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Djerba, dove il Natale diventa un’occasione per aprirsi agli Altri

Don Matteo Lando, parroco di Djerba, in Tunisia dal 2017, racconta come la comunità cristiana, in un Paese a maggioranza musulmana, vive questa importante festività.

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A Djerba, nel quartiere Houmt Souk, si trova la Chiesa cattolica di Saint Joseph, S. Giovanni, edificata dalla comunità maltese nel 1848 e ristrutturata recentemente, punto di riferimento per la comunità cristiana presente nell’isola e nella regione di Medenine. Una comunità ristretta – si stimano circa 2 mila cristiani cattolici -, composta perlopiù da stranieri, per la maggior parte pensionati o persone che hanno sposato dei cittadini tunisini mantenendo la propria religione d’origine. Tre le comunità linguistiche presenti maggiormente : italiani, francesi e tedeschi. Il Natale diventa un segno ulteriore di dialogo, in un’isola che è da sempre nota per la convivenza interreligiosa.

Don Matteo Lando, parroco di Djerba, arrivato a Tunisi nel 2017 dopo aver studiato e vissuto dodici anni in Libano, racconta il vivere il periodo di avvento e il Natale in questa piccola comunità : « L’esperienza più significativa è stata sicuramente il primo Natale vissuto a Djerba, nel 2017. Ho voluto lanciare un concerto natalizio pur non avendo nessuna corale. La risposta è stata molto buona : francesi, italiani e tunisini erano entusiasti. Mi sorprese soprattutto la presenza dei tunisini, erano dei ragazzi che cantavano nei locali, che mi chiesero di poter prendere parte al coro : loro, musulmani, hanno cantato l’allelujia di Cohen, Happy days. In quel periodo in Europa stavano già cominciando le polemiche : e qui dei ragazzi musulmani si erano proposti spontaneamente per partecipare a un’iniziativa legata al Natale. E’ qualcosa che dovrebbe far riflettere .

Chiesa di Saint Joseph a Houmt Souk, Djerba - photo credits Giada Frana

L’esperienza a Djerba, in generale, che ho raccolto anche dai racconti di djerbini e maltesi, è che il vero convivere non è rinunciare alla propria identità ma, al contrario, viverla pienamente. Il problema si pone quando si va ad imporre questa identità all’altro. Ma rinunciare alla propria identità non è un segno di dialogo. Qui Natale, a parte lo scorso anno a causa del covid, è sempre stato un momento di incontro tra la comunità cristiana e tutti gli altri. Anche i musulmani sono curiosi : diventa un’occasione per aprirsi e incontrare altre persone. D’altra parte Dio si incarna e non si fa potente, si fa povero : nasce in una grotta, rifiutato dal suo stesso popolo. Questo è il modo in cui Dio ha deciso di comunicare con il popolo, che porta a una riflessione : come comunicare tra di noi ? La vera gioia del Natale non è tanto ricevere, ma amare gratuitamente. L’amore nel cuore degli uomini nasce se corrisposto, l’amore di Dio no. Questo è l’annuncio cristiano ».

Anche a Djerba, stasera, si assisterà alla Messa di mezzanotte. Una messa dove le tre lingue comunitarie – italiano, francese e tedesco – si mescolano tra loro : « Quando sono arrivato in quest’isola, si facevano tre funzioni diverse, una per ogni lingua : ma tutto ciò era molto dispersivo, c’era poca partecipazione ad ogni funzione. Così ho iniziato a celebrare un’unica messa, usando come lingua base il francese e alternando le altre. Ho iniziato in occasione delle feste cristiane più importanti e ho visto che ciò ha funzionato così è diventata la quotidianità : è vero che non si capisce tutto, ma si partecipa comunque alla liturgia e in questo modo si riunisce tutta la comunità cristiana, indipendentemente dal Paese di origine. Io stesso mi sono formato in un seminario internazionale in Libano, dove vi erano preti di venti diverse nazionalità. Il nazionalismo a volte può mettere delle barriere all’incontro con l’altra cultura, mentre il mischiarsi aiuta a rompere queste barriere, a vivere un’esperienza in cui si scopre l’altro non solo nelle sue qualità, ma anche nelle sue difficoltà ».

Dettaglio del presepe nella chiesa di Sain Jospeh a Houmt Souk, Djerba

Il giorno di Natale, un’altra Messa verrà celebrata alle 10.30, e poi seguirà un momento di condivisione del pasto e di scambio degli auguri. Se di solito, alle normali funzioni domenicali, assistono una sessantina di persone, alla messa natalizia partecipano anche duecento persone, la capacità di capienza massima della chiesa. Una chiesa addobbata a festa, e dove il presepe quest’anno è stato preparato ancora con più cura, aggiungendo l’acqua che scorre e le luci che proiettano le varie scene. « Il sei gennaio seguiremo invece una tradizione spagnola : la visita dei Re Magi. Un’iniziativa pensata soprattutto per i bambini. Tre persone impersonificano i Re Magi e ci sono canti appositi, in italiano, tedesco e arabo. Una celebrazione un po’ teatrale, ma un altro bel momento di partecipazione per la nostra comunità ».

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