La riva lontana di Marinette Pendola: l’addio alla Tunisia di chi ci è nato e cresciuto
Cade la neve a Tunisi, e il paesaggio innevato è avvolto da un’alba grigia. Un paesaggio che riflette lo stato d’animo della protagonista del romanzo, che sta per lasciare definitivamente la terra in cui è nata e cresciuta, la Tunisia. Si apre in questo modo “La riva lontana” di Marinette Pendola, la prima opera autobiografica in cui ha raccontato la sua storia e quella della sua famiglia, facente parte della comunità dei cosiddetti Italiani di Tunisia. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 2000 e ripubblicato recentemente da Arkadia editore.
“Mi sento come un pezzo di legno che stanno portando via dalla sua foresta. Non riesco nemmeno un istante a fissare lo sguardo sulle cose che sono intorno a me. Sto di nuovo lentamente naufragando nei ricordi, senza poter opporre la minima resistenza”
“Mentre stavo facendo il dottorato, immersa nella cultura e nella lingua francese, una sera ho cominciato a scrivere, in italiano : sarebbe diventato l’incipit de « La riva lontana » – spiega l’autrice –. In quel periodo facevo psicoterapia perché soffrivo di emicranie allucinanti, che nessun medicinale era riuscito a risolvere. Mi sono passate quando ho cominciato a scrivere : credo che tutto quello che avevo in testa e che poi ho messo nei miei romanzi, avevo bisogno di esternarlo. E’ stato un percorso doloroso, ma positivo allo stesso tempo. « La riva lontana » l’ho finito di scrivere nel 1999, ma non pensavo di pubblicarlo : è stata mia figlia a dire che dovevo mandarlo a qualche casa editrice, perché era interessante”.
Nei ricordi della sé 13enne, l’autrice ripercorre episodi della sua vita, che riemergono casualmente rievocati dal paesaggio che si dispiega mentre osserva dal finestrino, in un viaggio che sembra infinito, verso il porto e quella nave che la porterà in Italia, Paese di cui ha sentito parlare solo dai genitori e letto nei libri di scuola. Una partenza dovuta a cause di forza maggiore. Il lettore viene così a conoscenza attraverso questi racconti di frammenti di vita, di come la comunità italiana vivesse in Tunisia all’epoca del Protettorato francese. E’ una famiglia che, a dispetto di tante altre che abitavano in città, abita in campagna, a Bir Halima: i racconti sono quindi legati ai ritmi di questa vita in mezzo alla natura.
Poco prima dell’indipendenza della Tunisia dalla Francia, il mondo che lei ha conosciuto fino a quel momento crolla inesorabilmente, quando a un posto di blocco, a perquisire la macchina è un suo vecchio compagno di scuola tunisino:
“Ma Ali, che era stato fino a poco tempo prima seduto dietro di me nella scuolettina di Draa – ben – Jouder, ora fingeva di non riconoscermi, anzi, mi trattava come un’estranea, come una nemica da controllare. Dopo quell’incontro cominciai a capire che il mondo attorno a me era cambiato in modo definitivo. E piano piano mi arresi all’evidenza: ero diventata straniera nel mio stesso Paese. Questo Paese nel quale ero nata, di cui avevo respirato fino all’ebbrezza l’alito odoroso di mirto, che avevo calpestato a piedi nudi nei caldi pomeriggi d’estate saltellando qua e là come una capretta, questo Paese non mi apparteneva più”.
E ancora:
“Forse non era solo la fine inevitabile del mio mondo che mi spaventava. Era l’incapacità di immaginarne un altro in sostituzione, un altro in cui avrei potuto vivere con la stessa naturalezza”.
Ritratti di famigliari, da Donna Giannina, la sorella della zia, a mastro Ciccio e la za’ Angeledda, e delle persone a lei vicine, come Mamìa, la moglie del contadino Belgassem, ai racconti di giochi ed episodi d’infanzia, il mondo della scuola, alle leggende con i jinn, la vita ferrea in collegio, i pregiudizi dei francesi nei confronti degli italiani, e quelli degli italiani nei confronti degli arabi sconosciuti – perché con i tunisini si conviveva tranquillamente -, alle tradizioni che si mantenevano nelle festività, come fare un picnic a Pasqua nell’antica città di Thuburbo Majus. I ricordi si affollano e lasciano spazio anche a vari interrogativi:
“Sono molto confusa. Non so come sarà il mio avvenire”.
Lasciamo la protagonista nel momento in cui sale sulla nave che la porterà in Italia, interrogandoci su come sarà la sua vita futura. E una risposta la troviamo nel successivo romanzo, “La traversata del deserto“, di cui vi parleremo prossimamente.
Ne “La riva lontana” la scrittura è lineare e scorrevole, e il libro si legge in poco tempo. L’autrice riesce a far calare i lettori nella sua vita, a rivivere con lei i momenti narrati, da quelli più felici, a quelli meno belli. Un libro che, per chi è appassionato di Tunisia, non può mancare nella propria libreria: per continuare a fare memoria, per non dimenticare questo pezzo di Storia.
© Riproduzione riservata
Sostieni il nostro lavoro, basta un click!
INSERT_STEADY_CHECKOUT_HERE