Tunisia, viaggio verso Sud: Zriba El Alia, la Guardia Nazionale e un caffè
Rino Gaetano cantava “Ad esempio a me piace il sud”. Sentiva l’esigenza di dirlo, sin dal titolo, sapeva che semmai qualcuno lo avesse capito sarebbe stato “un altro come lui”. Forse qualcuno che apprezza sia le piccole che le grandi meraviglie del mondo, qualcuno che cerca la bellezza anche nel luogo più arido e desolato. Dopo aver esplorato il sud tunisino sento di poter interpretare meglio questa canzone, in qualche modo.
Il turismo straniero in Tunisia si concentra primariamente a Djerba, Tunis, Sidi Bou Said, Sousse, Hammamet e simili. Senza nulla togliere a queste mete, ci sono molti altri luoghi altrettanto e forse più straordinari che hanno incastonato la Tunisia nel profondo del mio cuore. Molti di essi si possono ammirare nel centro-sud e li racconterò in diversi articoli.
Abbiamo esplorato il centro-sud in due viaggi. Il primo è iniziato il 24 Marzo 2023, in pieno Ramadan. Abbiamo noleggiato un’auto alla Marsa, cittadina a circa 18 km a nord-est di Tunisi. Prima tappa: Zriba El Alia. L’antico abitato, chiamato anche Zriba Al-Olaya, è molto affascinante forse proprio perché quasi abbandonato, costituito per lo più di rovine e arricchito da una bellissima vista panoramica, in particolare sulle montagne di Jbel Zaghouan. Il villaggio, situato nel governatorato centro-settentrionale di Zaghouan, è di origine Amazigh.
Il paese venne edificato tra due modesti picchi su una zona collinare, nel XVI secolo. Molte delle piccole costruzioni sono crollate, mentre altre si possono apprezzare ben conservate. La località ospita persino alcuni eventi, seppur di rado. Alcune scale conducono nel cuore del villaggio. A destra si può montare su una delle due cime. È una piccola salita un po’ avventurosa, con qualche gradino. Da lì si avrà una splendida panoramica dell’intero “borgo”.
Scendendo e proseguendo nella cittadina, si incontrerà una costruzione sacra, una Zaouia dedicata a Sidi Abdel Kader Jilani. Alcuni passi più avanti abbiamo incontrato una coppia di simpatici gatti. Ci hanno seguito in una costruzione chiamata Dar Zriba, che sembra una guest house o un ristorante e che ufficialmente abbiamo trovata chiusa. Ristrutturata, all’interno presenta alcune stanze e un bel cortile con pozzo. Abbiamo iniziato a sentire dei rumori miti, dei deboli “miagolii”. Abbiamo seguito i simpatici lamenti e abbiamo scoperto una scena magica, commovente. Nel secchio del pozzo c’erano un mucchio di minuscoli gattini, vivaci e dolcissimi.
Scollinando, si continua dall’altro lato del villaggio. Qui ci sono un paio di famiglie Amazigh che vivono in condizioni molto umili, sostentandosi grazie ad alcuni animali. Li abbiamo osservati cavalcare degli asini per prendere l’acqua al pozzo subito fuori dal paese. Abbiamo incontrato una giovane donna Amazigh che ci guardava dalla sua casa, mentre il pollame correva chiassoso nel cortile. Indossava abiti tradizionali, bellissimi e variopinti scialli e drappi, per quanto umili. Incantevole. Ci siamo scambiati un rapido saluto. Abbiamo detto Salem e così lei ha risposto.
Jradou
Saliamo in macchina e ci mettiamo in viaggio per Jradou, un piccolo villaggio sulla strada verso sud, considerato carino e pieno di storia, come Zriba e Takrouna. Raggiunto il posto siamo rimasti un po’ delusi. Similmente a Zriba El Alia, è un borgo antico, ma ricostruito in mattoni sulle antiche rovine. Pertanto, non incoraggiamo le persone a fermarsi qui. Ad esempio, Zaghouan o altre città che si incontrano andando verso sud sono più spettacolari e vale la pena visitarle.
Vogliamo raccontarvi ora un emozionante aneddoto, una “mezza disavventura” capitataci in questo improbabile e ameno paesino, Jradou appunto. Siamo nel periodo del Ramadan, l’Imam invita finalmente alla preghiera. Vediamo il tramonto su una collina piena di fossili di fronte a Jradou. Più tardi, in un boschetto lì vicino, montiamo la tenda e accendiamo un piccolo fuocherello. Non una buona idea in Tunisia, abbiamo imparato in quell’occasione. Sarebbe stato meglio rimanere più discreti.
Poco dopo intravediamo infatti due luci in lontananza. Presto capiamo che un’auto è venuta a trovarci. Nel frattempo si è fatto buio. Ci mettiamo in allerta. Due uomini si avvicinano alla tenda. L’adrenalina sale. Uno dei due è un giovane ragazzo. Ci avverte in arabo che non possiamo restare lì e che è vietato fare camping (nonostante sia molto comune tra i giovani tunisini). Riusciamo a comunicare grazie alla nostra Cloé.
Chiamano il proprietario del campo, che attendiamo per un po’. Una volta arrivato, lui e gli altri due uomini convengono sul chiamare la Garde Nationale, la Guardia Nazionale. Aspettiamo l’autorità di turno a sua volta, per un’ora, siccome essa stava pregando in moschea dopo aver interrotto il digiuno. La tensione si allenta un po’ quando si crea una situazione surreale. Aspettando i corpi armati da lui chiamati offriamo al latifondista della frutta secca. La mangiamo insieme seduti a gambe incrociate sui nostri tappeti tunisini dispiegati per “l’occasione”. Dopo un’attesa che sembra infinita si presentano in due. Facciamo loro una dichiarazione che ci dà il diritto di dormire lì nella natura dove avevamo piantato la tenda, anche grazie al consenso dell’enigmatico proprietario stesso.
La storia si è conclusa con un amico di quest’ultimo venuto in macchina solo per offrire bicchieri di cappuccino per noi tre malcapitati. Nonostante l’ora tarda li abbiamo accettati, assaporando così ancora una volta l’ospitalità e la bontà dei tunisini. Allo stesso tempo abbiamo riflettuto che, registrandoci, hanno tutti cercato solo, verosimilmente, di tutelarci da eventuali pericoli, come da loro più volte enfatizzato.
Andiamo infine a dormire appunto nella nostra tenda rimasta intoccata nel bosco protagonista della disavventura. Tutto sommato, è a malincuore che facciamo “cattiva pubblicità” a Jradou dal punto di vista turistico. D’altro canto, questo luogo per le sue persone, nel bene e nel male, non lo dimenticheremo mai. Alla fine, la mattina dopo è con il sorriso che ci rimettiamo in viaggio verso sud.
Informazioni tecniche
Zriba El Alia si può attraversare solo a piedi, non si può salire con la macchina. Sembra che ci siano più punti di accesso. Noi siamo arrivati da una strada sterrata che passa tra gli ulivi. Dopo un pozzo d’acqua pulita la pista diventa ripida, impraticabile con una utilitaria. Su tale salita in sterrato serve un 4×4. Quindi abbiamo lasciato la macchina e abbiamo camminato verso il villaggio per circa 10 minuti.
© Riproduzione riservata
Sostieni il nostro lavoro, basta un click!
INSERT_STEADY_CHECKOUT_HERE