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“La vie en Sauce” di Héla Msellati: un racconto che unisce le generazioni

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Il 1° maggio 2025, al Parco delle Esposizioni del Kram, in occasione della 39ª edizione della Fiera Internazionale del Libro di Tunisi, l’autrice tunisina Héla Msellati ha presentato al pubblico il suo nuovo libro “La vie en Sauce”, edito da Hkeyet Édition, con dedica. Il volume, composto da 207 pagine, si distingue anche per la sua copertina, impreziosita da un dipinto realizzato dalla stessa autrice, intitolato “Nature morte”.

Racconto culinario, autentica miniera d’oro del nostro patrimonio botanico, romanzo feel-good per eccellenza in questi tempi oscuri. “La vie en sauce” è il primo volume di un ciclo narrativo in cui Douja, incarnazione della donna tunisina intrisa di cultura gastronomica e follemente innamorata della cucina, trasmette i suoi ricordi e il suo sapere con uno spirito di condivisione transgenerazionale, dove l’umorismo si intreccia con un patriottismo tenero e discreto.

In questo primo episodio della serie, Douja accoglie nella sua piccola casa la pronipote Torkia appena sbarcata, nel cuore di quello che fu il più grande social network ante litteram di tutta la Tunisia: La Goulette. Italiani in vacanza, maltesi di passaggio, e tunisini che ritornano alla sorgente si incroceranno tra i suoi vicoli. Il resto è questione di estro, di mano… per il piacere delle nostre papille – anche intellettuali.

Héla Msellati a destra

Piatti tipici tunisini: origini e storie

Nel libro, Douja mostra a sua nipote Torkia diverse ricette di piatti tradizionali tunisini e le relative preparazioni, elencando anche gli ingredienti. Tra questi, la bsissa, parte di una tradizione che Torkia non conosce. La bsissa: un’antica tradizione nutritiva tunisina, è molto più di un semplice alimento: è un vero e proprio patrimonio gastronomico e culturale che affonda le sue radici nei secoli. Le prime tracce di questa preparazione risalirebbero addirittura all’epoca romana, testimoniando la profondità storica della cucina tradizionale tunisina.

Nelle campagne della Tunisia, la bsissa rappresentava la colazione tipica dei contadini. Era il pasto energetico per eccellenza, pensato per chi doveva affrontare dure giornate di lavoro nei campi. Si tratta di una farina d’orzo tostata, arricchita con un mix di spezie, erbe aromatiche e legumi, a cui talvolta si aggiungono frutta secca e zucchero al momento del consumo. La Bsissa si consuma in due varianti, a seconda della stagione e dell’occasione. In estate, per combattere la sete durante le grandi ondate di caldo, si prepara in forma liquida, mescolandola semplicemente con acqua. In inverno o come pasto più sostanzioso, si consuma in forma solida, amalgamata con olio d’oliva e un po’ d’acqua fino a ottenere una pasta consistente.

Un aspetto curioso e affascinante della Bsissa riguarda il suo ruolo nei riti matrimoniali: in passato, le future spose venivano nutrite con questo alimento altamente calorico per far loro acquisire rotondità considerate ideali secondo i canoni di bellezza dell’epoca.

La bsissa, generalmente non manca sulla tavoòa dei tunisini durante Ramadan – photo credits Stefany Safiyya Borile

Le tavole goulettoise si tingono dei colori delle loro insalate tipiche: Ommek Houria, una purea di carote dal gusto speziato, l’immancabile insalata tunisina, la méchouia a base di verdure grigliate o ancora l’insalata di patate. Non mancano piatti di piccola frittura – spesso triglie intere, croccanti e dorate – né qualche fetta di tajine, servita con semplicità e gusto. Come sottolinea l’autrice, ogni piatto riflette un’intera filosofia di vita: «Alla Goulette si gusta con gli occhi tutta l’arte di vivere goulettoise.»

Douja, fermamente decisa a spalancare la mente di Torkia alla ricchezza culinaria della sua terra d’origine, la trascina per un braccio lungo l’avenue mitica. Avvezza al cibo da strada e ai piatti precotti, l’adolescente si lascia sorprendere, incuriosita e insieme smarrita, da quel tumulto di sapori e profumi… I ristoranti di mare, invece, si allineano sul litorale: dietro le ampie vetrate, i tavoli si affacciano sul Mediterraneo scintillante. Tra famiglie e coppie mescolate, i commensali condividono piatti generosi, ridono di gusto e assaporano ogni boccone con gioiosa voracità.

Nel suo libro, l’autrice Msellati racconta come la cucina tunisina sia stata arricchita da diverse influenze, come quelle ebraiche, italiane e maltesi. In particolare, dedica attenzione ai fricassés e ai briks, due piatti simbolo di questa fusione di culture. Scrive: “I clienti, spesso in piedi, consumano il pasto in fretta, asciugandosi le mani unte d’olio con della carta. Douja spiega che, in questo baluardo della cucina ebraica, il brik preparato con pasta malsouka è il più richiesto, seguito da fricassés e altri snack tipici tunisini.

La chiesa di Saint-Augustin et Saint-Fidèle a la Goulette – photo credits Giada Frana, 2019

I maltesi di Tunisi

Douja conosce Pierre, il maltese di Bab El-Khadra venuto da Malta, suo bisnonno si era stabilito nel XX secolo a Tunisi, la città e le sue ricchezze architettoniche, vestigia dei costruttori che erano i suoi avi, motivando in qualche modo il suo nome di Pierre. I vecchi edifici lo appassionavano quasi quanto la cucina, perché era un gran goloso. Questo non dispiaceva a Douja, che si precipitava a servirgli da bere la famosa rouzata che la prozia Angela gli preparava da bambino.

La vicinanza agli italiani nella cucina tunisina

Msellati mette in luce i legami profondi tra italiani e tunisini attraverso piccoli gesti quotidiani. La protagonista, Douja, vive accanto a una famiglia italiana, Marco e Cinzia, con i loro figli. In un gesto di cordialità e apertura, li invita a cena a casa sua, creando un momento di condivisione in cui la cucina diventa ponte tra culture. Douja è tutta intenta nella preparazione dei maccheroni, un classico della cucina italiana arricchito da profumi squisitamente tunisini. Le è caro quel termine ‘ragazzi’, che la sua amata nonna, ormai scomparsa, usava spesso. Nel libro di Msellati non mancano i riferimenti agli scambi culturali tra la Tunisia, Napoli e la Sicilia. Viene anche citata la famosissima bevanda, il Limoncello. L’autrice scrive:

La dolce vita! esclamò Cinzia posando il vassoio mentre Marco brandiva la sua bottiglia di limoncello. Presentò con orgoglio il suo liquore italiano, simbolo della costiera amalfitana dove era nato, nella regione di Napoli…

“L’estate in bottiglia”, disse Douja ringraziandolo, e Hamouda, incuriosito, aggiunse: “Forse potremmo provare una versione tunisina… con limoni del Cap Bon e un tocco di fiori d’arancio?” Questo piacque molto a Hanifa che propose di chiamarlo “Nabeulcello”.

Questo libro potrebbe essere un buon riferimento per i curiosi e gli amanti dell’arte culinaria, nonché della storia della cucina tunisina, influenzata da diverse culture. Un aspetto importante è il legame stretto tra passato e attualità, evidenziato anche dal riferimento all’uso dei social network come Instagram. Torkia ha creato e dedicato pagine in cui pubblica video e foto di Douja mentre prepara i celebri piatti tunisini, con l’obiettivo di far conoscere a tutti il ricco patrimonio culinario e le specialità tipiche della Tunisia.

L’autrice Héla Msellati è conosciuta per il suo canale YouTube «Men hadra el hadra». È anche produttrice di cronache radiofoniche trasmesse da Radio Tunis Chaîne Internationale (RTCI), emittente con cui collabora da diversi anni. Il libro “La vie en Sauce” è disponibile nelle librerie Clairefontaine.

© Riproduzione riservata


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