Il nuovo anno scolastico tunisino ha preso il via mercoledì 15 settembre : la campanella di scuola è suonata per 2,3 milioni di studenti e più di 154 mila insegnanti tra scuola primaria, secondaria e licei. Qualche cifra : 6.130 il numero degli edifici scolastici nel Paese nordafricano e 90 mila 055 classi in totale. Il budget previsto per l’anno scolastico 2021 / 2022 è di 6.743 milioni di dinari, un aumento del 3,3% rispetto all’anno precedente.
« La rentrée » : così viene chiamata questa giornata, che inizialmente voleva essere boicottata da parte della Federazione generale dell’insegnamento di base , che ha poi cambiato idea grazie all’intervento del sindacato, con l’obiettivo di non perdere ulteriore tempo, considerando che gli ultimi due anni scolastici hanno subito rallentamenti e riduzioni orarie a causa della pandemia Covid – 19. Tawfik Chebbi, portavoce ufficiale della Federazione, ha dichiarato alla TAP che la commissione amministrativa porterà comunque avanti le sue rivendicazioni, riguardanti in particolar modo la garanzia dell’autonomia finanziaria delle scuole primarie, il miglioramento delle condizioni di lavoro, la regolarizzazione della situazione degli insegnanti supplenti e l’apertura di un dialogo serio per riformare il sistema educativo, compreso il sistema delle valutazioni.
Da anni la scuola pubblica tunisina fa discutere, da anni gli insegnanti manifestano e chiedono a gran voce condizioni di lavoro migliori, non solo dal punto di vista salariale, ma anche strutturale, vista la situazione di alcune scuole che quasi cadono a pezzi. Il livello della scuola pubblica si è deteriorato negli ultimi anni – qui e qui potete leggere degli interessanti approfondimento di Inkyfada -, con la conseguenza che il Bac, l’esame di maturità, ha percentuali di riuscita sempre più basse, segno di un’incongruenza tra una scuola che sta perdendo il suo lustro ma che chiede comunque ai suoi studenti un livello alto per poter poi frequentare l’università o accedere al mondo del lavoro. All’università si accede infatti grazie al risultato del Bac : più alto è il voto, maggiore scelta ha lo studente di scegliere la facoltà da frequentare, mentre più il voto è basso, più università gli saranno precluse. Le richieste di rivedere il sistema educativo tunisino sono rimaste inascoltate. E così sempre più famiglie, nella speranza di poter dare un’educazione migliore ai propri figli, si rivolgono al settore privato. Un fenomeno in realtà iniziato già 30 anni fa, ma che ha visto un’accelerazione nel 2009 – 2010, finendo con il più che triplicarsi in sette anni. La retta di una scuola privata può arrivare a più di 10 mila dinari all’anno, a cui si aggiungono i costi della mensa, dell’eventuale pre e dopo scuola e del trasporto. Ma, come in tutto il mondo, non sempre scuola privata equivale a scuola di qualità. Eppure a volte è l’unica alternativa per arrivare al Bac, per chi non riesce a superare più volte lo stesso anno e non viene più accettato alla scuola pubblica.
Una questione spinosa riguarda poi le lezioni private (i cosiddetti « cours particuliers »), tenuti dagli stessi insegnanti e che si è costretti spesso a frequentare per non avere dei voti più bassi : un modo per molti insegnanti di avere un ulteriore guadagno. Il ministro dell’Educazione Fethi Sellaoti ha annunciato che qualsiasi insegnante che obbligherà i propri studenti a frequentare le sue lezioni private andrà incontro a una sospensione del proprio salario per tre mesi, aggiungendo che spesso molte famiglie tunisine sono costrette a contrarre dei debiti per far sì che i propri figli possano frequentare queste lezioni private.
Un altro problema non di poco conto riguarda la descolarizzazione : secondo un rapporto pubblicato dal Ftdes, il Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali, l’abbandono scolastico, tra il 2010 e il 2019, ha riguardato 977 mila 189 bambini. Nel 2019 il tasso di abbandono scolare è stato dell’1% per la scuola primaria, 9,8% per il liceo e 10% per l’insegnamento secondario. Il tasso di abbandono è più alto durante il 7° anno : circa il 55% degli studenti lascia gli studi. L’abbandono scolastico riguarda nel 66% dei casi studenti e 33% studentesse ; i tassi di abbandono più alti si registrano nelle regioni marginalizzate, soprattutto quelle interne.
In questo dossier Chiara Sebastiani fa alcune considerazioni sulla « rentrée » tunisina, Kyra Ferrari Fitouri nella sua rubrica « Una mamma green in Tunisia » riporta la sua esperienza del primo giorno di scuola della figlia Yasmine, Giada Frana racconta il progetto della « Magic rentrèe » dell’associazione « Un enfant, des sourires » e Gemma Baccini, con la sua rubrica « Kelma bi et – tounsi » vi insegna qualche nuovo vocabolo tunisino inerente a questa realtà.
Buona lettura
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