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Claudia Celli Simi : « Per poter vedere con regolarità il mio compagno tunisino l’unica è sposarci »

Claudia Celli Simi, di Viterbo, dal 2019 ha una relazione con Slimen tunisino. Negli ultimi anni, a causa della pandemia, i viaggi per vederlo sono diminuiti. Inutili le richieste di visto e a vuoto anche il decreto flussi : per farlo venire in Italia regolarmente l'unico modo è il matrimonio. « Siamo innamorati, ma avremmo aspettato a fare questo passo. Ma questo sistema di mobilità non permette alternative »

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« Se l’Italia non accetta neanche una persona che avrebbe un luogo dove risiedere e un lavoro, ha fallito. Bisognerebbe rivedere tutta la politica dei visti e dei permessi di soggiorno : diversamente è quasi scontato che da alcune zone giungano solo irregolarmente. Se non c’è nessuna possibilità di entrare in Europa in maniera regolare, si ricorre ai sistemi irregolari. E così abbiamo perso tutti ». Claudia Celli Simi, 48 anni, di Viterbo, dal 2019 ha una relazione Slimen, tunisino. Vorrebbero stare insieme con regolarità, ma per lui – come per moltissimi tunisini – riuscire a venire in Italia in modo regolare è molto difficile : per un visto turistico bisogna avere un lavoro fisso con contributi regolarmente pagati – lavoro che lui ha perso a causa della pandemia – ; Claudia ha provato a fare domanda tramite il decreto flussi 2020, ma ad oggi nessuna risposta. E così l’unica soluzione possibile sembra essere il matrimonio : « Siamo innamorati, ma avremmo preferito entrambi aspettare a fare questo passo ».

I due fidanzati si sono conosciuti in Tunisia, a gennaio del 2019 quando lei, separata da due anni, decide di regalarsi un viaggio con i genitori e i figli e la destinazione ricade sul Paese nordafricano. A Tunisi conosce Slimen, che lavora in un parcheggio in centro, dove lei si reca per parcheggiare la macchina presa a noleggio. Tra una parola e l’altra, iniziano a scriversi su facebook : «Ci siamo incrociati in questo parcheggio, io non parlo francese, mentre lui parla l’italiano e ha attaccato bottone. Quando sono rientrata in Italia abbiamo cominciato a sentirci tutti i giorni e mi sono detta che mi piaceva, volevo buttarmi. E così per conoscerci meglio sono ritornata in Tunisia e abbiamo cominciato a frequentarci e ogni due o tre mesi ci vedevamo ».

Il marché central, il mercato centrale di Tunisi. Photo credits Claudia Celli Simi

La relazione prosegue bene, tanto che ad ottobre del 2019 Claudia torna in Tunisia con i genitori e i figli affinchè possano conoscerlo meglio. E’ l’ultima volta che riescono a vedersi in una condizione di normalità : con la pandemia, si rivedono solo ad agosto 2020 e poi nel 2021 dopo nove mesi a distanza. « Slimen ha vissuto a Brescia per sette anni, dal 2007 : qui abitano degli zii, era venuto con un contratto a chiamata. Poi per motivi personali è ritornato in Tunisia e ovviamente il suo permesso di soggiorno è scaduto. In Tunisia nel frattempo si è sposato e separato dopo poco tempo ». L’idea del matrimonio è maturata in questo ultimo periodo : « Non volevamo sposarci al’inizio : lui non vuole che la gente pensi che lo faccia solo per i documenti, ci sono ancora pregiudizi in questo senso. Io avrei voluto vedere prima come era vivere entrambi in Italia, perchè il contesto è diverso, e avendo dei figli volevo trovare un equilibrio. Ma le abbiamo provate tutte : il visto turistico ce lo hanno sconsigliato perché se non si ha un lavoro fisso, la richiesta viene rifutata e sarebbero solo stati soldi spesi inutilmente. Un anno fa ero talmente disperata che sono andata da un mio amico, che ha un’azienda agricola, chiedendogli se poteva assumerlo per farlo venire in Italia : lui ha bisogno di manodopera stagionale e si è fidato di me »

E’ l’ottobre del 2020 : Claudia partecipa al « click day » del decreto flussi 2020 per il lavoro stagionale, facendo richiesta affinché Slimen possa arrivare in Italia a febbraio del 2021. Ma tuttora nessuna risposta : « Si parla di lavoro stagionale, ma di quale stagione stiamo parlando ? Non si possono far arrivare le persone quando ormai la stagione è finita. Il mio amico aveva davvero bisogno di manodopera per la sua azienda. Inoltre ci sono delle quote : non sappiamo nemmeno se sia rientrato in esse o meno. Avrebbe un lavoro garantito, un alloggio, ma da quasi undici mesi stiamo aspettando che le cose si smuovano. E tra qualche mese ci sarà un nuovo decreto flussi. A questo punto ci siamo detti che se nemmeno con il decreto flussi era possibile farlo venire in Italia, l’unica via regolare rimasta è il matrimonio : continuare ad andare su e giù è complicato e costoso, se non avessi figli forse avremmo trovato un’altra soluzione, ma non ci sono alternative, ogni porta ci è stata chiusa »

Tramonto a Djerba. Photo credits Claudia Celli Simi

Nel frattempo Slimen, a causa della pandemia, ha perso il lavoro e cerca di arrangiarsi come può, adattandosi : « Non hanno più riaperto perché la via traversa all’avenue Bourguiba, dove si trova il parcheggio, è stata chiusa, ma il proprietario del parcheggio ha fatto causa, vincendola, e avrebbero dovuto riaprire nei mesi scorsi, tanto che Slimen e i suoi colleghi sono andati a risistemare e pulire il tutto, ma inutilmente. Lui ha lavorato anche in una fabbrica con un contratto da apprendista, prendeva 260 dinari al mese (79 euro) per otto ore al giorno, ha fatto l’imbianchino, si dà da fare come può. Si sente prigioniero a casa sua , è l’unico figlio maschio e deve provvedere alla madre e alle sorelle a volte mi dice che farebbe bene a fare come tutti, prendere una barca per venire in Italia. E’ separato da sei anni, sta chiedendo il divorzio : ha depositato la domanda a giugno, ma gli è stato detto che la prenderanno in carico da metà settembre. Abbiamo comunque sempre la speranza che nel frattempo qualcosa si smuova con il decreto flussi e possa venire in Italia in questo modo : anche se siamo innamorati preferiremmo che il matrimonio rimanga l’ultima soluzione ».

« All’inizio di questa relazione famigliari e amici erano un po’ preoccupati, si facevano tutti le solite domande, domande che anche io mi sono posta. Ma poi hanno visto che ero convinta, che la storia sta andando avanti, hanno capito dai miei racconti che è una persona seria e ormai tutti fanno il tifo per noi, sperano che possiamo ricongiungerci presto. Si è creata una forma di solidarietà incredibile. Ad ogni modo non immaginavo che per un cittadino tunisino potesse essere così difficile venire in Italia, finché non l’ho toccato con manoQuando Slimen viene con me non lo dice alla famiglia : sono molto tradizionali. Li ho conosciuti a dicembre 2019, ma ha detto che eravamo amici italiani passati a trovarlo. Lui dice che in fondo lo hanno capito, ma non lo ammettono pubblicamente. Finché non è divorziato, non se la sente di dire che ha un’altra relazione. In Tunisia abbiamo avuto problemi : una volta la polizia ci ha fermati e si è dovuto giustificare dicendo che ero solo un’amica. Un’altra volta mi hanno rubato il portafoglio e siamo andati alla stazione di polizia a denunciare il tutto : il capo della polizia gli ha fatto capire che aveva intuito che stavamo insieme e che per quella volta avrebbe chiuso un occhio. Abbiamo sempre avuto un po’ paura a farci trovare assieme ».

Spezie nella medina di Tunisi. Photo credits Claudia Celli Simi

« La Tunisia ad ogni modo mi ha colpito positivamente sin da subito tranne che per due cose : la sporcizia ovunque e il modo in cui guidano. Premetto che, anche se ci sono venuta una decina di volte, parlo da turista e non da residente. Quando Slimen ancora lavorava e stavo tutto il giorno da sola, mi sono girata Tunisi in lungo e in largo senza mai nessun problema. Ho anche frequentato spiagge non turistiche, dove l’unica straniera ero io e non ho mai avuto problemi, se non qualche tentativo di abbordaggio, ma non troppo molesto per fortuna. Trovo i tunisini molto cordiali, gentili, ospitali. Mi ha stupito il fatto che tra di loro se ne dicano di tutti i colori, sono loro stessi che non si fidano dei propri connazionali. Ho anche intuito che ci deve essere molta differenza tra la capitale e le città turistiche e piccoli centri tipo quello dove vive Slimen, come apertura mentale, usi e costumi, anche nel modo in cui si vestono le donne. I piccoli centri come quello dove vive lui non offrono assolutamente nulla, ci sono solo café per uomini, le donne si vedono a casa. Non esiste la possibilità di convivere senza essere sposati, molti a Tunisi invece lo fanno. Le donne lì non possono fumare o bere e difficilmente si vedono ragazze in top e pantaloncini. Insomma trovo che la Tunisia sia molto variegata, da molti punti di vista, sicuramente non un unico mondo come potrebbero pensare coloro che non sono mai stati qui » .

E conclude : « Come noi pensiamo subito che un tunisino se interessato a un’italiana possa essere solo per motivi utilitaristici, quindi soldi, matrimonio, cittadinanza, possibilità di espatrio, anche i tunisini hanno pregiudizi verso le donne italiane, soprattutto se non tanto giovani come la sottoscritta, ovvero che vadano in Tunisia per il turismo sessuale. Un fenomeno che purtroppo esiste : anche Slimen ha avuto delle richieste, e quindi si pensa che le donne italiane siano interessate agli uomini solo per sesso. Anche gli amici di Slimen all’inizio pensavano questo di me, ma dopo due anni e mezzo che siamo assieme si sono ricreduti ».

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