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Visti di studio negati per l’Italia: gli studenti tunisini raccontano

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Vi avevamo raccontato in questo articolo la protesta degli studenti tunisini che volevano proseguire i loro studi universitari in Italia ma che si sono visti negare il visto con motivazioni poco chiare. Inoltre gli studenti hanno denunciato anche un comportamento poco professionale da parte della responsabile dell’Ambasciata italiana a Tunisi, che si è occupata del colloquio per il rilascio del visto. Sottolineano la poca chiarezza e delle incongruenze nelle motivazioni dei rifiuti: alcuni per l’età, altri per un livello di lingua non adeguato – quando gli stessi studenti possiedono già delle certificazioni linguistiche ottenute tramiti gli appositi enti e dopo tempo e soldi investiti in questo percorso -, altri per aver scelto un percorso di studi simile a quello precedente, altri ancora per aver cambiato completamente percorso di studi. Insomma, una confusione enorme, che ha portato gli studenti a protestare e a chiedere spiegazioni al riguardo.

Nel frattempo sono arrivate altre testimonianze da parte di alcuni di loro. Eccole. 

L’anno scorso mi avevano accettata per studiare all’università di Parma – racconta una studentessa -. Ma quando sono andata a prendere il passaporto ad Almaviva, ho trovato la mia domanda di visto barrata con una penna rossa, non so perché. Mi hanno detto che l’università era piena e che non accettava più studenti e che l’anno successivo avrei potuto richiedere nuovamente un visto. Ho mandato una mail all’Università e mi hanno risposto dicendo che il problema non era loro, ma da parte dell’Ambasciata. Quest’anno (2023 per chi legge, ndr) ho cambiato Università e ho fatto domanda per il visto, facendo un colloquio all’ambasciata dove mi hanno fatto domande banali, ma purtroppo il visto è stato ancora rifiutato, anche se sono stata accettata dall’Università e non capisco perché”.

Uno studente protesta davanti all’ambasciata italiana a Tunisi

Asma, 21 anni, laureata in Economia, racconta: “Quest’anno ho deciso di imparare la lingua italiana e ho superato l’esame di lingua  con un buon voto. Ho preparato il mio dossier per richiedere il visto e ho preso un appuntamento e sono stata rifiutata. La mia esperienza è stata orribile. Sono entrata per prima per il colloquio all’ambasciata, salutando tutti, ma nessuno ha risposto. La responsabile ha cominciato a chiedermi a voce alta quale era la mia specializzazione alla maturità e poi alla mia risposta si è messa a ridere. Poi ha gridato quale fosse la logica tra la specialità studiata al diploma di maturità e quella che vorrei studiare ora, le ho risposto che quando ero più giovane volevo studiare nell’ambito della medicina. Di nuovo ha riso di me e non mi ha dato tempo per spiegare e poi mi ha mandato fuori. L’ambasciata non ha specificato quali fossero i requisiti. Avevo amici più grandi di me che hanno cambiato il corso di studi, e sono stati accettati, mentre io no, come mai? Quel trattamento mi ha talmente shockato a livello psicologico che sono stata in ospedale per quanto subito da quella donna. Faceva la prepotente con tutti, facendo anche domande personali inopportune”. 

Anche Yasser, 27 anni, laureato in Trasporto e commercio internazionale, riporta la sua grande delusione ed amarezza: “Dopo la laurea triennale, con grande entusiasmo ho deciso di continuare il mio percorso accademico e mi sono iscritto all’Università di Genova. Dopo aver superato il processo di ammissione con successo ed aver ottenuto una borsa di studio con alloggio universitario, mi sono presentato all’ambasciata italiana a Tunisi per richiedere il visto di studio. Sono stato sottoposto a un colloquio durante il quale ho dovuto affrontare domande inaspettate riguardo alla mia età. Ho ribadito con convinzione che l’età non dovrebbe essere un ostacolo per perseguire i propri sogni accademici, ma nonostante i miei sforzi nel dimostrare la mia dedizione nello studio, ho vissuto un trattamento ingiusto e discriminatorio. Purtroppo la mia domanda è stata rifiutata con argomentazioni che ritengo ingiustificate: la mia età e il fatto che il mio campo di studi scelto sia simile a quello già studiato in Tunisia, a cui si aggiunge una presunta mancanza di conoscenza della lingua italiana nonostante io abbia già ottenuto la certificazione di livello B2 (e durante la nostra intervista, il livello di italiano è davvero perfetto, ndr) e la certificazione Cisl. Chiedo il vostro supporto nel portare quanto successo all’attenzione dell’opinione pubblica. La mia storia non è solo personale, ma simboleggia le sfide che molti studenti possono affrontare nel perseguire opportunità di studio all’estero. Vorrei che la mia voce fosse ascoltata e si potesse far luce sulle ingiustizie presenti nel processo di rilascio del visto di studio”.

Di trattamenti poco corretti parla anche Ameni: “Mi hanno rifiutato il visto per motivi molto banali e soprattutto disumani. Ho fatto la richiesta di visto, mi hanno dato appuntamento per un colloquio all’ambasciata italiana il 5 settembre 2023, dove ho affrontato il colloquio con la responsabile con grande motivazione e presentandomi in modo rispettoso e professionale. Nonostante il comportamento scorretto della responsabile, ho iniziato il colloquio salutando e con un sorriso, mostrandomi motivata ad esporre le mie ragioni per studiare in Italia, all’Università di Firenze. Sono rimasta veramente sorpresa dalla mancanza di rispetto da parte della responsabile, si comportava in modo strano, sbatteva con rabbia i documenti degli studenti sul tavolo e faceva le domande con una voce molto molto bassa. 

Mi ha posto quattro o cinque domande, grazie a un altro signore italiano che mi ha ripetuto ciò che stava dicendo, poiché era davvero impossibile sentirla, ho risposto a tutte e sono sicura di non aver sbagliato né a livello di pronuncia né a livello di grammatica. Ma per l’ultima domanda, nemmeno il signore accanto a lei ha sentito ciò che aveva detto e allora mi ha sottoposto una prova scritta di 80 domande in 20 minuti. Ho fatto il test in corridoio, dove continuavano a passare i vari impiegati e c’erano anche due operai che saldavano il ferro della porta dell’ambasciata, che parlavano ad alta voce, c’era molto rumore. Le condizioni non erano certamente favorevoli per concentrarsi, ma nonostante ciò ho ottenuto 44/80. Era una prova scritta inaspettata, ero la prima persona a farla. Malgrado tutto mi hanno rifiutato il visto con motivazione che il livello della lingua non sufficiente e hanno scritto che ho avuto solo 33/80 e che ho richiesto un secondo colloquio, ma ciò non è vero. Ho già la certificazione Plida B2 con voto 27/30 nel parlare e nello scritto. Ho superato anche il test on line di lingua italiana presso l’Università degli studi di Firenze. Per me il rifiuto è stato inaspettato: ero sicura che avrei ottenuto il visto e sarei andata a studiare radiologia in Italia. Sono sicura delle mie capacità linguistiche. 

Ci sono stati anche altri casi in cui l’ambasciata rilascia già il visto sul sito e quando lo studente va a ritirare il suo passaporto si trova invece un rifiuto: come mai? Non è normale così. Altre persone si sono viste rifiutate con motivi d’età; ma non c’è nessuna legge che dice che a una determinata età non si debba più studiare; altri per incoerenza e altri per coerenza con il proprio percorso di studi, due motivazioni opposte, quindi cosa dobbiamo fare: studiare nello stesso campo o cambiarlo? Questa responsabile ha detto a uno studente che ha il naso di Pinocchio, ma uno studente tunisino che ha fatto richiesta di visto per studiare in Italia vuole studiare, non vuole un’altra cosa. Non ci si comporta così. Voglio aggiungere che quest’anno è la prima volta che si fa un colloquio del genere. Personalmente credo che dovrebbero fare delle domande logiche: perché vai a studiare in questo campo, perché hai scelto questa città, che ne pensi dell’Italia? Solo domande professionali e non personali, come è avvenuto; mi hanno chiesto ad esempio se dopo i miei studi avessi intenzione di intraprendere una relazione con un uomo italiano e rimanere in Italia, ad altri cosa ne pensi di ciò che succede tra Israele e Palestina? Ho risposto che il mio obiettivo è studiare e raggiungere il mio sogno di bambina, di studiare radiologia. Non si fa così”.

Hanen, che si era prescritta all’Università a Roma, racconta: “La durata del colloquio è stata di pochi minuti, la responsabile mi ha domandato l’anno e la specializzazione della maturità, cosa ho fatto dopo quest’ultima, ho risposto alle domande e ne sono rimasta sorpresa perché mi ha dato della bugiarda, più volte, ma avevo inserito nel dossier tutti i documenti che provano il mio percorso accademico e professionale. Non mi ha dato nemmeno il tempo di capire il motivo della causa della sua reazione: è stata come una violenza verbale. Purtroppo poi il mio visto di studio è stato rifiutato”. 

Un invito a chi si è visto negare il visto, a contattarci e a raccontarci la sua esperienza scrivendo a : redazione@laltratunisia.it. Non siete soli, fate sentire la vostra voce. Noi raccoglieremo le vostre testimonianze e cercheremo di tenere alta l’attenzione su questa tematica.

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