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Tunisia, Unhcr si appella al dialogo con i rifugiati in sit-in dal 15 aprile

Dal 15 aprile, 150 rifugiati stanno protestando a Tunisi, davanti alla sede dell'Unhcr, per chiedere di essere reinsediati in un Paese terzo. Ma quest'opzione non può essere attuata. Il comunicato dell'Agenzia dell'Onu per i rifugiati

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COMUNICATO STAMPA – Tunisi

L’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, nei giorni scorsi ha chiesto di poter dialogare con il gruppo di 150 manifestanti che ha iniziato una campagna fuori dai suoi uffici di Tunisi il 15 aprile 2022. Il gruppo, che si compone di 132 uomini, 10 donne e 8 bambini, ha chiesto l’evacuazione umanitaria e il reinsediamento al di fuori della Tunisia.

Sin dall’inizio delle proteste – dapprima di fronte all’ufficio Unhcr a Zarzis e ora di fronte all’ufficio dell’Unhcr a Tunisi – l’Unhcr ha continuato i suoi sforzi per coinvolgere i manifestanti con l’obiettivo di trovare delle soluzioni pacifiche e offrire un supporto pratico.

Nonostante comprendiamo le difficoltà che diversi manifestanti devono affrontare, siamo dispiaciuti che tutte le nostre offerte siano state rigettate. Sfortunatamente, l’opzione del reinsediamento rimane estremamente limitata, dovuta al numero di posti assegnati dai Paesi per il reinsediamento e sono solo disponibili per i rifugiati più vulnerabili.

Nel 2021, 76 rifugiati sono partiti dalla Tunisia per essere reinsediati in un Paese terzo. Nessuna nazionalità ha priorità sulle altre, l’idoneità al reinsediamento è determinata sulla base di un approccio non discriminatorio che valuta la vulnerabilità e i rischi di protezione dei singoli casi. Le decisioni per il reinsediamento sono fatte dai Paesi terzi coinvolti. Meno di 1% dei rifugiati in tutto il mondo, viene reinsediato ogni anno.

Unhcr rimane pronto a continuare questo dialogo con il gruppo di manifestanti per assicurare una risoluzione pacifica e per offrire il suo supporto, basato sui bisogni di protezione, criteri di vulnerabilità e protezione internazionale.

Un rifugiato di Coucha chiede il reinsediamento in un Paese terzo durante il Wordl Social Forum di Tunisi, marzo 2015, photo credits Giada Frana

Unhcr vuole altresì chiarire che i meccanismi di evacuazione umanitaria sono stati eccezionalmente messi in atto in Libia a causa del deterioramente della situazione di sicurezza nel Paese. Il programma di evacuazione umanitaria è un’ultima risorsa che normalmente viene attuata in estreme situazioni, dove i rifugiati e i richiedenti asilo si trovano di fronte a gravi violazioni dei loro Diritti Umani e dove la fornitura di assistenza e protezione è impossibile. Questo non è il caso della Tunisia, che ha aderito alla Convenzione dei Rifugiati del 1951, e dove i diritti basici dei rifugiati sono rispettati, hanno accesso ai servizi essenziali, e dove generalmente non rischiano detenzione arbitraria, trattamenti disumani o respingimenti forzati.

Unhcr lavora con i suoi partner umanitari per provvedere all’assistenza, includendo abitazione, educazione, lavoro e salute. Una carenza di fondi ci ha obbligato a ridimensionare alcuni programmi, incluso il nostro programma di assistenza in denaro, rivolto ai più vulnerabili tra i rifugiati. Unhcr è consapevole dell’impatto di questi tagli e continuerà a provvedere a fornire consulenze individuali alle persone coinvolte.

L’Unhcr vuole inoltre chiarire che, contrariamente a quanto riportato da qualcuno, non ha intenzione di chiudere i suoi centri in Tunisia. Nel 2021 fu chiesto di chiudere un centro per questioni operative, ma l’Unhcr ha ancora tre centri operativi, con una capacità totale di 400 posti. L’uncr continuerà a fornire alloggio alle persone vulnerabili, incluse coloro salvate in mare, per un periodo limitato.

L’Unhcr supporta pienamente il diritto dei rifugiati e dei richiedenti asilo di manifestare in modo pacifico e rispettando la legge nazionale e si impegna a supportare tutti i rifugiati e i richiedenti asilo in Tunisia, inclusi coloro che manifestano.

L’Unhcr esorta alla moderazione per una risoluzione pacifica di questa situazione difficile. Siamo pronti a collaborare con le autorità, i partner, i rifugiati e tutte le parti coinvolte per trovare soluzioni alternative e adatte per andare incontro allerichieste dei manifestanti e prevenire la violenza o i danni contro chiunque, incluso staff, manifestanti o altre persone.

Traduzione dall’inglese di Giada Frana

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