La Tunisia va a votare dopo l’entrata in vigore della nuova Costituzione, fortemente voluta dal presidente Kais Saied e molto criticata dalla comunità internazionale: per il primo si tratta di un segnale di stabilità e consolidamento della democrazia, per l’opposizione e gli osservatori stranieri, di una pesante svolta autoritaria per l’unica democrazia uscita dalle primavere arabe. E se l’Unione Europea aveva accolto in maniera tiepida ma diplomatica il Referendum costituzionale con bassissima affluenza del 25 luglio, c’è chi invece ha le idee chiare sulla situazione: “Ma quale democrazia: il presidente Saied in persona ha scritto la Costituzione e dopo averci destituiti, ora vuole un Parlamento senza partiti, che si comporti come lui vuole. Questa sarebbe democrazia?”. Le parole di Majdi Karbai sono macigni: anche se la sua voce al telefono viene spezzata dal segnale che va e viene, non c’è rischio di fraintenderlo.
Tunisino di nascita e milanese di adozione, Karbai è stato eletto deputato nel comparto italiano della circoscrizione estera del suo Paese, istituita con la Costituzione del 2014 per dare rappresentanza alla nutrita diaspora tunisina. Ma nel 2021, con la sospensione e la riscrittura della carta fondamentale, lui è scivolato – insieme ai colleghi – nel limbo degli onorevoli senza seggio: il presidente ha dichiarato decaduta l’assemblea legislativa e a nulla sono servite le proteste: “Io e i colleghi dell’opposizione siamo stati letteralmente chiusi fuori dal Parlamento dove eravamo stati eletti, siamo stati privati dello stipendio e dell’immunità dalla mattina alla sera” dice.
Il presidente dice di essere stato costretto ad esautorare la Camera perché cospirava contro lo Stato. Ma la ragione reale, dice Karbai, sarebbe ben altra: lui e gli altri Parlamentari dell’opposizione lo avevano messo all’angolo su molti capitoli della sua gestione e soprattutto avevano chiesto la revoca dei decreti presidenziali che hanno consentito a Saied di accentrare tutto il potere nelle sue mani. Per tutta risposta, il presidente ha tolto loro l’immunità: “durante la mia prima visita in Tunisia dallo scioglimento del Parlamento, sono stato fermato e interrogato all’aeroporto, tanto in arrivo quanto in partenza“, racconta.
In Italia un solo candidato per la circoscrizione Estero
Ma a questo punto, non sarebbe meglio candidarsi e dare battaglia nel nuovo Parlamento, per quanto discutibile possano esserne le regole? “E come? La nuova carta è stata pensata per fare in modo che il Parlamento non funzioni“, spiega Karbai. La presentazione di liste concorrenti è diventata molto difficile e la stessa assemblea è stata svuotata dei poteri, dice il deputato tunisino in Italia. E per la circoscrizione estero? “Sappiamo già chi verrà eletto“, dice. “Si chiama Sami Ben Abdelaali, è stato collaboratore dell’ex governatore della Sicilia Crocetta ed è‘ l’unico candidato ammesso per il seggio tunisino in Italia”.
L’offerta per la diaspora tunisina nel nostro Paese, quindi, passa da una lista articolata di candidati ad una sola persona, manco a dirlo gradita al presidente. Eppure, la comunità in Italia avrebbe un bisogno urgente di una voce che lavori per i suoi interessi, soprattutto per le tante questioni aperte e per i mille fronti che richiedono un intervento: dal dramma delle partenze di migranti alle questioni burocratiche delle vecchie generazioni ormai da anni in Italia, non si può dire che l’attività del parlamentare tunisino della diaspora, prima che la Camera venisse dissolta, fosse banale: “Il mese di lavoro era intenso e si articolava in visite in giro per la circoscrizione, contatti con gli enti locali italiani per discutere di problematiche della comunità tunisina e spesso di interventi per casi specifici, come per i richiedenti asilo chiusi nei centri“, spiega Karbai.
La diaspora tunisina: diverse le problematiche da risolvere
Un po’ rappresentante istituzionale, con le difficoltà di operare in un Paese dove non ha giurisdizione, un po’ sindacalista per gli interessi tunisini, Karbai racconta vicende analoghe a quelle vissute dai rappresentanti italiani eletti all’estero e la complessità nel trattare con tanti piani diversi della diaspora: i tunisini in Italia da una vita, i giovani italo-tunisini e la spinosa questione di chi arriva via mare. “Prima che il nostro lavoro cessasse a causa dello scioglimento del parlamento, avevamo pensato – con gli eletti in altri comparti all’estero – di creare un portale per mettere in contatto i giovani nati da famiglia tunisina sparsi in diversi Paesi del mondo“, dice Karbai. “Le loro necessità, quelle di non perdere il contatto con la terra dei genitori e dei nonni, sono diverse da quelle della vecchia emigrazione, molto più focalizzata su questioni pratiche, come i contratti di lavoro o le pensioni”. Ora, però, rimane tutto sospeso nel limbo giuridico in cui l’opposizione e la democrazia tunisina sono state risucchiate, in attesa di capire cosa rimarrà della Rivoluzione.
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