laltratunisia.it

Dalì: voglio vivere in Tunisia nonostante le difficoltà

581
3 minuti

Oggi vi racconto la storia di Dalì, 41 anni, senza il classico sogno dell’Europa. Dalì 19 anni fa lavorava in una struttura alberghiera a Djerba, parlava spesso con le persone anziane che soggiornavano in hotel anche nei mesi invernali, siccome il clima era più mite che nel nord Italia. Le loro storie, spesso, erano storie di fatica, una vita a lavorare per arrivare alla pensione e vivere di stenti; i loro volti e le mani segnate dalla fatica di una vita spesa a lavorare duramente. Certo potevano permettersi la vacanza, ma in bassa stagione il prezzo era davvero irrisorio e i voli a buon mercato prenotando anche hotel.

Il destino gli fa incontrare in quella stessa struttura la persona che diventerà sua moglie, ma di andare in Europa non ne era entusiasta. Nel contempo non poteva immaginare di sradicare la sua futura moglie in un mondo completamente diverso: era consapevole che lo standard di vita che conduceva, se fosse venuta a vivere in Tunisia, non l’avrebbe potuto mantenere e per una coppia all’inizio poteva essere una prova troppo dura da superare.

Photo by JESHOOTS.COM on Unsplash

La partenza per l’Europa: un’esperienza che lo ha cambiato radicalmente

Cosi, dopo 7 mesi dal loro incontro parte. Resterà 11 anni in totale. Un’esperienza che non dimenticherà mai e che lo ha radicalmente cambiato. “All’inizio è stato difficile essere catapultato in un mondo pieno di regole e precisione a cui non ero abituato –  racconta -. Mi sentivo in difetto in un certo senso: sapevo di non essere parte integrante di quella società, così lontana da me e dal nostro modo di vivere in Tunisia. Non lo vedevo però come un ostacolo, ma come una sfida.

Essere preciso e puntuale mi sembrava un valore aggiunto da “fare mio” per non essere più parte di un modo di essere non corretto verso il prossimo. Arrivare in ritardo ad un appuntamento la trovo una mancanza di rispetto, ma in Tunisia è normale, nessuno si stupisce, perché è così. Le aziende in Tunisia infatti, spesso applicano dei malus sui salari per chi arriva in ritardo, proprio per togliere questo sistema ormai integrato nella società”.

All’estero, la cura nel fare il proprio lavoro

“Una delle cose che mi affascinava di più – mi racconta -, era vedere la differenza dei lavoratori nel loro operato. Il pittore che lavora con precisione, che cura i dettagli e alla fine il lavoro è un’opera d’arte. Che sia proprietario della ditta oppure anche operaio, c’è un amore e un’attenzione nel lavorare che non ho mai visto. Sembra che lavorino per casa loro, che lo facciano per se stessi, dall’impegno che ci mettono. Questo in ogni ambito lavorativo. Vai in ospedale e ti senti coccolato, vai in un ufficio e trovi la persona allo sportello che è disposta ad aiutarti o spiegarti.

Purtroppo in Tunisia è esattamente il contrario: se vai a uno sportello statale sembra che ti fanno un favore a parlarti e ti mandano avanti e indietro chiedendoti ogni volta documenti nuovi o dando informazioni diverse da quelle precedenti. Se ti arriva un artigiano in casa, devi essere presente, altrimenti rischi che non finisce il lavoro o che ti rompe qualche cosa.Diciamo che proprio il modo di operare è opposto.

Imbianchino – Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Gli episodi di razzismo 

Come ogni medaglia, la mia permanenza ha avuto anche degli episodi più spiacevoli. Sono consapevole che chi è venuto prima di me con i nomi arabi magari ha mantenuto degli atteggiamenti non sempre corretti e questo preclude chi viene dopo. Il nome Mohamed su un curriculum vitae non è sempre ben visto, questa è una realtà che non si può negare. Io avevo una ditta in proprio e al telefono mi fissavano gli appuntamenti, siccome parlo italiano senza accento straniero, ma è successo qualche volta che poi vedendomi di persona il lavoro non mi veniva dato per l’aspetto non europeo.

Non sono stati molti i casi di razzismo, ma ci sono stati: questa è una delle cose che fa più male, essere giudicati dal Paese di provenienza e non per la persona che si è. Siamo tutti cittadini del mondo e se ci si comporta in modo corretto è indifferente il luogo di nascita e provenienza.

Vivere all’estero, un’esperienza positiva

La mia esperienza è stata comunque molto positiva, sono cresciuto come persona e ho un bagaglio di esperienza sicuramente più completo.

Non nego che a volte mi pento di essere ritornato in Tunisia, soprattutto nell’ultimo periodo: la vita è davvero diventata complicata, ma spero sempre che la situazione migliori e la gente possa tornare a vivere e sorridere.

© Riproduzione riservata 

Casella dei commenti di Facebook
1 Commento
  1. Simonetta dice

    Belle interviste ed informazioni, mi piace la Tunisia

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza. Daremo per scontato che tu sia d'accordo, ma puoi annullare l'iscrizione se lo desideri. Accettare Leggi di più

Translate »