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Tunisia: riflessioni su un Paese che si spopola e sul bello che può regalare

In questo articolo Kyra Ferrari Fitouri racconta cosa mi ha cambiata, resa migliore o semplicemente meno complicata, nella mia terra d'adozione.

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E’ di qualche giorno fa la notizia che i fedeli erano in attesa dell’imam per la consueta preghiera e lui non si presenta. Succede in un paese del sud della Tunisia: dov’è l’imam? Ha preso una barca e ha attraversato il Mediterraneo in cerca di fortuna. Lascia stupiti e perplessi che un uomo di fede con un lavoro sicuro attraversi il mare mettendo in pericolo la sua vita, anche se lui ha una mano dall’alto. Così come tutte le altre attraversate del Mediterraneo che hanno fatto più o meno notizia. La cosa preoccupante è che adesso parte anche chi ha un lavoro stabile. Un ragazzo che lavora da Azur City (un grande centro commerciale alle porte di Tunisi) guadagna 1.200 dinari al mese (circa 373 euro) e sta cercando di partire sui barconi. Una signora mi diceva qualche giorno fa: “Mio figlio guadagna 700 dinari; gli bastano per le sue spese personali, non può pensare di sposarsi, deve partire”. Spesso sono le stesse mamme a spingere queste partenze, sperando in una vita migliore.

Questo preambolo mi sembrava doveroso, in questo momento storico dove in Tunisia è davvero difficile vivere e far quadrare i conti, con gli stipendi tunisini. Molte coppie miste sono ormai partite, perchè, anche se più fortunate di altre, lo standard di vita si è drasticamente abbassato, ovviamente resta un discorso a parte per chi ha un’entrata fissa in euro. Ma in questo articolo io voglio raccontare invece, cosa mi ha cambiata, resa migliore o semplicemente meno complicata, nella mia terra d’adozione. La convivenza all’inizio non è stata proprio facile. Ho litigato praticamente con tutti! Chi buttava le bottiglie davanti a casa o chi vedevo buttare i sacchi di spazzatura in spiaggia. Sulla strada poi, non si contano le litigate, per un dare precendenza non rispettato o un sorpasso azzardato.

View from the medina of sfax, Tunisie , this architect in place name is NASRIA - Photo by Taha Loukil on Unsplash

Poi piano qualcosa cambia, capisci che non puoi discutere con tutti. Ti accorgi che le bottiglie vengono poi raccolte e rivendute per il riciclaggio, per cui lasci correre se aprendo la porta ne trovi una decina, nel giro di qualche ora non ci saranno più. Il codice della strada esiste, ma non viene rispettato e allora? Semplicemente ti adegui, si va più piano (cosa che non guasta per chi ha il piede pesante come me). Infrangi qualche divieto d’accesso pure tu, sapendo che non sarebbe da fare, ma alla fine qui non sucede nulla perchè è così che funziona. Abbassi la guardia piano piano e ti accorgi che quando sei in difficoltà, ci sarà sempre qualcuno pronto a darti una mano.

Quest’estate ho avuto un problema di salute. Ho avuto la fortuna di avere due amiche italiane che mi hanno spronata ad andare al pronto soccorso. Io avevo dei pregiudizi e non ci sarei andata. Ho trovato personale gentilissimo, sono arrivata alle 23.00 e sono rincasata alle 2.00 del mattino. Ero da sola, mi hanno messo a mio agio e ho ricevuto le visite accurate e sono stata proprio contenta. Non sono stata privilegiata in quanto straniera, le donne tunisine sono state trattate allo stesso modo. Così ho visto che nella struttura ci sono diversi reparti a dipendenza della problematica. Ci sono tornata poi di giorno, non in pronto soccorso, ma la situazione era ben diversa. Alla fine sono andata da una dottoressa in privato, ma sono stata felice di aver visto che per l’urgenza ha funzionato bene, senza bisogno di recarsi nella clinica privata.

Photo by Amina bhh on Unsplash

Andare oltre i pregiudizi è un’altra cosa che mi è successa pochi giorni fa. Mia figlia quest’anno frequenterà un corso di due ore al giorno dove farà revisione della lezione e i compiti. Sono andata a vedere due strutture. Alla seconda, ad accogliermi sulla porta all’orario dell’appuntamento trovo una signora con il niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi. Facendo la premessa che ognuna porta ciò che vuole, questo tipo di velo a me non piace, ma semplicemente perchè non vedendo con chi parlo mi mette a disagio. Pertanto evito negozi con signore che lo portano. Mio marito mi guarda e sorride, io tra i denti dico “Per me possiamo anche tornare a casa subito”. Entriamo nell’ufficio e ci accomodiamo, in quel momento guardo la signora negli occhi e vedo degli occhi molto dolci, parla per mezzo minuto e io sono già convinta, mia figlia voglio che vada lì. Andare oltre ai pregiudizi è molto bello, dare la possibilità a qualcuno di farsi conoscere anche se a prima vista siamo sui nostri preconcetti dettati da non si sa esattamente cosa.

Ho imparato che in base alla direzione della corrente del mare ci sarà il vento caldo o freddo. Ho imparato a pulire il pesce e a comprarlo. Ho imparato a scegliere frutta e verdura, non perfetta, non lucida, andando oltre ai canoni a cui ero abituata. A mangiare con nuove spezie, colori, sapori, riscoprendo anche una cucina povera ma ricca di gusto. Il mio Paese d’adozione non è un Paese facile: ieri mio marito mi diceva, “Tutti gli uffici ti rallentano, nulla è semplice”; è vero, ha ragione.

La persona che oggi ti rallenta, magari dopo una settimana ti fa un favore su un’altra pratica. Eppure, io non so se potrei mai lasciarlo: con le sue mille contraddizioni ti entra nel cuore.

Stiamo vivendo un periodo non facile, ma io spero davvero che qualcosa si sblocchi e dopo questo periodo duro si possa ritrovare la serenità!

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