« Il mio migliore amico è fascista » : la graphic novel di Takoua Ben Mohamed per andare oltre i pregiudizi
L'ultimo libro di Takoua Ben Mohamed, graphic journalist italo – tunisina, racconta il suo primo anno di scuola superiore, dove si ritrova con un compagno di banco fascista. Non è solo un racconto autobiografico, ma un invito, soprattutto ai più giovani, ad andare oltre pregiudizi e stereotipi imparando a conoscersi.
Settembre 2005: in una scuola superiore della periferia romana Takoua, di origine tunisine, si ritrova come compagno di banco Marco, che si dichiara fascista. I due ragazzi abitano nello stesso quartiere, ma non si sopportano, al punto che dividono il banco in due con un pennarello per evitare qualsiasi tipo di contatto. Si apre così l’ultimo libro della graphic journalist italo – tunisina Takoua Ben Mohamed, « Il mio miglior amico è fascista », dal titolo provocatorio, una graphic novel che racchiude non solo un episodio autobiografico della vita dell’autrice – Marco esiste davvero, anche se ha un altro nome -, ma diverse tematiche, affrontate con il suo solito stile ironico e scanzonato ma profondo.
Marco compare all’inizio del libro e poi alla fine, in un intero capitolo : nel mezzo la quotidianità di un’adolescente di origine straniera che deve fare i conti con un Paese e una società che la definisce una « migrante », ai pregiudizi non solo di sconosciuti, ma anche dei professori che non la chiamano per nome e cognome ma solo « Ben », e che le dicono che sarebbe meglio frequentare una scuola professionale o iscriversi « a un corso di sartoria come fanno tutte le donne al tuo Paese ».
Takoua, sempre con la leggerezza che la contraddistingue, affronta temi in cui le seconde generazioni possono rispecchiarsi, ma non solo , anche situazioni in cui qualsiasi adolescente può ritrovarsi : dal bullismo, all’identità, ai pregiudizi, all’importanza dell’amicizia e della famiglia. Racconta la sua scelta di mettere il velo , a soli otto anni, nonostante la famiglia fosse contraria (un atto di ribellione che nel tempo diverrà una scelta più consapevole), la diffidenza improvvisa dopo l’attentato dell’11 settembre, con i bambini che al parco la evitano, la crisi di identità dovuta al fatto di essere in bilico tra due società, ognuna delle quali la vuole diversa da come è davvero (per la comunità musulmana non è abbastanza musulmana, ma una ribelle senza speranza), le difficoltà a scuola, dove i voti, tranne in due materie, sono molto bassi e « alcuni professori mi trattano come se fossi senza speranza, una che non combinerà mai nulla nella vita, che non ha nessuna prospettiva davanti a sé », ma anche i sogni nel cassetto e le amicizie.
«Sembra quasi che per accontentare tutti debba dividermi in due : essere una persona a scuola, e un’altra in mezzo alla comunità. E’ come se mi venisse chiesto di cambiare il moi modo di vestire in base al luogo in cui mi trovo, di comportarmi e parlare in maniera completamente diversa a seconda della persona che ho di fronte. E non mi piace ».
Ci sono anche diverse « pillole », pagine in cui in breve si affrontano tematiche di attualità tra cui fascismo, nazismo, femminismo, cyberbullismo, terrorismo, consigli sul « cosa fare da grandi » ?
Dopo un brutto episodio in cui un uomo, sull’autobus, la importuna pesantemente, insinuando che nello zaino abbia una bomba, con un tono sempre più aggressivo e avvcinandosi sempre più a lei, Takoua ha paura a tornare a casa da sola. E, soprendentemente, sarà proprio Marco che, saputo di questo episodio, la accompagnerà, giorno dopo giorno, lungo questo tragitto : iniziano a parlare in modo civile e Takoua capisce che il problema non era solo Marco, ma anche lei stessa, che stare fermi sulle proprie posizioni non porta da nessuna parte e che
« scambiarsi opinioni con persone che la pensano diversamente da noi significa mettere in discussione la propria, significa essere consapevoli di non stare né dalla parte del giusto e nemmeno del torto. Perchè ogni opinione ha lo stesso valore. E attraverso lo sguardo dell’altro, di chi mette in discussione tutto ciò che io rappresento, conosco meglio anche me stessa ».
Nasce così una bella amicizia.
E’ anche un libro che parla di riscatto e di speranza : perchè questa adolescente, nonostante ciò che ha passato, non si è data mai per vinta ed è riuscita a trasformare la sua passione in un lavoro, unendo il disegno al suo interesse per la difesa dei diritti umani. Una storia che può essere di ispirazione ai giovani d’oggi.
« Imparate a dire no alle cose che non vi stanno bene. Imparate ad esprimere la vostra opinione, sempre, anche se vi porta contro corrente, anche se agli altri può non piacere. Nessuno può dirvi cosa fare, o cos’è meglio per voi, se non voi stessi. Nessuno sa cosa siete capaci di fare, se non voi stessi. Nessuno dovrebbe sottovalutarvi, e non dovreste farlo nemmeno voi ».
Un libro consigliato ai ragazzi dalle scuole medie in poi: affinché possano (ri)trovare la fiducia in se stessi, capire l’importanza di essere autentici e soprattutto di riuscire ad andare oltre le apparenze. D’altra parte è l’augurio che l’autrice fa ai lettori nelle prime pagine : « Spero che quando avrai finito l’ultima pagina, guarderai il tuo compagno di banco (chiunque sia) con occhi diversi ».
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