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Linguaggio sessuato ed emancipazione femminile dalle due sponde del Mediterraneo

Pubblichiamo la testimonianza del nostro lettore – e sostenitore – Nabil Labidi, che ringraziamo per averci fatto scoprire questa poetessa tunisina

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Pubblichiamo la testimonianza del nostro lettore – e sostenitore – Nabil Labidi, che ringraziamo per averci fatto scoprire questa poetessa tunisina

Mi ricordo che un giorno ci fu, a Padova, questa scena assai particolare: un giovane tunisino, di quelli arrivati dopo la rivoluzione, stava comodo seduto su una panchina assieme ad altri harraga, in piazza Cavour, una centralissima piazza della città. Ammiccava alle studentesse che sfilavano a quell’ora di punta in quella zona pedonale non lontana dal palazzo del comune e del palazzo del rettorato. Ce n’era una che non ha sopportato le sue molestie verbali, il tipo di molestie che lui molto probabilmente faceva tranquillamente in Tunisia per affermare davanti ai suoi coetanei la sua mascolinità e virilità. Ebbene la ragazza si è staccata dal suo gruppetto e si è recata proprio davanti a lui urlandogli addosso “che c….o vuoi”. Lui è rimasto impietrito e impallidito come un fantasma. Fu credo il suo primo contatto con una realtà con la quale tanti maschi della sponda Sud del Mediterraneo dovrebbero invece saper fare i conti e dover integrare nella propria cultura : la necessità di considerare la donna, un vis-à-vis, alla pari anche sul campo dell’Eros e della sessualità, soggetto e non oggetto di desiderio e di possesso!

Nella foto qui sotto, Wafa Bouattour, una donna tunisina che scrive poesie erotiche provocatorie ma non volgari per sfidare la società araba musulmana patriarcale e maschilista. Usa tutte le digressioni possibili ed immaginabili attorno al seno femminile per rinfacciare ai maschi le loro ossessioni e le fantasie suscitate dai corpi femminili. Secondo me è una forma di trasgressione letteraria tramite la quale questa poetessa rivendica a nome delle donne tunisine e arabe in generale il diritto di appropriarsi del proprio corpo.

Wafa Bouattour, poetessa tunisina

Ci sarebbe inoltre da ricordare che una vera emancipazione femminile non ci potrà mai essere se in una società tradizionalista e conservatrice come quella tunisina, si continua a sbandierare il corpo femminile, nelle giostre di chi ha l’onore più immacolato e si continua a rifiutare l’idea che la donna possa liberamente disporre del proprio corpo! C’è ovviamente tanto da fare e il cammino è ancora lungo.

Questa poetessa non è la prima e non sarà l’ultima a tentare di spodestare il maschio arabo musulmano dal suo piedistallo fallico di detentore esclusivo del “bottone nucleare” della “force de frappe” del linguaggio sessuato comunemente diffuso nella nostra area mediterranea. Aggiungerei che sarebbe interessante per gli italiani conoscere queste autrici di questo nuovo trend letterario trasgressivo, perché tra Italia e Tunisia abbiamo un ricchissimo e molto folto repertorio del linguaggio sessuato in comune.

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1 Commento
  1. Nabil Labidi dice

    Replica ai detrattori della poetessa trasgressiva erotica tunisina:
    **********************************************

    Posso capire le argomentazioni di chi potrebbe ritenersi offeso da questo modo di rivendicare il diritto di riappropriarsi il proprio corpo, tramite una trasgressione inconsueta ed inusuale nella nostra tradizione arabo musulmana.
    Questa autrice ha partecipato all’ultima fiera del libro di Tunisi con una raccolta di poemi scritti in una perfetta lingua araba che è di grande spessore letterario a prescindere del significato erotico.
    Poi vedo che nei commenti si fa accenno al velo islamico di Wafa Bouattour, infatti, è musulmana praticante e quindi coperta col velo hijab
    Poi è pure sposata e sia il suo marito che il suo papà la stanno sostenendo contro lo tsunami di proteste che ha sollevato questa sua scelta letteraria del tutto nuova dalle nostre parti in Tunisia.
    Direi che aldilà dei giudizi etici moralisti, c’è da considerare seriamente l’argomento, nel senso, che si dà il caso, che siamo cresciuti in una società patriarcale maschilista in cui il dialetto è farcito di ogni tipo di volgarità sessista che manipola a piacimento sulla lingua dei maschi il corpo femminile sotto ogni sfumatura e piega anatomica.
    Non c’è alcuna obbiezione morale opposta dal “decalogo” comunemente accettato dalla nostra società tradizionale contro una violenza verbale sessista che usa in modo sproporzionato gli attributi femminili sulle lingue dei nostri giovani e meno giovani che siano in Tunisia o qua in Italia.
    Se si cammina per strada a Padova, e si sentono parolacce in dialetto tunisino, con parole che iniziano con la “Z” si sa che riguardano o l’organo virile maschile o la vagina.
    E ovviamente, la donna è tirata in ballo da oggetto, complemento di oggetto, spesso si tratta di insulti che martirizzano il corpo della mamma o la sorella di chi si vuole intimidire.
    Vuol dire che sono ben accetti queste volgarità pur di esprimere un monopolio maschile della violenza verbale sessuata.
    Mentre una donna letterata che fa uso di un linguaggio letterario altamente spiccato, senza minimamente cedere alla volgarità o allo stesso livello di violenza sessista maschilista, viene messa alla gogna mediatica da un pubblico che non ha neanche letto il suo libro e che in maggioranza non potrà capire il linguaggio che usa questa poetessa perché altamente forbito!
    Un pubblico che ha quindi fretta di scatenare una ondata lapidaria mai vista di odio e di pregiudizi contro questa poetessa trasgressiva e di mandarla al rogo del vilipendio solo perché è donna!
    Una donna che deve soltanto chinarsi, senza alcun diritto di parlare provocatoriamente di un seno, il proprio seno, infinitamente palpeggiato e abusato, invece, da chi padroneggia sul piedestallo del monopolio della volgarità e la violenza sessuale e sessista nelle società patriarcali maschiliste e tradizionaliste, che sia da una sponda come dall’altra del mare Mediterraneo!

    Solo perché è donna?

    Certo che ognuno di noi è libero di apprezzare o meno, ma non credo sia giusto negare a una donna araba o una donna in generale, il ricorso al linguaggio e la letteratura erotica e provocatoria, solo perché è una donna o perché offenderebbe il “buon costume” e le usanze!

    Se il maschio ha abusato e abusa del corpo femminile pure maltrattandolo nel linguaggio, trovo personalmente giusto che sia una donna a rinfacciargli questo maltrattamento e questo abuso, e non mancano le esperienze femminili nel mondo arabo che hanno intrapreso questo tipo di militanza femminista, ne cito una, in particolare, la poetessa Joumana Haddad.
    Ma è la prima volta che scende in campo una donna tunisina musulmana.
    Benvengano quindi anche queste esperienze letterarie nel nostro paese e che se c’è da giudicarle che siano giudizi letterari e non moralisti a valutarne lo spessore ed il valore.
    Per la morale credo sia oramai già tardi!
    Avremmo già dovuto da tempo, alzare gli scudi, per difendere la suddetta moralità, contro un dilagare di oscenità in Tunisia!
    Una oscenità, tra l’altro, inaudita in qualsiasi altro paese arabo musulmano!

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