. La plastica inoltre è una fonte di guadagno: infatti viene riciclata perché la grande industria ne ha bisogno. Noi nel nostro piccolo cerchiamo di sensibilizzare sull’importanza di mantenere pulito lo spazio pubblico, per se stessi e per gli altri. Anche per quanto riguarda il riciclo delle bottiglie di vetro, non è così semplice come si potrebbe pensare, soprattutto perché la maggior parte di esse vengono utilizzate per l’alcol, quindi c’è chi pensa che sia un’attività ‘haram’. C’è anche chi porta le bottiglie e vuole essere pagato in cambio: c’è ancora molto individualismo, si fanno le cose se c’è un guadagno, non si guarda ancora al bene comune. Manca una coscienza collettiva. Si può assistere spesso a scene in cui bambini buttano per terra gli involucri di ciò che stanno mangiando, senza che nessuno dica loro nulla. Il problema è che la situazione economica negli ultimi anni è peggiorata sempre più e molte persone non hanno i soldi per vivere, la crisi si sente tantissimo, alcune cose costano più che in Italia, ci sono stati aumenti vertiginosi. Ma dall’altra parte qualcosa si sta muovendo, c’è una comunità di persone più sensibili a questo tema, che ce li porta in negozio senza problemi. In altri casi siamo noi a recuperarle dalla spiaggia o nei boschi, ma ci sono anche associazioni ambientaliste che fanno queste azioni collettive di pulizia e poi ce le lasciano. 

Per quanto riguarda il riciclaggio, mancano le basi: per un certo periodo ho pensato di installare dei bidoni per la raccolta del vetro, ma la gente ci butterebbe di tutto e di più. Negli ultimi anni hanno cominciato a conoscermi come ‘quello che ricicla il vetro’: fa piacere, capiscono che è una cosa importante”.

Signoretta collabora anche con l’associazione Jbel Semmema, a Kasserine, vicino al monte Chaambi, noto soprattutto perché negli anni è stato luogo dove si nascondevano i terroristi. “E’ un’associazione che è stata creata da Adnen Helali In un periodo buio, proprio per dare speranza. Si insegna musica ai ragazzi, si organizzano festival, come ‘il festival dei pastori’, si aiutano le donne a vendere prodotti locali. Io realizzo l’imballaggio per i prodotti, senza scopo di lucro”.

Diversi i premi e i riconoscimenti ricevuti in questi anni di vita e le partnership attivate: tra le altre, quella con la Tui Care Fondation per il programma “Destination Zero Waste Tunisia”; il premio per la seconda edizione del l’EMWWR, Euro-Mediterranean Waste Reduction Campaign, per un Mediterraneo sempre più sostenibile; il Premio SwitchMed ed è entrato a far parte del programma di Lab’ess per le start up innovative

Potete seguire il suo lavoro sulla sua pagina Instagram o acquistare i suoi prodotti (spedisce anche all’estero) a questo link

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