Pubblichiamo un breve racconto di Andrea Negri
La pioggia le bagna il velo sottile che le copre il capo e le scarpe, (un tempo gloriose, di marca, da ginnastica), ormai zuppe come i piedi. Finalmente le sue mail hanno avuto una risposta e, dopo aver superato complicati sbarramenti è seduta davanti al suo interlocutore, al calduccio della Sua Ambasciata. Vuole rimpatriare, tornare al paesello nelle Valli Bergamasche da dove è partita, quasi nove mesi fa. Ma non si può. Il passaporto, scaduto da ormai tre mesi, in ogni caso deve pagare una multa per i sei mesi che si è trattenuta oltre i tre canonici consentiti. Deve pagare una bella somma, oltre naturalmente al biglietto per il viaggio. Ma questi soldi non li ha. Non conosce nessuno che potrebbe anticiparglieli. Fine del colloquio.
Si ritrova fuori, lungo l’interminabile viale, l’unica persona che le viene in mente è la mamma che l’aveva dissuasa in tutti i modi dal partire, ma l’orgoglio è difficile da soffocare. Si, era stato un colpo di testa seguire il bel giovanotto che le parlava del deserto, dei datteri dolcissimi, della casa dove avrebbero abitato. Si sarebbero sposati dopo qualche mese, il tempo di organizzarsi. Il tempo passava ma la situazione restava immutabile, come senza sbocchi. Lui fuori in cerca di un lavoro che non si trovava, lei in casa con la futura suocera e le sorelle del suo amore. Dopo le prime schermaglie fra donne fu chiaro che non era la benvenuta. La sera poi, era sempre una discussione con il suo ragazzo, sempre più taciturno e distante, arrivò anche a metterle le mani addosso.
La madre, per il suo ragazzo finalmente tornato dall’Europa, aveva i suoi progetti e non ne faceva mistero. Doveva sposarsi con una ragazza molto più giovane di lui, che viveva due isolati più in là. Di buona famiglia, portava in dote un grande oliveto appena fuori città. La situazione non le fu chiara subito in tutta la sua amara verità, ma la sera che la presunta suocera calò la mano sulla testa del fidanzato urlando parole incomprensibili, le fu improvvisamente tutto evidente. Il suo ragazzo, il suo fidanzato, quello che lei aveva fiduciosamente seguito credendo sarebbe diventato suo marito, era da tempo già promesso, la madre era in parola con la sua famiglia. E certo quella ragazzetta che la guardava con aria di sufficienza quando si incontravano dal verduraio, c’entrava qualcosa! Doveva andarsene, scoprì che era stata già fissata la data delle nozze, e non erano le sue! Non ci fu nemmeno bisogno di un chiarimento. Le fu detto solo che non era più possibile tenerla in casa.
Seppur ferita nel profondo, decise che non sarebbe tornata a casa dal padre, maresciallo dell’Arma, che la aveva sempre messa in guardia sui modi gentili del suo ragazzo. Un falso – diceva – e forse anche un bugiardo! Né voleva tornare da sua madre, una Pia Donna che vedeva pericoli ed ostacoli ovunque. In quella situazione però non poteva rimanere. Anche se straniera, non godeva più di nessuna protezione. Una vecchia sola le diede un giaciglio per la notte e del cous cous, quando c’era. La pioggerellina aveva lasciato il posto al sole, non ha più voglia di ricordi tristi. Su di una panchina è seduto un anziano, sicuramente uno straniero, sia per i vestiti che indossa che per il cagnolino con cui gioca. I loro sguardi si incontrano e si riconoscono. Ha fame? Si ne ha, non mangia dalla sera prima. L’uomo ha almeno il doppio dei suoi anni, la barba trasandata, il collo della camicia denuncia l’uso da più giorni, eppure risponde con arguzia alla storia strappalacrime mentre lei addenta il panino.
Piano piano lei comincia a sorridere, non brutta, anzi quasi carina, pensa lui. No, non sa dove andare e tutti i suoi bagagli sono in una busta di plastica. Tutto considerato, sì, poteva ospitarla, il cane sembra d’accordo – disse. Le aveva riservato la sua stanza. Lui in soggiorno, poteva dormire sul divano. Iniziarono una strana convivenza, loro due ed il cane. Per lui, da tempo abituato a sopravvivere con il solo punto fermo dell’amico a quattro zampe, era sempre una nuova sorpresa tornare a casa, a quella che era la sua tana, e trovare tutto in ordine, pulito, lavato e con un profumo di incenso che impregnava anche i vestiti piegati nell’armadio. Ci volle oltre un mese per avere il passaporto, ma il tempo era volato. Lui, rispettoso e di poche parole, trovava piacere a tornare a casa, al profumo del minestrone caldo la sera. Lei ogni giorno sembrava più bella ed inarrivabile. Il giorno di comprare il biglietto era infine arrivato. Al bancone dell’Agenzia, guardandolo negli occhi, come nessuna donna lo aveva mai guardato, lei bisbiglia: voglio restare con te! Davanti ad una commessa allibita si baciano per la prima volta. Anche questo è un buon inizio di Anno!
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