“Terres promises”: l’ultimo romanzo di Alfonso Campisi dove le donne emigrano verso la Tunisia, la terra promessa
Il romanzo, vincitore del Premio Flaiano, è una storia di donne che emigrano verso la Tunisia, vista come l'Eldorado, la terra promessa del titolo. E un inno alla Tunisia, terra che da anni ha accolto l'auore, scrittore e professore di filologia romanza all'università di Manouba.
Dar el Jeld, alla Kasbah, Tunisi: una sede all’altezza del suo protagonista. Alfonso Campisi, scrittore e professore di filologia romanza all’Università di Manouba, specialista dell’immigrazione siciliana in Tunisia tra il XIX e il XX secolo, ha presentato qui Terres Promises, vincitore del Premio Flaiano. È una narrazione che riflette in qualche modo la sua storia e quella di tanti di noi, suoi connazionali.
“Favignana e Trapani nel 1943 vivono il più grande bombardamento da parte degli anglo americani, sottolinea l’autore, quindi molti sono costretti ad andarsene”. Quella raccontata è la seconda ondata migratoria: nella prima la gente lascia per poter mangiare, “non c’era più nulla; era quella degli uomini”. La seconda è al femminile: “prendono il loro destino in mano e partono”. “Favignana è distrutta, c’è molta miseria, la Tunisia è l’Eldorado, la terra promessa”.
“E’ un romanzo di donne – spiega Campisi – l‘eroina che migra è una donna, la comunità è formata da donne, è un affaire de femmes”. La protagonista è una giovane di origini modeste: intelligente, desiderosa di farsi una cultura, di leggere e di trasmettere anche agli altri quello che ha appreso, che sia l’arte di ricamare o i grandi classici della letteratura russa. “Ha un carattere mediterraneo: è forte, coraggiosa, risolve e gestisce tutto, più degli uomini”.
Tante le nozioni storiche, tanti gli elementi: la Sicilia, la Tunisia, l’Africa del sud, le terre promesse appunto. I temi ricorrenti: la religione, l’esistenza di Dio, il forte peso del cattolicesimo, i dubbi; la numerologia (il numero17 ad esempio che ritroviamo); il profilo del migrante: chi sceglie di partire, chi è obbligato. La cultura mediterranea, con le sue specificità, “che forse può capire solo chi vi appartiene”.
« On avait quitté Palerme, depuis plusieurs heures, quand apparut la terre d’Afrique qui, très lentement, se rapprochait, laissant entrevoir avec elle l’emploi déjà promis comme le signifiait le contrat signé en Sicile. On accosta au port de la Goulette. Un Français, qui se faisait bien comprendre du groupe, reçut le 25 travailleuses italiennes, siciliennes essentiellement ».
Questo libro, conclude il professore “è un inno alla Tunisia, terra d’accoglienza”.
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