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Tunisia: viaggio a Tabarka e Aïn Draham

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Tanti anni fa, durante un’estate torrida, sono andata a fare due immersioni a Tabarka e a Raf Raf. Ricordavo dei bei posti e mi ero ripromessa di tornarci. Quale migliore occasione di un viaggio per festeggiare proprio il compleanno? Pronti via, prenoto e pochi giorni dopo parto con mia figlia per un fine settimana nel governatorato di Jendouba. Partiamo sabato mattina verso le 10.00, il viaggio dura poco più di tre ore da casa mia. Passato il caos di Tunisi la strada è davvero piacevole, a me piace molto guidare e non facciamo nessuna sosta, poco dopo le 13.00 siamo a Tabarka.

Il nostro Hotel si trova appena  sopra la città e il navigatore mi fa gli scherzi e giro attorno, un ragazzo mi fissa dal suo scooter e non si accorge che un camion sta girando senza fare attenzione e gli prende lo scooter in pieno. La scena è surreale, tra le parole più colorite del vocabolario tunisino riparto e trovo l’albergo. Appoggiamo i bagagli e andiamo all’esplorazione della cittadina. Abbiamo fame, cerchiamo un posto dove mangiare qualcosa, sul lungo mare i ristoranti e il luogo assomiglia tantissimo a Port El Kantaoui, con tanto di galeoni per i turisti. Proseguiamo e ci spostiamo dalla corniche e ci addentriamo in paese, notiamo tanti ristoranti con scritte italiane e anche diverse auto con targhe italiane. Alla fine ci fermiamo in un posto carino con una grande terrazza all’aperto e prendiamo due makloub e una bottiglia di acqua. Il pranzo è davvero ottimo ed il conto di soli 14 dinari. Ripartiamo alla scoperta della città, facciamo un giro al mercato e di nuovo sul lungomare dove hanno tutti gli stessi articoli di legno d’ulivo, però molto carini.

In Hotel hanno la piscina e mia figlia vorrebbe fare il bagno, mi fermo in un piccolo hanout dove mi chiede due dinari in più del prezzo del supermercato per uno shampoo. A due passi abbiamo visto un supermercato MG così entriamo a prendere ciò che ci serve e ci dirigiamo verso l’albergo. Il confine con Algeria si fa notare dai tanti prodotti Algerini venduti ad ogni angolo. Trovo caffè, zucchero e riso su degli scaffali di legno agli angoli delle strade.

Un galeone dei pirati a Tabarka – photo credits Kyra Ferrari

Sono le 15.45 e decidiamo di andare in piscina in albergo, cosi anche mia figlia si diverte un po’. Passiamo davanti ad un parco, la gente che è ferma ci guarda di sottecchi, sono abituati ai turisti, mi dico, sono sguardi strani. Per la prima volta non mi sento sicura da sola con mia figlia, sono contenta che la cena l’ho prenotata in albergo di modo da non dover uscire con il buio. Arriviamo in piscina, la vista è mozzafiato, in alto si vede il  Forte Genovese e sotto il mare. In piscina ci sono solo  tunisini, l’albergo dà la possibilità di fare l’entrata in piscina anche a chi non alloggia.

Ci sono due amici che bevono birra a bordo piscina, una coppietta che si bacia e una famiglia con la figlia già adulta e noi. Io seduta a guardare mia figlia che nuota, per me l’acqua è troppo fredda per entrare.

Il giorno dopo ho previsto una gita a Aïn Draham, la chiamano la piccola Svizzera, dista solo mezz’ora da Tabarka e ho sempre desiderato vederla. La mattina di buon’ora appena finito di fare colazione si parte, io sono emozionata, mi aspetto funghi e formaggi: avevo letto che si trovano. La strada è proprio una tipica strada di montagna, non proprio come in Svizzera, ma si sale parecchio, di tanto in tanto ci sono dei ragazzini che vendono qualcosa in un sacchetto e si lanciano in mezzo alla strada e urlano, passa veramente pochissima gente sulla strada. Pioviggina, la vista è surreale.

Arriviamo a destinazione. Mi servirebbe un caffè, in albergo era acqua colorata. Posteggio e cominciamo a visitare la piccola cittadina, ci sono tre strade, le percorriamo tutte in largo e lungo, guardiamo anche il mercato dell’usato e abbiamo finito il giro. Non so che fare, i caffè sono per gli uomini, lo sguardo non è amichevole e non oso entrare chiedendo caffè da asporto. Chiedendo qualche informazione le persone sono poco amichevoli e rispondono a monosillabi e mal volentieri.

Non sono a mio agio. Formaggi e funghi non ce ne sono, solo sacchetti di noci e piccoli negozi come si trovano nella mia città.

Decidiamo di ripartire, la strada è nell’entroterra, una distesa di nulla e prego che non ci succeda nulla con l’auto. Per chilometri non incontro nessuno se non campi senza nulla, incoltivati, senza case senza vita. Decido che l’entroterra avrà anche il suo fascino ma non fa per me, sarà stato il mio ultimo viaggio del genere. Avere tanta terra e non coltivare nulla, non mettere qualcosa per chi viaggia su quel tratto così lungo e noioso lo trovo un peccato. Sono considerazioni e gusti personali, ricordiamoci il rispetto delle idee di ognuno di noi, che possono essere differenti senza bisogno di offendere. Purtroppo siamo state sfortunate con una giornata piovosa, è comunque bello poter scoprire nuove zone della Tunisia, magari con una giornata di sole sarebbe stato possibile fare delle passeggiate organizzate e visitare di più la zona. 

© Riproduzione riservata

Uno scorcio del mare di Tabarka – photo credits Kyra Ferrari

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