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Tunisia: andare, tornare… cosa fare quando la vita in Tunisia comincia a starci stretta?

Cosa succede quando la vita in Tunisia comincia a starci stretta? Kyra Ferrari Fitouri racconta la sua esperienza personale...

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La maggior parte delle volte, se non ho argomenti da trattare in accordo con la redazione per eventi, dossier ecc.. mi siedo al pc e non so di cosa parlerò. Le parole mi vengono spontanee e l’argomento si crea da solo. Stamattina, invece, ricevo un ricordo di facebook ed è da qualche mese che mi interrogo se scrivere quest’articolo oppure no. Lo avevo anche cominciato, ma poi mi sembrava troppo personale. Le esperienze sono fatte per essere condivise, ma ci tengo anche a mantenere le esperienze più private per me. Qua si pone il dilemma e nonostante c’è sempre chi mette in dubbio ciò che scrivo, ho deciso di raccontare la mia esperienza, personale, per cui inutile dubitare, perchè è successo a me e non condivisibile con altre persone.

Nella foto sottostante vedete il post che ho fatto su facebook nel 2017. Facciamo un passo indietro e vediamo cosa è successo? Natale 2016 lo passo con la mia famiglia, tre settimane, fatte di tanti bellissimi momenti, convisi con amici e parenti a casa di mia mamma. La sera della vigilia di Natale siamo invitate a cena da una mia cara amica. Passiamo una bellissima serata, a tarda sera si rientra a casa. Siamo in auto, mia mamma guida, io seduta vicina e mia figlia che dorme sul sedile posteriore. La strada costeggia il lago, il cielo è terso e pieno di stelle. Una notte meravigliosa. E’ esattamente in quel momento che qualcosa scatta: questo è il mio Paese, la mia vita, i miei affetti ed è qui che voglio tornare. La vacanza finisce, si rientra a Tunisi.

Succede che mi sento sospesa a mezz’aria: il tunisino non riesco più a parlarlo, non che lo parli bene, ma neanche fare la spesa mi riesce più. Il macellaio, con cui chiacchiero sempre in città, vedendo le mie risposte confuse e a monosillabi mi guarda perplesso, io sorrido e gli dico che quel giorno non mi vengono le parole, ma non è vero, sono settimane che vivo così. Non sopporto niente e nessuno. Cosa mi succede? Che faccio adesso?

Siccome sono una persona pratica, comincio a cercare un lavoro per poter tornare. Imposto il curriculum nuovo, faccio un giro di telefonate e via, la prima proposta potrebbe essere a Berna, nell’assicurazione dove lavoravo prima del trasferimento. Bello, mi siedo e lavoro, penso. Comincio ad informarmi, ho un’amica che a Berna vive da tanti anni. Capisco che la gestione famigliare non sarà evidente, ma non impossibile. Devo prevedere una mamma diurna, gli orari non sono regolari e neppure i giorni alla scuola dell’infanzia. Passano i giorni, la proposta mi lascia dei dubbi, nella mia ricerca vengo a conoscenza che quel posto viene lasciato a cadenza regolare. Lasciamo perdere.

Arriva maggio, il mio umore migliora, riprendo la consapevolezza che la mia vita è in Tunisia, mi torna il buonumore e comincio ad impegnarmi più sulla mia vita qui. Un venerdì guardo la trasmissione svizzera “Patti chiari”, dove trattano sempre degli argomenti interessanti. Parlano della difficoltà delle donne a rientrare nel mondo del lavoro dopo aver avuto uno o più figli. Le testimonianze sono interessanti e gli argomenti lasciano basiti. Mi metto il cuore in pace, ok, se non trovano lavoro loro che sono lì, figuriamoci io che sono qui.

Photo by Corinne Kutz on Unsplash

Passa qualche giorno e mi chiama la mia amica della cena della vigilia di Natale. “Senti – mi dice – dove andrò a lavorare cercano un’altra persona del settore, ti può interessare?” Caspita, che faccio? Mi interessa? Certo che mi interessa! Colloquio telefonico, giro di mail per dettagli e via, tra un mese si parte, si torna a casa! Premetto che la cosa è stata così veloce perchè collaboravo già con l’azienda e ci si conosceva già con il proprietario.

Telefonate chilometriche con mia mamma, che si è resa subito disponibile per aiutarmi in tutto e per tutto. Va a vedere gli appartamenti per me, svuota mezza casa per potermi dare il più possibile per arredarla. Un nuovo inizio mi attende, una nuova casa, vita lavorativa e vita di mamma lavoratrice.

In due valigie ci devo far stare il più possibile. Aereo con biglietto di sola andata al 5 giugno 2017. Inizio il lavoro il 2 agosto 2017 (il 1 agosto è festa nazionale in Svizzera). Sono pronta, si parte….

(continua nel prossimo articolo)

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1 Commento
  1. […] Se vi siete persi la prima parte dell’articolo, la ritrovate qui. […]

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