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Tunisia, prezzi fissati dal ministero dell’Agricoltura: cosa cambia?

Dall’8 marzo il ministero dell’Agricoltura ha fissato il prezzo di frutta e verdura. Ma i prezzi sono davvero rispettati? Che ne pensa il popolo tunisino di questa iniziativa?

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L’8 marzo è stata annunciata la modifica dei prezzi di alcuni generi ortofruttiferi e altre derrate alimentari dal ministero Agricolo. I prezzi a cartello andrebbero rispettati dal giorno seguente, invece ci saranno delle deroghe. La tabella riporta i prezzi all’ingrosso e al dettaglio, con un prezzo minimo ed un prezzo massimo. Le verdure menzionate sono 13 e la frutta 8, facendo un’analisi logica, non riesco a capire come sia maturata questa scelta.

Ma in sunto cosa cambia o per meglio dire cosa è cambiato? Per il momento,  hanno rivisto i prezzi verso l’alto (seguendo i prezzi minimi), per il resto hanno abbassato solo le mele a 4,5 dinari al kg al posto dei 6,5 al kg, ma hanno alzato i prezzi delle mele piccole e un po’ ammaccate che venivano vendute a circa  2 dinari al kg: ora questo prezzo non si vede più da nessuna parte, neppure sulle mele palesemente brutte. Le tanto discusse banane che hanno raggiunto il prezzo di ben 9 dinari al kg sono state fissate a 5 dinari al kg, ma qui hanno concesso la deroga ai commercianti di poter smaltire lo stock esistente.

Mercato di Hammamlif – photo credits Kyra Ferrari Fitouri

Sono andata al mercato giovedì e di nuovo sabato per vedere un po’ cosa cambiava concretamente per noi cittadini…. Giovedì ho trovato i prezzi  invariati, siccome era il giorno dopo il comunicato. Sabato invece, le bancarelle di frutta sono praticamente sparite: ne ho trovate 3 in tutto il mercato e i  banchi con le banane erano a 9 dinari al kg uno e 8 dinari al kg l’altro. Io mi ero immaginata banchetti di banane ovunque, con la svendita degli stock, invece il nulla e quando si chiede il prezzo hanno quella faccia da sfida che mi fa morir dal ridere.

Chiacchierando con le signore al mercato e facendo una piccola analisi dei prodotti proposti, sarà un piano che servirà a poco. Si prevedeva che sarebbe servito per contenere i prezzi per l’arrivo imminente di Ramadan, ma a conti fatti non è cosi. Faccio un piccolo esempio pratico di un bene che a Ramadan lievita di prezzo in modo assurdo: il prezzemolo. Il mazzo al mercato costa dai 400 millim fino ai 600 millim, a dipendenza della settimana. Durante Ramadan il prezzo si eleva fino a 1 dinaro al mazzo. Ora il governo fissa il prezzo al dettaglio a 810 millim (sia come minimo che come massimo). Direi che non è un aiuto concreto per il popolo.

La gente è scontenta, sui social si perdono i commenti di chi scrive che non interessano a nessuno le banane, ma di abbassare i beni come la carne rossa, bianca e il pesce, ormai diventati quasi proibitivi per i ceti bassi, oggi ancora di più. Prima almeno le sardine le comperavano tutti, adesso neppure quelle hanno mantenuto un prezzo abbordabile per tutti. Questo tentativo di abbassare alcuni prezzi, che alla fine non sono comunque convenienti per il consumatore al dettaglio, è un tentativo di tamponare una situazione critica e i numeri esorbitanti di sbarchi a Lampedusa ne sono una triste conseguenza.

La gente è preoccupata, l’arrivo  di Ramadan accentua ancora di più i sentimenti di privazione. Il mese Santo non è fatto di banchetti e questo è chiaro, ma la tradizione culinaria di questo periodo prevede determinati cibi in tavola e se cominciano a mancare anche queste cose semplici è veramente un brutto segno. Questo è il primo anno che nel quartiere dove vivo nessuno pittura, sistema, abbellisce casa prima di Ramadan e mancano solo 9 giorni, sono tutti segnali che fanno pensare.

Nonostante tutto cerchiamo di restare positivi e auguro un sereno mese Sacro a tutti gli amici musulmani che ci leggono!

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