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Tunisia, le leggi di Kais Saied nel 2022: un inno all’autoritarismo

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L’attività normativa del Presidente nel 2022: l’inno all’autoritarismo”: si intitola così il rapporto monografico pubblicato da Adli, l’Associazione Tunisina di Difesa delle Libertà Individuali, che ha analizzato i decreti legislativi e presidenziali emanati durante l’anno 2022. Emerge un quadro in cui i testi giuridici sono stati utilizzati per demolire le istituzioni create precedentemente con la Costituzione tunisina del 2014, mentre le tematiche economiche, sociali ed ambientali hanno avuto poco spazio e anzi, si sono fatti dei passi indietro per quanto riguarda i diritti delle donne e delle persone disabili. 

Il 2022 ha visto la Tunisia votare per un Referendum sulla proposta della nuova Costituzione, l’approvazione di quest’ultima, nuove elezioni legislative, decreti che minano la libertà di espressione e danno sempre più potere al Presidente. 

La strada verso un nuovo modello di Stato – si legge nel rapporto – è stata consacrata da dei testi giuridici elaborati, adottati e pubblicati nel Jort, il giornale ufficiale, nella mancanza più totale di trasparenza. Per comprendere questa direzione presa dalla Presidenza, abbiamo analizzato la produzione legale del Presidente durante l’anno 2022 per individuare il numero dei testi prodotti, le loro tematiche, le priorità del Presidente, la qualità dei testi e il loro impatto sui diritti e sulle libertà”. 

In un anno, 81 decreti legge e 104 decreti presidenziali 

Nel 2022, il Presidente della Repubblica ha pubblicato 81 decreti legge e 104 decreti presidenziali. “Numeri che non devono trarre in inganno – si legge nella monografia -: un gran numero di questi testi hanno un solo articolo, soprattutto i decreti legge per l’approvazione e i decreti di ratificazione dei testi internazionali, rispettivamente 23 su 81 e 19 su 104. A livello di contenuti, “l’anno 2022 è stato caratterizzato da un determinato numero di testi che avevano come obiettivo cambiare il regime politico, ma anche il modello e gli equilibri economici e sociali in Tunisia”, portando a “un ritorno verso l’estrema centralizzazione e personificazione dei poteri”. Le parti inerenti alla cultura e all’ambiente restano marginali, e riguardano principalmente l’approvazione e ratificazione di testi internazionali: “le questioni culturali, ambientali e lo sviluppo sostenibile non hanno rappresentato una priorità nel lavoro normativo presidenziale nel 2022”. 

I diritti civili e politici: “Lo Stato sono io, il popolo anche” 

Il 2022 è sin da subito caratterizzato dal prolungamento dello “stato di emergenza” e dello “stato di eccezione” instaurato il 25 luglio 2021. Il 24,7% dei decreti leggi emanati, 20 in totale, riguardano i diritti civili e politici; tra questi, 45% inerenti alla giustizia, 25% agli accordi internazionali, 20% alle elezioni e al Referendum, 5% alla libertà di espressione e 5% al dialogo nazionale. Per quanto riguarda i decreti presidenziali, 65 (62,5%) riguardavano queste tematiche: 49,2% nomine/revoche, 16,9% la giustizia, 9,2% elezioni e referendum, 9,2% la sicurezza nazionale, 4,6% la Costituzione del 2022 e 1,5% la dissoluzione del Parlamento. 

Decreti che hanno modificato il suffragio universale (ad esempio, un cittadino che possiede una doppia cittadinanza non può più candidarsi) e i finanziamenti alla campagna elettorale, che devono provenire solo da autofinanziamenti o donazioni private, svantaggiando chi non ha i mezzi economici e venendo meno al diritto di uguaglianza tra i candidati stessi. 

Il decreto legge n°54 invece, nato per combattere le fake news, è diventato “un’arma nelle mani del governo per mettere a tacere le voci critiche nei suoi confronti. Diversi arresti di attivisti ed oppositori a Saied sono avvenuti in nome di questo decreto”, diventando così una limitazione alla libertà di espressione. Accanto alla limitazione della libertà di espressione, Saied ha “distrutto sistematicamente l’indipendenza della giustizia”, dissolvendo il Consiglio superiore della Magistratura e, sostituendolo con uno provvisorio dove i membri sono nominati e non più eletti. 

Con l’entrata in vigore della nuova Costituzione, il 18 agosto 2022, “la legge stabilisce un sistema politico che concentra i poteri nelle mani del Presidente della Repubblica a scapito degli altri poteri”, con un Parlamento “ridotto alla funzione legislativa”. Un regime dunque presidenzialista con un disequilibrio dei poteri. 

I diritti economici, sociali e culturali: l’illusione di una democrazia sociale

Venti i decreti presidenziali relativi ai diritti economici, sociali e culturali (19,2%); tra di essi, 14 (70%) relativi ai diritti economici, 4 (20%) ai diritti culturali e 2 (10%) ai diritti sociali. 36 invece i decreti presidenziali al riguardo (44,4%): 22 (61,1%) inerenti ai diritti economici, 10 (27,8%) ai diritti sociali e 4 (11,1%) ai diritti culturali. Tra i primi, 10 riguardano i prestiti per finanziare il budget dello Stato. Si tratta “generalmente di prestiti consacrati al finanziamento dei salari dei funzionari e non sono utilizzati per rafforzare gli investimenti e lo sviluppo nei settori vitali quali l’educazione e la salute. Ricordando insistentemente la sovranità della Tunisia e il rifiuto delle ingerenze straniere, il Presidente della Repubblica è andato in direzione contraria, rinforzando la dipendenza finanziaria dello Stato attraverso prestiti e aiuti finanziari”. Un modus operandi che ha portato la Tunisia a classificarsi 128esima su 165 Stati per quanto riguarda le libertà individuali ed economiche. 

Il diritto alla salute e il diritto all’educazione non hanno trovato spazio nell’agenda del Presidente, nonostante la crisi dell’insegnamento pubblico che ha caratterizzato il 2022 e le condizioni degli ospedali pubblici. Dal punto di vista culturale, ci sono state diverse violazioni, come la censura del film Disney “Lightyear” a causa di una scena contenete un bacio tra due persone dello stesso sesso, e la chiusura del Museo del Bardo (ad oggi ancora chiuso, nonostante diversi annunci inerenti alla sua riapertura). Quattro i decreti leggi sulla cultura ed altrettanti decreti presidenziali, che hanno fatto fare dei passi avanti alla Tunisia “per quanto riguarda la protezione della proprietà intellettuale ed artistica”.

Diritti ambientali e diritto allo sviluppo sostenibile: un magro risultato di fronte a una situazione catastrofica 

Il 2022 è stato un anno particolarmente difficile dal punto di vista ambientale, tra incendi, raccolto agricolo a rischio, dighe senza riserva sufficiente di acqua, problemi legati allo smaltimento dei rifiuti a Sfax. Da questo punto di vista, “la nuova Costituzione non contiene la nozione di sviluppo sostenibile” ed è stata smantellata l’Istanza allo sviluppo sostenibile e ai diritti delle generazioni future creata nella Costituzione del 2014. Anche il diritto all’acqua, che era garantito, è diventato un semplice servizio reso dallo Stato. 

23 i decreti legge riguardanti i diritti ambientali (28,4%), ma si tratta perlopiù di decreti legati a permessi di ricerca, estrazione o rinnovo dei contratti legati agli idrocarburi, che minacciano l’ambiente (47,8%). 8 decreti (34,8%) hanno riguardato accordi internazionali, 2 i prestiti e infine altri 2 (8,7%) l’abrogazione di testi. Mentre i decreti presidenziali sull’ambiente sono stati 13, il 12,5%. Nel dettaglio, 7 (53,8%) sulle convenzioni internazionali, 4 (30,8%) sui prestiti e 2 (15,4%) l’abrogazione di una legge giuridica. 

I pochi decreti legge sono quindi perlopiù riguardanti l’approvazione di testi internazionali; a questo proposito nell’ottobre 2022, la Tunisia è stata criticata, durante il controllo annuale, dai membri del Consiglio dei Diritti dell’Uomo proprio per queste mancanze, raccomandando di rinforzare il sistema giuridico soprattutto per quanto riguarda la biodiversità e il cambiamento climatico. Per quanto riguarda invece lo sviluppo sostenibile, il Presidente ha scelto la strada della cooperazione e degli aiuti internazionali.

Diritti delle minoranze: discorsi di odio e di segregazione 

Diverse le violazioni nei confronti delle minoranze durante il 2022, a partire dalle restrizioni contro la libertà di espressione e di stampa, con molte persone indagate e spesso anche incarcerate per avere criticato il Presidente. Le altre violazioni hanno riguardato migranti irregolari, donne e persone della comunità LGBTQIA+. 

Su 9 decreti, 4 sono inerenti ai diritti delle donne e alle violenze basate sul genere (44,4%), 2 sui diritti dei migranti (22,2%), 1 i diritti delle persone disabili (11,1%), 1 i diritti dei bambini (11,1%) e 1 i diritti di giornalisti, militanti della società civile ed oppositori politici. Quattro invece i decreti presidenziali al riguardo: 2 sui diritti dei migranti,1 sui diritti delle persone disabili, 1 sui diritti dei bambini e un altro sui diritti delle donne. 

Il decreto legge 54 del 13 settembre 2022, relativo alla lotta contro le fake news, in realtà “dà alle autorità dei poteri considerevoli, permettendo di controllare il modo in cui le persone utilizzano Internet, raccogliere dei dati personali e intercettare le comunicazioni private, sulla base di criteri formulati con termini vaghi”, essendo in questo modo una minaccia alla libertà di espressione, di stampa e di associazione.

Per quanto riguarda i diritti delle donne, sono stati fatti dei passi indietro: la parità uomo – donna, che figurava nella precedente legge elettorale e garantiva una presenza egualitaria di uomini e donne nel parlamento, non esiste più. In Tunisia non è mai stata ratificata una legge inerente al diritto di asilo e anche la Costituzione del 2022 non contiene nessun accenno al riguardo, e nessuna legge è stata redatta inerente ai diritti dei migranti irregolari. Vista la situazione precaria di questi ultimi, a novembre 2022 è stato chiesto alla Tunisia di ratificare la Convenzione internazionale sui diritti dei lavoratori migranti e le loro famiglie e di aumentare gli sforzi per un’assistenza e una protezione più efficace ai rifugiati e richiedenti asilo.

Le persone LGBTQIA+, a causa dell’articolo 230 del Codice penale, ancora in vigore, “corrono dei rischi inerenti alla loro vita privata e alla loro integrità fisica”. Mentre per quanto riguarda le persone disabili, la Tunisia ha ratificato una Convenzione relativa ai diritti di quest’ultimi, ma andando in contraddizione con la stessa in quanto è stato loro impedito di presentarsi alle elezioni legislative di dicembre 2022. Infine, per i diritti dei bambini, la Tunisia ha aderito alla Convenzione sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali. 

Il 2022: le fondamenta di un regime autoritario 

Secondo L’Adli, appare chiaramente come “l’anno 2022 costituisce l’anno delle fondamenta e del meccanismo di un regime autoritario (….) e una svolta nel rapporto Stato/cittadini. Uno Stato che funziona in modo ermetico: nessuna partecipazione e nessun dialogo. Questi timori si sono verificati ad inizio 2023, con diversi arresti di oppositori politici e processi con delle accuse che hanno dell’incredibile e che ricordano i momenti più bui della giustizia tunisina e i periodi più autoritari della Repubblica: il processo del complotto del 1962, le indagini post 26 gennaio 1978, i processi post 3 gennaio 1984, i processi del 1985, i processi post 1989….. Di fronte ai problemi economici e sociali, ai quali il regime non ha nessuna soluzione, la politica costituisce la sola risposta, Durante i prossimi mesi del 2023, ci aspettiamo un peggioramento rispetto alle libertà e alle voci dell’opposizione”. 

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